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L’UNIVERSITA’ DI TORINO GUIDERA’ “NETWORK OF EXCELLENCE”, IL PROGETTO UE CON L’OBIETTIVO DI CREARE UN CENTRO DI COMPETENZA PER INCREMENTARE LA QUALITA’ E L’EFFICIENZA DELLA FORMAZIONE E DELLA RICERCA NELL’AMBITO DELLA BIOSICUREZZA AGRO-ALIMENTARE

Una durata di 5 anni, 6 milioni di euro finanziati dalla Commissione Europea, 13 partner, 8 gruppi di lavoro, 3 continenti coinvolti. Ecco i numeri del “Network of Excellence” denominato “Plant of food biosecurity”, che vede come coordinatore “Agroinnova”, il centro di competenza per l’innovazione in campo agroambientale ed agroalimentare dell’Università di Torino. Obiettivo del progetto è dar vita in Europa ad un Centro di Competenza virtuale in grado di incrementare la qualità e l’efficienza della formazione e della ricerca nell’ambito della biosicurezza agro-alimentare.

“La biosicurezza alimentare - spiega Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova - è un campo di ricerca relativamente recente in Europa. Il progetto intende concentrarsi sugli agenti biologici in grado di infettare e danneggiare le colture, gli ecosistemi e di compromettere la sicurezza alimentare ad ogni livello della filiera produttiva. La possibilità concreta di utilizzare con successo funghi e batteri fitopatogeni ed altri parassiti quali armi biologiche - sottolinea ancora il direttore di Agroinnova - suscita non poche perplessità ma la situazione attuale di insicurezza fa sì che non possa essere escluso l’impiego deliberato di pericolosi agenti di malattie di colture agrarie di notevole importanza economica. Al momento - prosegue - il rischio di un attacco agroterroristico non può essere escluso e, almeno in alcuni Paesi, viene preso in attenta considerazione. Certamente - rileva ancora la ricercatrice torinese - nel caso di un attacco agroterroristico, i Paesi industrializzati possiedono i mezzi e le strutture capaci di identificare in tempi rapidi eventuali agenti responsabili di problemi fitopatologici, introdotti deliberatamente, mettendo in atto le misure necessarie. Più indifesi sono i Paesi in via di sviluppo, per i quali eventuali attacchi di agroterrorismo andrebbero a sommarsi ad altre situazioni critiche. Questo progetto - conclude Gullino - permette di possedere gli strumenti, che consentano di individuare piu’ velocemente la presenza di nuovi patogeni”.

“La catena distributiva alimentare - aggiunge Marco Malacarne, chief officer del programma per la sicurezza della Comunità europea, intervenuto, oggi, alla presentazione del Progetto - è ormai un’industria globale e, quindi, averne il controllo per per poterne intervenire prontamente è strategico”. Nel progetto saranno coinvolte direttamente 150 persone, ma l’impatto ne raggiungerà almeno un migliaio tra tecnici e ricercatori.

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