A fronte di un calo generalizzato del manifatturiero (-1,8%), grazie a un 2002 nel quale ha registrato una crescita dell’1,6%, il settore alimentare sorpassa il tessile e, con un fatturato di 100 miliardi di euro, si colloca subito dietro al metalmeccanico. L’industria alimentare, alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, rilancia il suo ruolo di primo piano per l’economia nazionale e l’impegno verso scelte etiche e sociali. L’occasione è stato il Forum su “Fiducia e responsabilità: il ruolo economico e sociale dell’industria alimentare, tra etica e mercato”, organizzato oggi in contemporanea con l’assemblea annuale.
“Aver toccato quasi quota 100 miliardi di euro di fatturato nel 2002, anno in cui l’industria manifatturiera è calata in media dell' 1,8% - ha commentato il presidente di Federalimentare, Luigi Rossi di Montelera - ha significato assicurare 270.000 posti di lavoro e la sopravvivenza di quasi 7.000 imprese, per il 90% di piccole dimensioni”. Dai dati esposti risulta che, con quasi 14 miliardi di euro di export (+6%) e un ottimo successo su due mercati stranieri come Germania e Usa, il settore si rivela sempre più strategico per l’economia del nostro Paese e la sua immagine nel mondo. Unico neo, il dato negativo della contrazione degli utili che porta la redditività del settore a quota 0,5%, metà della media del comparto manifatturiero.
Da uno studio di Ismea e Federalimentare risulta che la filiera agroalimentare, con al centro l’industria, vale quasi 200 miliardi di euro più 50 miliardi di euro di valore sociale. La catena del valore, secondo lo studio, mostra che l' industria alimentare è centro propulsore di un sistema economico allargato che tocca l’intera filiera agroalimentare: parte dall’agricoltura e, attraverso lo snodo strategico dell’industria della trasformazione, arriva alla distribuzione, ristorazione e logistica. Questa catena del valore, ad un mercato interno di circa 175 miliardi di euro, affianca un export di quasi 20 miliardi di euro, attivando inoltre, fuori dal suo contesto caratteristico, un valore aggiunto “sociale” di oltre 50 miliardi di euro, legato principalmente alle attività di valorizzazione e tutela del territorio, di salvaguardia dell’ambiente, di turismo, cultura e sviluppo rurale e coesione sociale.
La curiosità - L’educazione alimentare deve entrare
nelle scuole. La Doxa: italiani poco informati
Portare l’educazione alimentare nelle scuole: è l’obiettivo di un accordo tra il Ministero della Pubblica Istruzione e Federalimentare. “L’esigenza di una adeguata informazione alimentare - ha sottolineato Rossi di Montelera - è dimostrata dai risultati del Monitor Alimentare della Doxa: ben 9 italiani su 10 non sanno quante calorie deve assumere un uomo adulto nell'arco della giornata e hanno dimostrato scarsa attenzione alle indicazioni nutrizionali presenti sulle etichette (ignorate sistematicamente da 3 italiani su 10)”. “Poco attrezzati sul fronte delle conoscenze nutrizionali gli italiani - fa sapere sempre la Doxa - sono invece molto ben disposti verso la rivoluzione dei “piatti pronti” (li utilizza, frequentemente o in maniera saltuaria, il 53,2% del campione), dichiarano una vera e propria passione per la cucina (che tocca 8 persone su 10), anche se la persona che normalmente assicura il pasto alla propria famiglia, in 9 casi su 10, rimane la donna. Questo a dispetto dell'immagine, sempre più ricorrente (anche in pubblicità), dell’uomo felicemente indaffarato tra i fornelli.
La ricerca Doxa - Italiani soddisfatti ci ciò che mangiano
Gli italiani sono soddisfatti di ciò che mangiano e si fidano dei controlli dell’industria. A sostenerlo è il Monitor Alimentare Doxa, che aggiunge “cresce il livello di soddisfazione (77%, rispetto al 73% nel 2002) nei confronti di ciò che mangiamo e sale il livello di fiducia nei controlli effettuati lungo l’intera filiera agroalimentare. In particolare si riconosce affidabilità ai controlli dei produttori (62%, contro il 55% di un anno fa), degli enti pubblici (60%), nei punti vendita (67%) e nei pubblici esercizi (47%)”. “La responsabilità sociale dell'industria alimentare - ha commentato il presidente di Federalimentare, Luigi Rossi di Montelera - è un dato di fatto, come apprendiamo dal Monitor alimentare della Doxa, per il 65% dei nostri consumatori; questo risultato ci conforta e ci stimola a fare meglio e di più”. Il presidente di Federalimentare ha quindi rilevato che, dal 1975 ad oggi, le risorse destinate a cibo e bevande da parte delle famiglie sono calate dal 34,4% del totale ad appena il 18,6%, anche se va detto che l’indice dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari nell’arco degli ultimi 8 anni è cresciuto di 2,5 punti in meno dell’indice generale: 18,1%, contro il 20,6%.
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