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LA CRISI DEL VINO? FORSE È PASSATA, MA È BENE RICORDARE QUEL CHE IL RECENTE PASSATO HA INSEGNATO. OVVERO, CHE LA “SCORCIATOIA” DELLA LEVA PREZZI NON FUNZIONA, E CHE LA QUALITÀ PAGA. LO DICE LA RICERCA DEL “LABORATORIO DELLE IMPRESE” DI BANCO POPOLARE

La crisi economica che ha coinvolto anche il mondo del vino? Forse è passata, visto che di segnali positivi ce ne sono tanti. Ma ancora non ne siamo fuori del tutto e, pur guardando con ottimismo al domani, è bene tenere in conto anche quello che il passato più o meno recente ha insegnato. Ovvero, che in tempi di crisi, la “scorciatoia” della leva prezzi non rappresenta la soluzione migliore. Scendere di qualità non paga perché soltanto le imprese che si collocano nella fascia più alta hanno una redditività tale da assorbire la riduzione dei margini. Emerge dalla ricerca del “Laboratorio delle Imprese” del Banco Popolare, che ha preso in esame 200 bilanci di realtà italiane. Il dato di partenza della ricerca è stata la crisi dei due quadrimestri a cavallo del 2008-2009, che in sei mesi ha “bruciato” tutta la crescita realizzata nei quattro anni precedenti dal commercio mondiale. In questo quadro il vino italiano è cresciuto nelle sue esportazioni, ma con una diminuzione del valore medio al litro, sino a raggiungere alla fine del 2010 quasi 4 miliardi di euro. Come hanno retto all’urto le cantine italiane? Alla contrazione dei ricavi ed alla riduzione dei margini si sono affiancate la riduzione dei costi degli acquisti, trasferendo a monte le difficoltà del mercato, e quella del peso degli oneri finanziari, favorita da una generale contrazione dei tassi. Il temuto allungamento del ciclo operativo non si è verificato nella misura che ci si aspettava, ma in molti dei segmenti esaminati permane un’evidente tensione finanziaria. Dal punto di vista patrimoniale la situazione appare migliore nel 2009 sul biennio precedente. in molti casi però grazie ad una serie di rivalutazioni dell’attivo immobilizzato. Ma quali sono stati i segmenti di mercato che hanno saputo reagire meglio alla crisi? Il fatturato, a livello nazionale, nel periodo analizzato, è sceso del 6,4%. Si evidenzia un calo generalizzato per i vini fermi, più marcato per l’Alto di Gamma (-9,8%) a ragione delle crisi che ha coinvolto il canale Ho.re.ca. A confermare di come le “bollicine” italiane abbiano proseguito nel 2009 un ciclo espansivo iniziato nel 2007 sono i risultati positivi del Prosecco (+ 1,9%) del Trentodoc ( più 0,2%) e di Franciacorta (+1,9%). In contrazione l’Asti che, evidentemente, ha agito sulla leva del prezzo per mantenere le quote di mercato. Il valore aggiunto, invece, risulta più elevato per i segmenti di fascia alta. Se nella totale Italia, raggiunge il 19,5% in Franciacorta sale al 4,.9% e nell’Alto di Gamma rappresenta il 29,6%. Nella spumantistica il rapporto è di poco sotto la media per Prosecco (16,5%) e Trentodoc (17,7%). Basso il valore aggiunto per l’Asti (9,8%). Nella classifica della redditività, ovvero il rapporto tra utile e fatturato, la fascia alta della qualità è quella che ha avuto risultati migliori: su una media totale del +2,2% la Franciacorta presenta un utile corrente del 18,2% e l’Alto di Gamma realizza utili doppi (4,3%) della media nazionale. Nella spumantistica Prosecco e Trentodoc si collocano sopra la media, mentre l’Asti conferma le sue maggiori difficoltà nel creare ricchezza presentando un rapporto inferiore di due terzi alla media del campione.

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