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SPRECO ALIMENTARE

La “doggy bag” si trasforma nel “rimpiattino”: il rilancio parte da Fipe e Comieco

Svelato oggi nome e design per combattere lo spreco alimentare al ristorante. Il “rimpiattino” è già approdato in 1.000 locali in tutta Italia
DOGGY BAG, RIMPIATTINO, SPRECO ALIMENTARE, Non Solo Vino
Il nuovo “rimpiattino”, nei formati per il cibo e per il vino

Contro gli sprechi alimentari al ristorante c’è, più o meno da sempre, la “doggy bag”, ossia semplicemente un contenitore in cui portar via gli avanzi del pasto. Ma, soprattutto per imbarazzo, la doggy bag è ancora utilizzata molto molto poco. Così, Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, e Comieco - Consorzio Nazionale per il recupero e riciclo di carta e cartone, hanno deciso di “riciclare” il nome, italianizzandolo e ridargli nuova vita: annunciato stamattina alla conferenza proprio per combattere gli sprechi alimentari, si chiamerà adesso “rimpiattino”, che comprenderà sia il formato per il cibo che quello per il vino, è già approdato in 1.000 ristoranti in tutta Italia, ma oltre 30.000 locali sono già pronti ad aderire al nuovo progetto.
Infondo, si tratta di un semplice nome, frutto della fantasia del Ristorante Duke’s di Roma, ma quello che rappresenta il rimpiattino è molto di più: secondo la ricerca condotta dall’ufficio studi Fipe emerge che negli ultimi anni è notevolmente cresciuta la sensibilità dell’opinione pubblica e delle imprese della ristorazione sul tema dello spreco alimentare. Per l’80% dei ristoratori intervistati il problema dello spreco di cibo nei loro esercizi viene considerato rilevante (tra questi il 50,6% lo considera addirittura molto rilevante). E in quale fase di processo si spreca maggiormente? Secondo i dati Fipe il consumo finale è il momento in cui avviene il maggiore spreco di cibo (per il 51,6% dei ristoratori), seguito dall’approvvigionamento e dalla preparazione, pressoché considerati a pari merito (rispettivamente dal 25,4% e dal 25,0% del campione). Sicuro è che, la maggior parte dei ristoratori è sicuro che lo spreco avviene perché i clienti non mangiano tutto quello che hanno ordinato (il 55%), a cui si aggiunge un problema di atteggiamento, di livello culturale: nonostante infatti sia elevata la quantità di cibo che resta sulla tavola, raramente i clienti chiedono di poter portare via gli alimenti non consumati, evidenza dichiarata dal 69% degli intervistati. E lo stesso problema si presenta, esattamente con le stesse modalità, per il vino. I motivi alla base di questo gap risiedono principalmente, secondo gli imprenditori, nell’imbarazzo (55%), seguito da scomodità (19,5%) o indifferenza (18,3%). Di fronte all’atteggiamento della clientela come si comportano i ristoratori? Il 43% dei ristoratori propone di sua iniziativa di portare via quello che non è stato consumato, seguito da un 34% che lo fa raramente e da un restante 24% che non lo fa mai. Tuttavia il 90% dei ristoranti è già attrezzato con comuni contenitori in alluminio per consentire ai clienti di portarsi via il cibo ordinato e non consumato.
“Rimpiattino non un vero e proprio neologismo - commenta il Presidente di Fipe Lino Enrico Stoppani - ma un concetto che riporta alla cultura, tutta italiana, del “rimpiattare”, ovvero del saper rielaborare gli avanzi del giorno precedente. Perché il cibo non si spreca non solo per ragioni economiche, ma per rispetto alla fatica ed al lavoro necessari per portarlo in tavola. Come immaginavamo i nostri ristoratori hanno saputo sorprenderci, mostrando inoltre, come testimoniano i nuovi dati dell’ufficio studi, una crescente sensibilità al tema dello spreco alimentare”.
“La sensibilità nel mondo della ristorazione è cresciuta - afferma Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco - e con questa anche quella dei consumatori che, in modo proattivo, da una parte propongono e dall’altra chiedono sempre più con disinvoltura di portare a casa cibo o vino avanzati al ristorante. E se poi si unisce il buono e bello ancora meglio”.

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