La “private label” del vino è un fenomeno in crescita in tutto il mondo. Se in Italia ci hanno puntato da tempo insegne della gdo come Coop, guardando soprattutto sull’alto di gamma ed i vini a denominazione, ma non solo, in Usa valgono oltre il 17% di tutte le vendite di vino, in Uk si arriva addirittura al 35%. Ma non è un prodotto solo appannaggio della grande distribuzione, perché tra ristoranti ed hotel di alto livello, si fa sempre più strada una sorta di “private label d’autore”, con delle vere e proprie “blending session” per creare il vino ad hoc per ogni realtà. Come quella firmata da Meregalli, leader della distribuzione di wine & spirits di alta gamma in Italia, andata in scena ieri nella cantina toscana del gruppo, la Tenuta Fertuna (che già firma la private label di Virgin Wines, il ramo vinicolo della galassia Virgin del miliardario e visionario Richard Branson, ndr), dove a “farsi” il proprio vino sono stati la chef stellata inglese, ma di origini italiane, Angela Harnett, del ristorante Murano di Londra, e Luke Holder, alla guida del suo omonimo ristorante nell’hotel 5 stelle lusso Lime Wook, nell’Hampshire.
“Le private label funzionano molto bene all’estero anche su grandi numeri di produzione su singola etichetta - spiega a WineNews Marcello Meregalli - in Italia, invece, è un mercato più di nicchia con numeri più piccoli e dedicati all’uso interno di un cliente e meno alla vendita verso un pubblico amplio. In futuro vediamo che sicuramente questo trend verso l’estero, soprattutto in progetti con testimonial o aziende riconosciute, continuerà ad espandersi. Sul mercato Italia nel breve termine non vediamo questa espansione come strategica, mentre come servizio per la clientela continuerà ad essere sicuramente un importante strumento di vendita in più”.
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