La Russia inizia ad accusare i primi effetti della crisi del Rublo, anche per quanto riguarda il commercio di vino. Il più grande importatore del Paese, Rusimport (www.rusimport.com), ha infatti annunciato che cinque delle sue società sono sull’orlo del fallimento, proprio a causa dell’aumento dei prezzi seguito alla svalutazione del Rublo, che neanche la banca centrale russa, pur alzando nel corso del 2014 i tassi di interesse del 17%, è riuscita a fermare.
Così, dal dicembre 2014, le importazioni enoiche hanno subito un vero e proprio collasso: spedizioni giù del 44%, con gli importatori costretti a tagliare gli acquisti a causa di un Rublo troppo debole rispetto alle valute straniere, e prezzi al dettaglio cresciuti, in tempi brevissimi, del 30-50%. Per rendersi conto di quanto sia grave la situazione, basti pensare che oggi un importatore russo paga per la stessa bottiglia il doppio di quanto pagava nell’estate del 2014.
Come riporta il portale di informazione Usa, ma interamente dedicato alla Russia, www.rbth.com, solo i vini più popolari si salvano dalla débacle, con importatori enormi, come Simple, Roust e Sinergia costretti a rimanere al palo, in attesa che il Rublo torni a risalire la china. “Tutti gli importatori - dice Irina Fomina, a capo dell’importatore Mbg - dovranno ridurre i loro stock. Le compagnie continueranno a tenere in portafoglio quasi esclusivamente i vini che possono garantire una rotazione veloce, che possono essere venduti in fretta”. Ma il crollo della moneta russa non è l’unico problema che Mosca si trova ad affrontare, viste le crescenti tensioni con l’Occidente, che hanno portato a restrizioni e divieti, in particolare nei confronti dei produttori americani.
Marchi Usa di spessore globale, come Sazerac e Jack Daniel’s, sono già finiti sotto il fuoco del Rospotrebnadzor (letteralmente, il servizio federale russo per la sorveglianza sui diritti dei consumatori e la protezione del benessere umano, ndr), che ha imposto diverse restrizioni alla loro importazione, ed anche i produttori australiani sono stati messi allerta dall’Australian Grape and Wine Authority, per le probabili ritorsione che potrebbero arrivare al culmine delle tensioni sull’Ucraina.
Del resto, la tattica di punire la commercializzazione di prodotti come il vino, la Russia l’ha usata l’ultima volta nel non lontano 2008, a seguito delle tensioni con la Georgia, e se le divisioni sull’Ucraina, con l’appoggio russo ai separatisti del Donbass, ed il probabile appoggio Usa a Kiev, andranno fino in fondo, c’è da temere il peggio anche per il vino italiano.
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