“Sulla cultura del vino Italia, nonostante gli sforzi e le buone cose fatte in oltre 30 anni, anche da chi c’era fin dagli inizi, come noi e anche WineNews, c’è ancora tanto, tanto da lavorare. Ma è una cultura importante per l’Italia, che vale quanto quella “del Colosseo”, perché risale alle radici della nostra storia ed è oggi, come sarà nel futuro, una grande attrazione di conoscenze”. Parole di Franco Ricci, decano e pioniere della cultura del vino in Italia, che, nei giorni scorsi, è riuscito nella non banale impresa di far partecipare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, davanti alla platea di produttori e giornalisti nel “Forum Internazionale della Cultura del Vino”, a Roma. Una presenza significativa, quella del Capo dello Stato, carica rara come presenza nel mondo del vino (è successo pochissime volte, e solo a Vinitaly, la fiera n. 1 del vino italiano al mondo, dove sono passati, in tempi recenti, Giorgio Napolitano prima, e lo stesso Mattarella poi).
“Una pietra miliare nel lavoro sulla cultura del vino - ha detto Ricci a WineNews - ma non basta. Perchè mentre i produttori, negli anni, hanno fatto il loro mestiere, e bene, perché siamo diventati il più grande Paese al mondo per qualità e diversità dei vini, sulla comunicazione, forse, tutti noi abbiamo fatto un po’ meno bene. Ed in questo senso è mancato un po' di investimento da parte di tutti, anche dei produttori, per far sì che in molti di più, soprattutto i giovani, conoscano bene il vino, non tanto dal punto di vista puramente edonistico, ma culturale, e anche delle emozioni”. Ma ora lo Stato, con il Presidente Mattarella (che ha ricordato come “il vino ci riporta alle nostre radici più profonde, che sono nella terra, e che il vino italiano ed il suo successo nel mondo, frutto della natura ma anche del lavoro di tanti uomini, ci rammenta che in questa epoca di minacce di nuovi dazi, servono mercati aperti”), “ci ha detto che è con noi. E questo vuol dire che dobbiamo cambiarlo questo Paese - sottolinea Ricci - perchè non è possibile che la scuola alberghiera italiana non abbia neanche un’ora dedicata al vino nel programma, non è possibile che i nostri giovani non conoscano bene il vino, perché conoscerlo bene vuol dire anche avere il senso della misura di quanto berlo, e la cultura del vino è anche un grande viatico contro l’abuso di alcol, che sta diventando un problema. Dobbiamo rimboccarci le maniche tutti insieme e continuare il nostro lavoro, tutti i sommelier d’Italia, tutti gli uomini di buona volontà che si occupano di cultura del vino e di comunicazione. E poi basta con tutto quello che non è professionale, e vale per tutti, perché in questo mondo non siamo uno contro l’altro, ma uno insieme all’altro”. Un ragionamento che vale per il settore, ma che va oltre: “i nostri progetti sono ambiziosi. Dopo Mattarella qui - dice Ricci - dobbiamo portare il vino ed il suo insegnamento nelle scuole. Con il passato Governo eravamo a buon punto, ora ricominciamo un nuovo percorso, con un progetto di legge da portare alla Camera. Vorrebbe dire risolvere gran parte del problema della diffusione della cultura del vino”.
Un problema che, secondo molti, è legato anche all’uso di un linguaggio troppo complesso, e di tanti tecnicismi che allontanano chi ne sa di meno. “Ma il problema non è questo, non è il linguaggio della degustazione nella degustazione. Il punto è far capire alla gente che cosa è il vino. Che è emozione, è diversità, di cui l’Italia è ricchissima. La somma dei vitigni del mondo non arriva alla somma dei vitigni italiani, è una ricchezza enorme per il nostro Paese. Dai corsi che facciamo dobbiamo far uscire la gente felice e fiera di aver conosciuto meglio il vino”.
Tra i tanti paradossi della comunicazione enogastronomia italiana, c’è anche il fatto che se la cucina ed il cibo, e tanti chef di maggior o minore valore, sono diventati vere e proprie star grazie alla tv, dove non c’è orario e canale senza qualcuno che spadelli, il vino, invece, è poco più che una comparsa. Ma per Ricci, la spiegazione è semplice: “la cucina ha trovato degli autori bravi a raccontare il cibo con la tv. Il vino, nonostante ci siano tanti bravi scrittori e comunicatori della materia, non riesce a trovare bravi autori capaci di farlo funzionare in tv, che ha delle specificità. Se li trovassimo, credo che anche il vino avrebbe successo sul piccolo schermo ...”.
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