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L’ANTITRUST ACCENDE I RIFLETTORI SUL SETTORE DEL VINO: RESTRIZIONI DELLA CONCORRENZA NELLE PRATICHE DELLE CAMERE DI COMMERCIO IN MATERIA DI CERTIFICAZIONE DELLE DENOMINAZIONI D’ORIGINE

Con una lettera ai presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Agricoltura, l’Antitrust evidenzia rischi per la concorrenza nei meccanismi di certificazione dei vini Doc e Docg, in merito al ruolo egemone delle Camere di Commercio.

A essere messa in discussione è, in particolare, la procedura attraverso la quale avviene la certificazione della denominazione di origine. Secondo l’Antitrust si evidenziano “ai sensi dell’articolo 21 della legge n. 287/90 alcune situazioni di restrizione della concorrenza che appaiono derivare da alcune caratteristiche della vigente regolamentazione in materia di certificazione delle partite di vino destinate ad ottenere la denominazione di origine”. Al riguardo l’art. 13 della 164/1992, la legge quadro del vino italiano, stabilisce che “l’analisi chimico fisica delle partite di vino è effettuata, su richiesta degli interessati, dalla competente Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura”. Tale procedura ha istituito, sempre secondo l’Antitrust, “un sistema in cui, per ogni produttore vinicolo che intenda ottenere il riconoscimento della denominazione protetta, è obbligatoria la certificazione chimico-fisica fornita dalla Camera di Commercio o, come sovente accade, da un laboratorio di analisi enologiche selezionato da questa. Un siffatto criterio sembra porsi in contrasto con i principi di tutela della concorrenza e di libertà di accesso ai mercati garantiti dalla legge n. 287/90 nella misura in cui impedisce, da un lato, ai produttori vinicoli di selezionare liberamente e sull’intero territorio nazionale il laboratorio di analisi enologiche e a questi ultimi, dall’altro, di accedere al mercato delle certificazioni enologiche”.

Per l’Antitrust, pertanto, “tale limitazione non appare, peraltro, giustificata da alcuna esigenza tecnica, legata al procedimento di certificazione, né dall’intento di garantire e tutelare adeguati livelli di qualità delle produzioni protette. Il Decreto del ministero delle Politiche agricole del 25 luglio 2003, che attua l’art. 13 della 164/1992, infatti, individua le regole e i criteri concernenti la disciplina delle operazioni di prelievo dei campioni e degli esami chimico fisici ed organolettici dei vini. La riserva normativa prevista a favore delle Camere di Commercio nell’individuazione dei laboratori accreditati per le analisi enologiche, pertanto, crea una notevole barriera all’ingresso sul mercato delle certificazioni Doc e Docg. dei prodotti vinicoli”.

L’Autorithy auspica “un riesame della norma segnalata, volto a superare il principio della certificazione ad opera delle Camere di Commercio per ogni prodotto tutelato, al fine di garantire, compatibilmente con le esigenze di tutela delle produzioni vinicole, la libertà di scelta delle singole imprese produttrici e l’accesso al mercato per le imprese di certificazione”.

Le prossime tappe legislative che impegneranno l’intera filiera sulla questione dei controlli prevedono l’uniformarsi al regolamento Ue 479 del 2008, legato alla nuova Ocm vino, che prevede una totale terzietà da parte di chi sarà preposto alle verifiche (la Federdoc ha da poco fondato la società“Valore Italia”, il cui ruolo è proprio quello di svolgere attività di organismo terzo di controllo recependo le disposizioni del regolamento Ue), mentre, sul piano nazionale, la legge 164/1992 dovrà essere necessariamente riformulata per rispondere al nuovo assetto dettato da Bruxelles.

Ma la questione sollevata dall’Antitrust presieduta da Antonio Catricalà non è cosa nuova. Proprio a causa della differenza di prezzo che si era generata negli anni scorsi tra i laboratori di analisi chimico-fisiche tenuti - per la legge 164 che dava a questi il monopolio dei controlli - a fare le dovute verifiche, il ministero delle Politiche agricole aveva emesso un decreto dirigenziale del 25 luglio 2003 sulla “Disciplina degli esami chimico-fisici ed organolettici e dell’attività delle commissioni di degustazione dei vini Docg e Doc”. Lo scopo era proprio di dare la possibilità ai produttori di scegliere - nell’ambito della zona di competenza - i laboratori certificati a cui rivolgersi per le analisi, necessarie alla certificazione Doc e Docg. Ma il ricorso al Tar da parte dell’Unione nazionale delle Camere di Commercio ha provocato una sospensiva del decreto ministeriale.

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