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L’Alta corte di Israele rigetta il progetto del Ministero della Difesa per costruire un muro per unire gli insediamenti israeliani nella valle di Cremisan. Salvo il vino prodotto dai monaci salesiani: il tracciato avrebbe espropriato i loro terreni

L’Alta Corte di Israele rigetta il progetto di muro nella valle di Cremisan. Il tracciato avrebbe espropriato terreni a famiglie palestinesi e a due monasteri, uno dei quali produttore di vino. La richiesta arrivava dal Ministero della Difesa israeliana e prevedeva la costruzione di una parte del muro di separazione nella valle di Cremisan, nell’area di Betlemme, proprio sulle terre agricole a rischio espropriazione di 58 famiglie del villaggio palestinese di Beit Jala. Nell’espropriazione sarebbero stati coinvolti anche due monasteri salesiani, uno di suore che gestiscono una scuola materna con 400 bambini cristiani e musulmani e l’altro di monaci salesiani produttori del vino di Cremisan.
Contro l’edificazione del muro in questa zona si è sempre battuta la Chiesa cattolica locale per la quale questo pezzo di muro aveva il solo scopo di collegare gli insediamenti israeliani di Gilo e Har Gilo e non avrebbe garantito l’integrità dei due monasteri salesiani e delle terre agricole che appartengono alle famiglie del villaggio di Beit Jala.
Dopo una battaglia cominciata nel 2006, la Corte ha riconosciuto che il muro, nel suo tracciato previsto, era stato progettato per confiscare una vasta area di terre proprietà delle famiglie di Beit Jala.

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