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LA PATATA DELLA DISCORDIA: LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE UE DI PERMETTERE LA COLTIVAZIONE DELLA “AMFLORA” OGM INFIAMMA L’AGRICOLTURA ITALIANA. TANTI CONTRARI, DA ZAIA A COLDIRETTI. MA CONFAGRICOLTURA: “APRE A NUOVE POSSIBILITÀ”

Passerà alla storia come “la patata della discordia”: la decisione della Commissione Ue di autorizzare la coltivazione dalla “Amflora”, il tubero Ogm prodotto dalla multinazionale tedesca Basf, ha suscitato una levata di scudi da parte del mondo agricolo e politico italiano, contrario al provvedimento, ad eccezione di Confagricoltura. Mentre i Verdi già parlano di referendum per “evitare che gli Ogm vengano coltivati in Italia”, e Legambiente parla di “decisione scellerata”, il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia commenta: “la decisione presa oggi dalla Commissione europea ci vede contrari. Il fatto di rompere una consuetudine prudenziale che veniva rispettata dal 1998 è un atto che rischia di modificare profondamente il settore primario europeo. Non solo non ci riconosciamo in questa decisione - commenta il Ministro - ma ci teniamo a ribadire che non permetteremo che questo metta in dubbio la sovranità degli Stati membri in tale materia. Da parte nostra proseguiremo nella politica di difesa e salvaguardia dell’agricoltura tradizionale e della salute dei cittadini. Non consentiremo che un simile provvedimento, calato dall’alto, comprometta la nostra agricoltura. Per questo valuteremo la possibilità di promuovere un fronte comune di tutti i Paesi che vorranno unirsi a noi nella difesa della salute dei cittadini e delle agricolture identitarie europee”.
Sulla stessa linea la Coldiretti: “con la pericolosa fine della moratoria in pieno contrasto con la volontà dei cittadini, la Commissione Europea - ha detto il presidente, Sergio Marini - ha anche annunciato la storica intenzione di presentare entro l’estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivare o meno Ogm sul proprio territorio, invertendo l’attuale quadro normativo. Questo darà finalmente la possibilità all’Italia e alle sedici regioni che si sono già dichiarate Ogm free di vietare la coltivazione nei loro territori. Stando cosi le cose - precisa Marini - l’Europa autorizzi pure quello che vuole, tanto in Italia continueremo a non coltivarli”.
Su posizioni diametralmente opposte la Confagricoltura: “l’autorizzazione della Commissione Europea alla coltivazione della varietà di patata transgenica Amflora interrompe un embargo di anni, aprendo una finestra di possibilità nuove per l’agricoltura in Europa.Questa notizia è il segno che si vuole finalmente porre fine al paradosso secondo cui in Europa si devono consumare prodotti contenenti Ogm, ma non consentire agli agricoltori di utilizzare varietà geneticamente modificate nei loro campi. “D’altra parte, un’inchiesta apparsa ieri sul quotidiano francese “Les Echos” - aggiunge Confagricoltura - spiega che gli Ogm, nel mondo, coprono ormai una superficie pari a 134 milioni di ettari: il 9% delle colture mondiali. Gli Ogm, scrive ancora il quotidiano francese, si concentrano in sole 4 piante: soia, mais, cotone e colza. Le prime due raggiungono l’83% del totale e per la soia più di 3 ettari su 4 nel mondo producono piante geneticamente modificate. La prossima tappa - avverte “Les Echos” - sarà probabilmente la conquista dell’Asia. A novembre il comitato cinese per la biosicurezza ha dato parere positivo sulla coltura del riso transgenico, aprendo la porta alla sua commercializzazione entro qualche anno. E se la Cina si sveglia scegliendo gli Ogm per poter nutrire tutti i suoi abitanti, i dati su questo mercato cambieranno profondamente. Le indicazioni che continuano ad arrivarci dal resto del mondo in tema di Ogm sono da tenere, responsabilmente, nella massima considerazione - chiarisce Confagricoltura - e confidiamo che l’Europa, come l’Italia, non rimangano fuori da una partita essenziale per il futuro dell’agricoltura e delle nostre imprese. Rifiutare queste nuove tecnologie e impedire la ricerca, come sta avvenendo con la “sospensiva di fatto” della formalizzazione delle linee guida per la sperimentazione in pieno campo già condivise da tempo nella Conferenza Stato Regioni, potrebbe rappresentare un danno per il Paese, ed una libertà in meno per i nostri imprenditori agricoli”.
Ma se per l’organizzazione delle imprese agricole la patata Ogm è un passo avanti, per Slow Food, si tratta di “un passo indietro nel comportamento che l’Europa seguiva dal 1998, guidato innanzitutto dal principio di precauzione. Un comportamento che aumenta il divario tra Commissione Europea e Stati Membri, i quali si sentono sempre meno rappresentati. Gravissimo - commenta il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese - che il primo atto del nuovo commissario (il maltese John Dalli) sia quello di interrompere una moratoria sacrosanta stabilita sulla base di una preoccupazione precisa riguardante la nostra salute. Questo dimostra come la questione si decida in base a interessi economici delle multinazionali senza prendere in considerazione le gravi incognite per la salute dei cittadini, i quali non hanno scelto il signor Dalli come loro rappresentante, ma saranno obbligati a subire gli effetti di una decisione presa in maniera assolutamente verticistica. Quando iniziarono a sperimentare la patata Ogm - osserva Burdese - avevano dichiarato che avrebbe avuto principalmente applicazioni industriali e invece ora, oltre a essere coltivata, potrà anche essere usata nei mangimi animali, introducendo quel carattere di resistenza agli antibiotici anche nella filiera dell’alimentazione umana”.

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