"I giovani, lo si può vedere al Salone del Gusto, hanno fatto una scelta di vita, e si rivolgono con sempre maggiore attenzione all'agricoltura. Un'agricoltura vista come occasione di interesse e di lavoro, non più considerata "Cenerentola". In agricoltura, c'è poi una rivoluzione in atto, che si ispira alla qualità, e non più alla quantità, che interessa tante tante piccole imprese": è questo il primo pensiero che Carlo Petrini, a capo di Slow Food, esterna, in conferenza stampa, a Torino sulla moda che avanza nel vino, nel cibo e nell'alimentazione. Un Petrini soddisfatto, che spazia, su precise domande, anche su altri importanti argomenti, come ad esempio "sul rapporto tra consumatori, e la massa del supermercato quotidiano”. “Credo che il discorso del prodotto elitario – ha detto Petrini - sia sbagliato. Questi prodotti di nicchia sono un’avanguardia che, nella misura in cui diventa mito, si trascina dietro tutto il comparto. Inoltre, la questione dei prezzi non è più esistenziale: riguardo all’alimentazione, è troppo riduttivo catalogare i consumatori dal punto di vista del reddito. In Italia, oggi per mangiare si spende meno del 15% del reddito, contro il 60% dei nostri nonni. Ci sono due tipi di famiglie: quella per cui mangiare non ha un gran rilievo e preferisce investire in altri beni, e quella, non più elitaria, in cui si dà al cibo un valore aggiunto che riguarda la salute, il piacere, la tradizione culturale e la socialità. Di quest’ultima famiglia fa parte un numero enorme di persone. Slow Food non vuol correre dietro al primo tipo di famiglia, ma assistere ed educare sempre di più la seconda. Insomma, dobbiamo "assaltare" i McDonald’s: lasciamoli in pace e pensiamo piuttosto a tutti quelli che i McDonald’s non li vogliono".
"Ma tutto questo grande interesse per ciò che è vino, cibo, alimentazione, piacere di vita, di cui tanto oggi si parla sui mass-media, in maniera anche elitaria, non rischia di essere bruciato nel volgere di breve tempo?" A questa nostra domanda, Petrini ha risposto dicendo che "non credo sia una moda, perché è un’esigenza basata in parte su un reale bisogno del consumatore e in parte sulla paura, quando ad ogni pie’ sospinto scoppia uno scandalo alimentare. Siamo in presenza di un fattore estremamente nuovo per la società italiana. Non è riconducendolo ad un fattore come la moda che si può capire questo fenomeno, che coinvolge non solo l’alimentazione ma anche altri settori come ad esempio il turismo”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025