Superano ormai il 25% le aziende agrituristiche che praticano l’agricoltura biologica, in alcuni casi svolta secondo gli ancor più rigidi principi di rispetto dell’ambiente e dei cicli della natura propri dell’agricoltura biodinamica secondo le regole enunciate da Rudolf Steiner già negli anni Venti del secolo scorso.
Molte altre aziende agrituristiche hanno comunque avviato, nel quadro delle misure agroambientali dell’Unione Europea, programmi di agricoltura ecocompatibile, adottando soprattutto metodi di lotta biologica (i parassiti e i fitofagi sono contrastati da specie animali e vegetali antagoniste) o di lotta integrata (con riduzione dell’impiego di prodotti chimici grazie al contemporaneo intervento di antagonisti naturali), e metodi di concimazione e fertilizzazione del terreno basati sulla riduzione delle sostanze chimiche di sintesi a favore dell’impiego di sostanza organica di origine naturale.
“E’ significativo - ricorda il presidente di Agriturist (Confagricoltura), Riccardo Ricci Curbastro - che delle quasi 35 mila aziende agricole biologiche (già certificate o in fase di conversione) censite al termine del 2004 (per oltre 950 mila ettari), più di 4.000 svolgano anche attività agrituristica.
La favorevole sinergia fra agricoltura biologica e agriturismo emerge ancora di più se consideriamo che delle 750 mila aziende agricole italiane che possiamo ritenere di dimensioni sufficienti all’esercizio di una attività significativa, quelle biologiche rappresentano il 4,6%; mentre delle 14 mila aziende agrituristiche, quelle biologiche, come ricordato, rappresentano il 25%”.
I motivi di questa forte presenza del “biologico” nell’agriturismo possono così sintetizzarsi:
- più elevata sensibilità per l’innovazione delle imprese agricole impegnate sia nel biologico che nell’agriturismo;
- opportunità di migliore remunerazione delle produzioni biologiche attraverso la vendita diretta e la somministrazione con la ristorazione agrituristica;
- diffusa aspettativa, da parte degli ospiti agrituristi, di trovare, nelle aziende di cui sono ospiti, prodotti tradizionali, genuini e quindi biologici.
Inoltre, attraverso l’ospitalità agrituristica, l’azienda agricola ha la possibilità di “spiegare” meglio, direttamente, da vicino, la qualità superiore dei prodotti biologici, contribuendo non solo alla loro valorizzazione contingente, cui prima si accennava, ma anche ad una sostanziale educazione del consumatore che determina comportamenti di acquisto, nel lungo periodo, favorevoli ai prodotti biologici stessi. E’ chiaro che poi, combinando la certificazione biologica con la certificazione di processo produttivo affidabile e tradizionale prevista nei disciplinari per i riconoscimenti Dop (Denominazione d’Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta), si raggiunge il massimo di risposta alle aspettative del consumatore, coniugando la migliore qualità del gusto con la massima sicurezza alimentare. Il che, di questi tempi, non è poco...
La campagna di informazione (e il connesso concorso giornalistico) “Dop e Igp ... Agriturismo ... Diffidate dalle imitazioni” punta anche a sottolineare la forza del connubio fra gusto tradizionale e sicurezza alimentare, che certamente rappresenta già oggi una caratteristica vincente dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati internazionali.
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