"Non abbiamo varato nessun mostro o dato il via alla contaminazioni genetiche dei vitigni. Abbiamo votato un provvedimento di settore relativo ai vitigni, per la salvaguardia di quelli tradizionali, a favore della biodiversità e per la fissazione di criteri rigidissimi per le sperimentazioni di Ogm". Lo stupore dell'eurodeputato DS Guido Sacconi, peraltro sempre molto attento in questi anni alle questioni di sicurezza dei prodotti alimentari, è davvero grande di fronte alla confusione fatta su questo argomento dai mass-media: "non ci sarà nessun vino in transagenico". Non solo, Sacconi conferma a WineNews anche che "la direttiva per la sperimentazione è passata, ma è tuttavia vincolata alla definizione di una direttiva quadro generale degli Ogm". "Confermo, comunque, che dobbiamo dire no - continua Sacconi - alla manipolazione di un organismo sull'altro, ma siamo favorevoli alla sperimentazione ed alla ricerca con le biotecnologie". Una posizione condivisibile quella di Sacconi che sembra trovare anche la conferma in alcuni uomini di scienza vitivinicola, come l'ordinario di viticoltura all'Università di Piacenza Mario Fregoni (intervistato nei giorni scorsi, ndr), come il professor Antonio Calò, direttore dell'Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto, come Maurizio Boselli, docente di viticoltura all'Università di Firenze: "in Italia si lavora già per rafforzare i vitigni di base o portainnesti - ha detto in una intervista a "La Repubblica/Firenze" il professor Boselli - contro malattie o virosi, ma modificare il metabolismo o Dna delle vite con un gene estraneo ha poco senso. Non si tratta di mais o di soia che crescono dovunque uguali, il vino è tale solo se la vite ha un legane stretto con il territorio ed il clima". Anche il professor Antonio Calò, direttore dell'Istiuto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto, ridimensiona l'allarme lanciato dal mondo del vino ed assicura "sugli equivoci di questi giorni sulla possibilità di poter presto trovare in bottiglia vini Barolo, Brunello, Chianti ottenuti da viti geneticamente modificate. Potremo avere, sulla carta, se non ci fossero impedimenti ed ostacoli nell'iter burocratico, "vino biotech" non prima di 20 anni: oggi, in tutto il mondo, siamo soltanto alla fase dello studio". "Comunque - conclude - è bene che di questo problema se ne parli e che ci siano normative che puntino a tutelare l'ambiente, i consumatori ed i produttori di vino. Ma, tengo a ribadire, che non c'è, per il momento, nessun via libera a vigneti biotecnologici e transgenici".
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025