L’ex Ministro delle Politiche Agricole Alfonso Pecoraro Scanio, proprio in conclusione di legislatura, ha firmato un decreto che sta scatenando non poche polemiche in tutti l’ambiente vitivinicolo nazionale. C’è chi addirittura ha detto che peggior eredità il ministro Pecoraro Scanio non poteva lasciare. Si tratta del decreto firmato il 29 maggio per conferire il controllo “erga omnes” ai Consorzi di tutela dei vini a denominazione di origine. In parole povere, significa che i Consorzi hanno potere di controllo e vigilanza anche nei confronti delle aziende non socie. Per avere questo “potere”, i Consorzi, secondo quanto previsto dal decreto, devono dimostrare di associare almeno il 66% della produzione. I Consorzi che rispondono a questo requisito potranno inoltre, far pagare tutti gli utilizzatori della denominazione, senza distinzione fra consorziati e non, in misura proporzionale ai quantitativi controllati. Nei casi in cui i Consorzi non abbiano questa rappresentatività, il decreto ha previsto che trascorsi inutilmente sei mesi, il Ministero o le Regioni si devono attivare per incaricare un organismo pubblico o privato in grado di operare con le modalità previste dalla legge in materia di Dop e Igp.
Dire che questo decreto ha gettato nello scompiglio tutto il settore è un eufemismo. Secondo molti commentatori questo decreto rappresenta un ulteriore elemento di confusione per il settore vitivinicolo con alcuni punti in evidente contrasto con la legge 164. Secondo Giulio Castagno della Vignaioli Piemontesi - come ha scritto sul settimanale “L’Informatore Agrario” - se verrà attivato, il decreto amplierà ancor di più la distanza fra le poche denominazioni forti e le numerose doc marginali. Tra i più duri nei confronti di questo decreto si sono espressi Biondi Santi, un nome storico dell’enologia toscana, e Sandro Boscaini, titolare della Masi, una delle aziende più antiche della Valpolicella. Tutti e due i produttori sono accomunati, ricordiamo, dalla non appartenenza ai Consorzi di tutela.
Biondi Santi spera che si tratti di un abbaglio dettato dai primi caldi estivi: “io credo che l’unica cosa sensata che si potrebbe fare a questo punto è il ritiro del decreto. Mi rifiuto di pensare che un decreto di questo genere, frutto tra l’altro di un sistema della peggiore nomenclatura, possa essere definitivamente approvato”. Ma Biondi Santi non si ferma certo qui: “non ritengo che una struttura come il Consorzio possa assumersi un ruolo così importante. Non capisco proprio come mai si sia voluto affidare ai Consorzi un compito così gravoso quando esistono già oggi enti dello Stato in grado di adempiere al meglio quanto prevedono le leggi in materia, come, ad esempio, i Nas. Non riesco quindi a capire come mai si vogliano trasferire ai Consorzi compiti per i quali non sono nemmeno dotati di una struttura adeguata. Non è infatti possibile improvvisarsi controllori della filiera quando non si hanno competenze specifiche”. “A questo punto - conclude duro Jacopo Biondi Santi - sono tenuto a pensare che il decreto sia stato solo un sistema per dare soldi ai Consorzi di tutela”.
Più conciliante nei toni, ma non per questo meno critico, è anche Sandro Boscaini, titolare della Masi, una delle aziende più antiche della Valpolicella, secondo il quale chi ha firmato il decreto ha completamente dimenticato in quale contesto oggi si muove il sistema vitivinicolo. “E’ assurdo - ha spiegato Boscaini - che si parli per anni di sistema produttivo territoriale e poi si finisca per affidare un compito così strategico come quello dei controlli e della vigilanza al solo sistema viticolo”. Per Boscaini l’ente che potrebbe assumersi un ruolo così importante in Italia ancora non esiste ma se si volesse potrebbe diventare presto una realtà, l’interprofessione: “un organismo interprofessionale sul modello francese è l’unica istituzione, a mio parere, che possa garantire non solo un compito di vigilanza e controllo serio ma anche una seria attività di prevenzione e moralizzazione di tutta la filiera produttiva. Un’interprofessione che rappresenti realmente tutta la filiera e tutti i soggetti economici che operano sul territorio, senza dimenticare le stesse amministrazioni pubbliche”.
“Il decreto, invece, non solo ha affidato esclusivamente ai Consorzi di tutela un compito così gravoso - ha detto ancora Boscaini - per il quale non hanno certo una struttura adeguata, ma si è anche limitato a dettare norme punitive tralasciando tutti gli aspetti fondamentali della prevenzione e dell’autoregolamentazione del settore. Per me è molto grave che non si sia ancora capito che una doc non è un plus valore solo del settore vitivinicolo ma di tutto in territorio. Credevo che fosse un concetto ormai ben conosciuto e assimilato e invece è stato completamente dimenticato da chi a steso questo decreto”. “E poi - ha concluso Boscaini - sarei proprio curioso di vedere come un Consorzio di tutela può assumersi una responsabilità così elevata come l’erga omnes quando, ed è ben noto, ha già molti problemi a far rispettare le regole ai propri soci”.
Furio Pelliccia
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