La garanzia della tutela della legalità nella filiera agroalimentare non passa solo dai controlli e dalle iniziative della Pubblica Amministrazione, ma anche dall’impegno concreto dei privati. Come quello, intrapreso, da anni, da Coop Italia, leader della grande distribuzione del Belpaese (oltre 12 miliardi di fatturato, il 70% dal settore wine & food, prima insegna della grande distribuzione in Italia con i suoi 1.100 punti vendita e al tempo stesso importante organizzazione di consumatori con oltre 8 milioni di soci). Che, oggi, al Ministero delle Politiche Agricole, a Roma, ha lanciato la campagna “Buoni & Giusti”, una sorta di “up grade”, il potenziamento di un percorso storico per Coop un tema fondamentale come quello della legalità della produzione e della distribuzione dei prodotti agricoli.
Una campagna di comunicazione, ma soprattutto una intensificazione dei controlli di filiera sul rispetto delle condizioni di lavoro e di legalità che Coop, attraverso il suo “Codice Etico”, chiede già ai fornitori dei propri prodotti a marchio (80 fornitori e 7.200 aziende agricole), pena l’esclusione dal circuito (in questi anni, Coop ha effettuato oltre 1.300 ispezioni tra fornitori e subfornitori, e negli ultimi 5 anni ha espulso 7 aziende agricole), riconoscendo loro, in cambio, dei prezzi più equi e, comunque, non quelli più bassi imposti dal mercato, e che ora sono stati richiesti a tutti gli 832 fornitori di ortofrutta (nazionali e locali) di Coop che operano con oltre 70.000 aziende agricole, con un occhio di riguardo alle filiere più delicate, come quelle degli agrumi, e poi pomodori, patate novelle, fragole, meloni, angurie, uva, e altri ortaggi di largo consumo. Con l’invito esplicito alle aziende fornitrici di prodotti a marchio Coop di aderire alla “Rete del Lavoro Agricolo di Qualità”, lanciata nei mesi scorsi dal Ministero delle Politiche Agricole.
“La collaborazione con il settore pubblico è fondamentale, ma anche i player privati come noi possono e devono dare un grande contributo nella lotta al lavoro nero, irregolare e al caporalato in agricoltura - spiega, a WineNews, Marco Pedroni, presidente Coop Italia - per motivi etici ma anche economici, evitando che, come successo troppo spesso nel nostro Paese, l’impresa cattiva scacci quella buona, e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone. Il nostro impegno su questo versante è decennale. siamo stati i primi in Europa a certificarci secondo lo standard etico SA8000 ma, a fronte di una situazione critica e drammatica che getta sempre più ombre sul cibo che arriva sulle nostre tavole, vogliamo rilanciare.
“Buoni e Giusti Coop” vuole essere un apripista per intervenire concretamente in tema di illegalità. Noi ci siamo. Ci aspettiamo un grande e più forte impegno da parte degli organi ispettivi e di controllo e del Governo nella lotta all’illegalità, al lavoro nero, al caporalato e alle truffe alimentari. Allo stesso tempo ci auguriamo che le associazioni dei produttori agricoli operino affinché le proprie imprese aderiscano alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, il cui accesso deve essere però reso più semplice”.
A tutti i fornitori, Coop ha chiesto, dunque, di sottoscrivere, nei contratti, l’adesione ai principi del “Codice Etico”, che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori (orari di lavoro, stipendi, sicurezza e così via) e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito. Inoltre Coop ha intensificato i controlli; sotto esame la filiera degli agrumi (clementine e arance Navel) indagata dagli auditor di Bureau Veritas, leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, di verifica di conformità e di certificazione. I primi dati che hanno coinvolto tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole di questa filiera su tre regioni - Calabria, Sicilia e Puglia - sono comunque incoraggianti: nessuna segnalazione di gravi non conformità (caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione), sono state invece individuate problematiche relative a norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.
“Il nostro è un impegno costante, sistematico e non di facciata - aggiunge Pedroni - siamo a fianco del Ministero e di tutti quegli enti e organizzazioni che hanno a cuore questo problema. “Buoni e Giusti”, con tutto ciò che ne consegue, vuole essere un apripista per intervenire concretamente sulla realtà dello sfruttamento. Il nostro è un discorso etico, ma l’illegalità ha anche un risvolto economico che si gioca sulla pelle dei più deboli e sulle imprese oneste. Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori che i produttori abbiano il giusto prezzo. Il costo dell’illegalità lo paghiamo tutti, è quello che impedisce di valorizzare il lavoro agricolo onesto di qualità. Ma la questione del prezzo è fondamentale, e come noi riconosciamo margine mediamente migliore di quello dei mercati generali agli agricoltori, anche i consumatori devono pensare che se ci sono prezzi finali troppo bassi c’è qualcosa che non va, e che vale la pena spendere qualche centesimo in più, perchè di questo i parla. Abbiamo fatto controlli per capire come si formano i prezzi, perché non è vero che tutto il male è nella distribuzione, visto che per il 40% del prezzo finale pesano i costi intermedi. Abbiamo fatto uno studio sulla filiera degli agrumi: il costo di produzione medio degli agricoltori è di 26 centesimi per le arance tarocco, 18 per le navel, 23 per le clementine. Noi riconosciamo ai nostri produttori 32 centesimi per le arance tarocco, 25 per le navel, e 35 per le clementine. E paghiamo i fornitori meglio di quanto fanno i mercati generali. Noi riusciamo a pagare di più i nostri agricoltori ed i nostri fornitori, perché ci teniamo un margine netto sui prodotti freschi del 2-4%, e perché privilegiamo partnership di lungo periodo con i nostri fornitori, al punto che alcuni sono con noi da oltre 50 anni. Certo è difficile, perché ci sono problemi strutturali nel settore: aziende piccole poco frammentate, poco integrate, con buona parte dei processi che portano valore aggiunto che spesso vengono realizzati fuori dall’azienda, e questo va migliorato, anche perché altrimenti diventa sempre più difficile garantire la stabilità dei prezzi. Va segnalato che problemi importanti nella formazione del valore dei prodotti ortofrutticoli sono sia quello dei costi intermedi e logistici (che pesano quasi il 40% sul prezzo finale) che quelli di una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori; se ne avvantaggerebbero sia i consumatori che gli agricoltori”.
Un pensiero, quello di Coop, sposato dal quello delle istituzioni, che sostengono questo modello.
“Grazie a Coop per il lavoro fatto fino a qui e per questa campagna. Io - ha aggiunto il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina - sono sempre più convinto che dobbiamo giocare in squadra più di quanto fatto fino ad oggi sul tema della legalità in tutta la filiera. Coop ha l’ambizione di essere riferimento, e anche noi vogliamo esserlo, perchè giusto che il vostro sforzo sia accompagnato dalle istituzioni. La sfida etica è anche una sfida di competitività di sistema. La Coop è l’esperienza più avanzata in questo senso, che dimostra che quando tu insisti sulla responsabilità, la legalità, sui valori, non è un lavoro che pesa e zavorra, ma un elemento di competitività per l’azienda, perché costruisci un rapporto fiduciario con produttori e consumatori. E se parte un lavoro competitivo, in senso positivo, su questo tema, anche con altre aziende, è un vantaggio per tutti. Oggi, aggiungo, il caso ha voluto che si voti alla Camera la legge contro lo spreco alimentare, che poi andrà in Senato. È una legge figlia della stagione di Expo, è un passo importantissimo che intreccia molto il rapporto con le reti distributive. E a differenza della Francia, che in questo senso sanziona chi non fa, qui la prospettiva è premiare chi fa bene”.
“Nel 2014 abbiamo iniziato ad affrontare il tema delle innovazioni anche nel contrasto all’illegalità - ha aggiunto il Ministro - con #Campolibero e la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, prendendo a piene mani dalle esperienze di associazionismo e sindacali. È stato il punto di partenza di una iniziativa che si è strutturata nell’impostazione della Rete, che sta vivendo ancora una fase di messa a punto, ma a cui abbiamo affiancato anche la proposta di legge contro il caporalato ora in Senato, che per me è cruciale per completare il lavoro, è una delle vere eredità di Expo dove si è molto parlato, giustamente di legalità, lavoro e agroalimentare italiano, e più riusciamo a spingere ora più avremo risultati concreti. Importante che Coop ci sostenga e ci “sfidi” nel far aderire le proprie aziende partner alla Rete, per spingerci a mettere a punto regole sempre più efficienti e facili per l’adesione. È un’occasione buona per lanciare il messaggio che le associazioni dei produttori vivano questa campagna di Rete come elemento identitario, associativo, che muove da una consapevolezza legata a valori di riferimento, ad un ragionamento che deve portare questi valori ad essere una premessa. Possiamo fare molto su questo fronte, ma perché ciò accada serve il lavoro e l’iniziativa di tutti, come ha fatto Coop, che ha voluto farlo di sua iniziativa diventando un modello, senza che nessuno dalle istituzioni glielo abbia chiesto. È una grande presa di coscienza di responsabilità sociale. In questo senso la legge sul Caporalato è fondamentale non solo per aspetti penali, ma anche proprio per il potenziamento e ramificazione della Rete. Ma un altro grande tema che riguarda l’etica e l’agricoltura è il piano di interventi per l’accoglienza lavoratori stagionali coordinato dal Ministro del Lavoro Poletti, che ha l’ambizione di superare la ghettizzazioni di situazioni scandalose che abbiamo ancora in alcuni territori del nostro Paese, e che vanno superate in maniera concreta e operativa. È un lavoro di coordinamento tra Ministero Lavoro, a cui sono grato e realtà locali che è già in atto, stiamo facendo l’elenco dei territorio dove intervenire, le prossime settimane saranno quelle del raccordo con gli enti locali di riferimento. E in questo stiamo procedendo al di là dell’iniziativa parlamentare”.
Attività legislativa e parlamentare che comunque è importantissima, come sottolinea ancora Coop.
“Da parte sua Coop partecipa, con gli altri soggetti della filiera agricola, al Tavolo voluto dai Ministeri competenti e sta svolgendo una parte attiva anche sul versante del disegno di legge contro il Caporalato, tanto da aver chiesto assieme alle altre sigle della grande distribuzione di essere ascoltata in audizione - sottolinea Stefano Bassi, presidente Ancc-Coop (Associazione Cooperative di Consumatori a marchio Coop) - ma il ruolo dei controlli pubblici è comunque un passaggio imprescindibile per il funzionamento di un sistema che voglia seriamente raggiungere obiettivi di prevenzione e repressione di un fenomeno. Fenomeno che evidenze recenti dimostrano sempre di più essere di portata nazionale. Proprio allo scopo di favorire l’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo, noi ci siamo mossi volontariamente con il coinvolgimento delle aziende nostre fornitrici, e stimiamo che altri possano seguirci su questo stesso terreno ma occorre avere consapevolezza che tutta intera la grande distribuzione è responsabile di circa la metà delle vendite di ortofrutta in Italia. Ne consegue che l’altro 50% sfugge al filtro della grande distribuzione. Cogliamo questa occasione - e lo ribadiremo anche in audizione in Parlamento - per rivolgere la proposta di collegare l’accesso a qualsivoglia finanziamento pubblico o beneficio di natura fiscale all’iscrizione alla Rete in una logica di incentivo e sprone all’adesione. Crediamo che così facendo potremmo dotarci di una misura più efficace nella lotta comune al caporalato”. In impegno importante, perché “c’è un lato oscuro nel settore agroalimentare italiano - conclude Coop - e quelle ombre arrivano direttamente sulle nostre tavole. Sono i frutti finali delle filiere sporche, quelle che stando agli ultimi dati interessano ancora oggi qualcosa come 400.000 lavoratori, stranieri nell’80% dei casi. Un’emergenza sociale drammatica su cui si deve intervenire”.
Focus - I protagonisti della campagna “Buoni e Giusti Coop”
È il punto di snodo da cui partono le attività di controllo su prodotti, filiere e fornitori. 41 tecnici all’opera (ai quali se ne aggiungono altri 80 presso le Cooperative) con un budget di 9 milioni di euro nella sola Coop Italia all’anno destinati al presidio della Qualità. Tutto il settore agroalimentare a marchio Coop è presidiato attraverso percorsi di filiera; dall’ortofrutta alle carni, alle uova, al pesce, al latte e derivati, ai salumi, all’olio, al pomodoro. Non è appunto una novità dell’ultima ora, bensì un’idea di presidio nata in Coop ventotto anni fa con la nascita dei primi “Prodotti con amore”.
“Mettiamo in tavola carne non acqua” recitava un fortunato slogan. Allora il pericolo si chiamava estrogeni e pesticidi. Con l’introduzione del marchio Coop su quelle filiere si è completato il concetto di controllo con verifiche che partono dal campo fino alla vendita, certificate da enti esterni e che nel caso di filiere animali comprendono anche le prime fasi di vita e tutti i mangimifici, avendo optato tra l’altro per un’alimentazione priva di ogm. In questo impegno c’è anche il tema dei diritti dei lavoratori. Infatti con l’adesione nel 1998, primi in Europa ottavi nel mondo, allo Standard Etico SA8000 si sono messi in campo nuovi strumenti per presidiare una tematica così delicata e complessa. Ai produttori dei prodotti a marchio si richiede la sottoscrizione di un codice di comportamento basato su questo standard e vengono inoltre effettuate verifiche presso i luoghi di produzione (in questi anni oltre 1.300 ispezioni tra fornitori e subfornitori).
Queste ultime attività sono comprensive di interviste anonime ai lavoratori (in particolare per verificare il rispetto degli orari di lavoro e dei salari) nonché di raccolta informazioni dagli stakeholder locali (sindacato, ong...). Per le filiere particolarmente a rischio i controlli arrivano a coinvolgere anche le aziende agricole con un monitoraggio specifico. In caso di non-conformità alle tematiche in oggetto Coop chiede un immediato piano di miglioramento o, in relazione alla gravità, può anche decidere di escludere dalle forniture i fornitori/subfornitori coinvolti.
Negli ultimi 5 anni Coop ha espulso 7 aziende agricole. Questo impegno negli anni è valso a Coop dei riconoscimenti: nel 2010 Coop è risultata la migliore catena della grande distribuzione europea per quanto riguarda la responsabilità sociale d’impresa (riconoscimento assegnato dalla Federazione “Consumers International” 220 associazioni di consumatori di 155 nazioni), nel 2013 AltroConsumo ha indicato Coop come la catena con le migliori politiche e la maggiore attenzione nel campo della responsabilità sociale di impresa e massima coerenza fra quanto fatto e quanto dichiarato, a giugno 2015 nell’ambito della campagna #FilieraSporca in cui è stata analizzata la filiera delle arance raccolte in Sicilia e Calabria Coop viene definita come “l’operatore più attento alla questione della responsabilità sociale”.
Il ritratto - Ancc-Coop (Associazione nazionale Cooperative di Consumatori - Coop)
È l’organismo di rappresentanza politico-istituzionale e di coordinamento delle grandi, medie e piccole imprese cooperative di consumatori in Italia (94 le imprese ad oggi aderenti). E’ l’ambito da cui prendono forma le iniziative per la tutela dei consumatori e dell’ambiente e il sostegno a azioni di solidarietà e inclusione sociale.
Il ritratto - Bureau Veritas
È una società leader a livello mondiale proprio nei servizi di controllo, verifica e certificazione per la qualità, salute e sicurezza, ambiente e responsabilità sociale, con oltre 400 mila clienti in 140 diversi Paesi. Fare questo tipo di controlli e ispezioni è un mestiere delicato e difficile, che richiede estremo rigore, perché su questo si basa la fiducia di chi compra e la possibilità concreta di migliorare gli standard con cui funziona il mercato.
Coop ha affidato dal 1998 a Bureau Veritas l’attività di controllo presso le aziende fornitrici dei prodotti a proprio marchio e, più in particolare, le visite ispettive nelle filiere più difficili. L’attività di controllo (denominata tecnicamente audit) parte da una serie di verifiche formali della documentazione sia sul piano della sicurezza che dei rapporti con i lavoratori. I referenti in questo caso sono i dirigenti delle risorse umane, i responsabili acquisti e della sicurezza. Poi seguono le interviste dirette con gli stessi lavoratori, con garanzia di pieno anonimato e le visite ispettive anche nei luoghi di raccolta del prodotto, spesso gestite da soggetti diversi. Visite che possono essere a sorpresa, passando prima dai campi che in azienda, magari al tramonto, per vedere se l’orario di lavoro dichiarato e pagato corrisponde con quello effettivamente svolto. Le visite possono interessare anche la situazione abitativa soprattutto per i lavoratori stagionali.
Nel 2015 gli audit fatti per Coop da Bureau Veritas sono stati complessivamente oltre 120. Con riferimento alle filiere più delicate 15 giornate di ispezione hanno riguardato la raccolta del pomodoro, 9 la raccolta dell’uva. Poi circa 80 sono stati i controlli relativi alla raccolta di arance e clementine con 22 fornitori visitati e ben 57 subfornitori.
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