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PRIMI BILANCI

Italiani in vacanza, un terzo della spesa media dedicato al cibo (più dei costi per l’alloggio)

L’indagine Coldiretti/Ixè conferma il turismo enogastronomico come protagonista della villeggiatura: il 39% ha svolto attività legate al wine & food
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Italiani in vacanza, un terzo della spesa media dedicato al cibo

Una spesa complessiva di 24,6 miliardi di euro da parte degli italiani per le vacanze 2025, con 38 milioni di cittadini che si sono concessi almeno un giorno di ferie tra mare, campagna e montagna. Lo sborso medio a persona è di 648 euro (seppur con sensibili differenze, con un 33% che ha speso meno di 500 euro, un 47% tra 500 e 1.000 euro, il 17% tra i 1.000 e i 2.000 euro e solo un 3% che ha superato questo limite), un terzo del quale è stato destinato al cibo - superando perfino i costi per l’alloggio - confermando così il wine e food come protagonisti assoluti della spesa turistica in Italia. A dirlo è il bilancio tracciato da Coldiretti/Ixè per il primo grande controesodo di agosto con il bollino rosso per il traffico sulle strade del rientro, da venerdì a lunedì.
Un’indagine che ha ribadito come il turismo enogastronomico, non solo rappresenti il principale canale di valorizzazione delle specialità locali, ma costituisce anche un motore di crescita per i territori: gran parte delle prospettive di sviluppo economico e occupazionale, spiega l’associazione degli imprenditori agricoli, passa infatti dalla capacità di mettere in risalto l’immenso patrimonio enogastronomico e culturale del Paese, grazie anche al ruolo essenziale recitato dagli oltre 26.000 agriturismi attivi nello Stivale. Non a caso il 2025 ha visto una netta crescita del fenomeno del turismo esperienziale con quasi quattro italiani su dieci (39%) che hanno preso parte ad attività come degustazioni, visite guidate a cantine, frantoi, caseifici o birrifici, corsi di cucina.
Tornando al report Coldiretti/Ixè, oltre un terzo dei viaggiatori (34%) si è limitato a un soggiorno breve, tra i 4 giorni e una settimana, mentre un altro 25% si è concesso una pausa più lunga, da una a due settimane. Il 13%, invece, si è limitato a un massimo di tre giorni, per una durata media complessiva che si è attestata sui 9,7 giorni, due giorni in meno rispetto a un decennio fa.

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