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La produzione enoica mondiale mostra segni di crescente omogeneità varietale con l’espandersi dei vitigni internazionali. Cabernet Sauvignon balza al primo posto come vitigno più coltivato al mondo. Lo dice uno studio del “Journal of Wine Economics”

La produzione enoica mondiale mostra segni di crescente omogeneità varietale con l’espandersi dei vitigni internazionali. Il Cabernet Sauvignon balza al primo posto come vitigno più coltivato al mondo. Lo dice uno studio del Journal of Wine Economics. Insomma, nonostante le sfide competitive dei produttori per cercare di differenziare i loro prodotti, i 35 vitigni più coltivati al mondo hanno visto la loro quota di superficie globale aumentare del 59% nel 2000, arrivando al 66% nel 2010. 12 dei 44 paesi presi in considerazione nello studio del Journal of Wine Economics hanno avuto più di un terzo della loro superficie totale coltivata a vigneto, “popolata” con i rispettivi vitigni più popolari.

Lo studio, dal titolo “Changing Varietal Distinctiveness of the World’s Wine Regions: Evidence from a New Global Database” (Il cambiamento varietale distintivo delle regioni vinicole del mondo: Prove da un nuovo database globale), ha attinto i dati da più di 600 regioni vinicole in 44 paesi e 1.300 vitigni, coprendo fino al 99% della produzione globale di vino.

Il vitigno più allevato è risultato, al 2010, il Cabernet Sauvignon. Raddoppiata la quota di impianto per il Merlot, mentre per il Tempranillo e lo Chardonnay è addirittura triplicata. Sale in popolarità anche il Syrah, che passa dalla trentacinquesima posizione alla sesta fra le varietà più coltivate. Sauvignon Blanc e Pinot Nero approdano nella top ten. Al contrario, l’Airén scivola dal primo al terzo posto, mentre il Grenache passa dal secondo al settimo e il Sultaniye crolla dal terzo al trentacinquesimo posto. I vitigni a bacca rossa aumentato il loro peso, crescendo dal 49% al 56% tra 2000 e 2010.

La ricerca ha evidenziato un particolare aumento dei vitigni “francesi”, la cui copertura del vigneto globale è salita dal 26% al 36%. Questo è stato particolarmente evidente nel Nuovo Mondo, dove questa percentuale è passata dal 53% al 67% in 10 anni.

Nel complesso, la relazione ha rilevato che l’area globale dedicata alla produzione di uva da vino è scesa di quasi il 6% nel corso del primo decennio del 21esimo secolo. Soprattutto a causa delle diminuzioni di impianti in Spagna e in Portogallo, dove la superficie vitata è calata rispettivamente del 13% e del 20%. Tale calo è stato in parte compensato dall’espansione del 30% dei vigneti sia negli Stati Uniti sia in Georgia, del 40% nella Repubblica Ceca e del 220% in Nuova Zelanda.

Guardando al futuro i vigneti di tutto il mondo, sottolinea lo studio, tendenzialmente andranno sempre più verso un’omogeneità, anche a causa del processo di sviluppo dei vigneti in Cina.

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