La Pasqua degli italiani è “fai da te”: più di 8 italiani su 10 prepareranno piatti casalinghi tradizionali, il 24% degli italiani non acquisterà uova e colombe ma uova “vere”, 400 milioni; è l’unico prodotto che ha visto aumentare gli acquisti nel 2013 (+2%) in netta controtendenza con il calo del 3,9% fatto registrare in generale per l’alimentare. Irrinunciabile la gita fuori porta. Così la Coldiretti che dichiara: “la Pasqua 2014 si classifica tra le più casalinghe degli ultimi decenni per effetto della crisi, con un ritorno al “fai da te” che non si registrava dal dopoguerra per ben 5 milioni di italiani, dimostrato anche dal boom di uova “ruspanti” utilizzate per le ricette tradizionali o come elementi decorativi, dipinte a mano, per abbellire le case”.
“Per le principali portate - continua Coldiretti - anche se l’agnello sarà presente sulle tavole di più di un italiano su 3, si riducono i prezzi della carne di agnello con le quotazioni di carni ovine e caprine in calo dello 0,3% su base congiunturale per effetto della crisi. Per la cena del Venerdì Santo a calare è anche il prezzo del pesce fresco di mare di pescata dell’1,2% su base congiunturale e dell’1,4% sul 2013.
Ma un vero crollo si registra per le verdure e la frutta vendute a prezzi inferiori rispettivamente del 6% e del 3,7% rispetto allo scorso anno. Questo trend negativo - precisa Coldiretti - è dovuto per effetto di una andamento stagionale anomalo con il caldo che ha favorito l’anticipo e la maturazione contemporanea dei prodotti ma anche per il crollo nei consumi da parte delle famiglie che continuano a tagliare le spese per l’alimentazione. Il caldo - continua la Coldiretti - ha anticipato l’arrivo di molte primizie sul mercato e stravolto completamente le offerte stagionali normalmente presenti su scaffali e bancarelle in questo periodo dell’anno. La finta primavera ha provocato uno shock alle coltivazioni ingannate dall’insolito tepore che ha fatto maturare in modo repentino e simultaneo gli ortaggi rendendo impossibile una programmazione scalare della raccolta e favorendo la riduzione dei prezzi”.
“Accanto al pesce del Venerdì Santo e alla carne di agnello, nella lista dei prodotti preferiti per la Pasqua - continua la Coldiretti - si trovano i dolci: al numero uno, l’immancabile pastiera napoletana che batte la colomba mentre seguono da vicino la pizza di Pasqua e la treccia pasquale. Si tratta di dolci caratterizzati spesso da sapori forti che hanno le uova tra gli ingredienti principali come la scarcedda lucana che è un dolce ripieno di uova sode o la torta pasqualina della Liguria che è un rustico ripieno di verdura, uova e parmigiano. In Friuli Venezia Giulia - precisa la Coldiretti - è il tempo delle titole, piccole treccine dolci che avvolgono un uovo colorato di rosso mentre in Campania spopola la pastiera, un capolavoro napoletano con ricotta, germe di grano e buccia d’arancio. E ancora in Calabria - conclude la Coldiretti - si prepara la cuzzupa, una pagnotta dolce la cui dimensione cresce con l’età del membro familiare, ma anche pitte con niepita che sono dolci a forma di mezzaluna da mangiare sia caldi che freddi”.
“La preparazione casalinga dei piatti tradizionali è - sostiene la Coldiretti - un’attività tornata ad essere gratificante per uomini e donne che si svolge proprio nella settimana che precede la Pasqua. Gli italiani ai fornelli - continua la Coldiretti - trovano supporto nel boom delle pubblicazioni e delle trasmissioni televisive dedicate alla cucina, ma anche da internet dove si contano oltre 415.000 italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web centrate sul cibo, e sono invece complessivamente oltre 1,4 milioni quelli che vi prendono parte, comprendendo coloro che vi ricorrono solo in condizioni particolari come le feste. Una fonte di informazione utile per cercare di riportare in tavola sapori esclusivi della tradizione pasquale destinati a rimanere solo un piacevole ricordo per tutto il restante periodo dell’anno”.
“Sono, invece, circa 250.000 gli italiani che trascorreranno il giorno di Pasqua in uno degli oltre 20.000 agriturismi presenti sul territorio nazionale”, precisa la Coldiretti sulla base delle previsioni dell’associazione agrituristica Terranostra. “Per le feste - sottolinea la Coldiretti - torna per la maggioranza degli italiani il viaggio a breve raggio da realizzare in giornata”. “Una tendenza che interessa anche la tradizionale gita in agriturismo dove - secondo Terranostra - molte aziende si sono attrezzate con l’offerta di alloggio e di pasti completi ma anche di colazioni al sacco o con la semplice messa a disposizione spazi per picnic, tende, roulotte e camper per rispettare le esigenze di indipendenza di chi ama prepararsi da mangiare in piena autonomia ricorrendo eventualmente solo all’acquisto dei prodotti aziendali di campagna amica”.
“La capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo e - continua Coldiretti - la qualità più apprezzata dagli ospiti specialmente nel periodi delle feste dove c’è l’opportunità di gustare ricette del passato custodite gelosamente nelle campagne. L’agriturismo non è, però, più solo mangiare con le aziende autorizzate alla ristorazione (10.144) che sono state sorpassate in numero da quelle che offrono anche altri servizi salite a ben 11.982 con attività come l’escursionismo (3.324), la mountain bike (2.785), i corsi di cucina, orto, cucito o altro(2.009), l’equitazione (1489), il trekking (1821), le fattorie didattiche per i più piccoli (1.251) e le osservazioni naturalistiche (932) che sono in rapida espansione. Per scegliere l’agriturismo giusto il consiglio - continua la Coldiretti - è quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti come www.terranostra.it o www.campagnamica.it. È arrivata anche la nuova App di Terranostra, scaricabile gratuitamente, che fornisce tutte le informazioni sull’agriturismo prescelto. Senza dimenticare - conclude la Coldiretti - il passaparola tra parenti e amici che, per le vacanze in campagna, è sempre molto affidabile”.
Focus - Per Pasqua, nelle tavole degli italiani non mancheranno i salumi, una tradizione che arriva da lontano
Per Pasqua, nelle tavole degli italiani non mancheranno i salumi, una tradizione che arriva da lontano. Previsto un consumo di 13.000 tonnellate di salumi, tra salami, coppe e capocolli per un valore al consumo di 0 milioni di euro. A dirlo la Assica, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria. Un’antica consuetudine della cultura gastronomica di tutta la penisola che risale al Medioevo e legata alla macellazione del maiale. Questa, infatti, avveniva in genere dal giorno di Santa Lucia (13 dicembre) a quello di Sant’Antonio (14 gennaio) dove si ottenevano salami che, insaccati nell’intestino dell’animale avevano periodi di stagionatura diversi: molto breve per quelli ottenuti con il duodeno, più lungo per i salami preparati con il grosso intestino e di molti mesi, per quelli preparati con l’ultimo tratto, denominato gentile (o “culare”). In modo analogo, avveniva per le coppe o capicolli avevano una stagionatura più breve delle spalle e dei prosciutti, pronti dopo molte stagioni e quindi denominati prodotti stagionati. Da non dimenticare che vi erano anche prodotti salumieri di più o meno rapido consumo, come le salsicce, i cotechini e gli zamponi, utilizzati entro la primavera successiva la macellazione. L’addio pre-quaresimale alla carne (il Carnevale) si celebrava con salsicce o fette di salame cotte nel vino bianco, e il giorno di Pasqua, dopo 40 giorni, si poteva finalmente tornare a consumare tutti i salumi che, in primavera, avevano raggiunto il giusto grado di stagionatura.
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