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LA CRISI CAMBIA IL MENÙ DEGLI ITALIANI: PIU' RISO E PASTA, MENO CARNE, PESCE E VINO. E IL RISTORANTE È QUASI UN MIRAGGIO PER UN ITALIANO SU DUE. ECCO I RISULTATI DELL’INDAGINE FORMAT-SALUTE “LA REPUBBLICA”

La crisi colpisce la tavola degli italiani. E cambia il menù. Trionfano i primi piatti, con il consumo di pasta e riso in crescita, mentre si mangia sempre meno pesce, carne e formaggio, e si beve meno vino. Ecco i risultati dell’indagine Format-Salute/la Repubblica, di scena a “Alimentazione e Salute, il 26 novembre a Roma. Se, sul 2008, calano i consumi di vino (-25,8%), pesce (-20%), carne (- 11,6%), latte e derivati (-26,3%) e dolcificanti (-26,4%), e crollano gli acquisti di alimenti arricchiti con vitamine e minerali (-44,8%), a far segnare un’inversione di tendenza sono gli alimenti più basilari, soprattutto legati ai primi piatti, come il riso (+12,3%), la pasta (+8%) e olio d’oliva (+6,8%). E a dispetto di chi nel fine settimana non riesce a trovare un tavolo libero per una cena fuori casa, secondo la ricerca il ristorante è ormai fuori dalla portata della maggioranza delle persone. Solo il 20% degli italiani riesce ad andare a cena fuori una volta alla settimana; il 40% lo fa una volta al mese, e il restante 40% non va mai o quasi mai a cenare fuori.
Ma il problema riguarda anche il mangiar sano, che “oggi non è sempre possibile - spiega Giorgio Calabrese, docente di nutrizione umana all’Università Cattolica di Piacenza, tra gli ospiti più autorevoli del convegno - perché mentre prima costava molto il cibo ottimo, oggi costa molto anche quello mediocre. È necessario ritornare alla filosofia del chilometro zero, della filiera corta, del cibo acquistato dal contadino o dall’allevatore vicino a casa”. Per il nutrizionista serve, inoltre, “riattivare i piccoli supermercati di vicinato, magari delle stesse catene degli hard-discount (per non creare conflitti economici) che permettano alle persone di fare la spesa ogni 2 giorni piuttosto che ogni 15 giorni con conseguente spreco di cibo, che va a finire nei rifiuti organici”.

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