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L’INTERVISTA

“La reputazione del “gusto italiano” mai così alta. Due canditati per il nostro arrivo nelle Langhe”

Parla Riccardo Illy, guida del “Polo del Gusto”, che riunisce le attività extra-caffè del Gruppo Illy (come la cantina Mastrojanni, a Montalcino)
CIOCCOLATO, MADE IN ITALY, MASTROJANNI, POLO DEL GUSTO, RICCARDO ILLY, vino, Non Solo Vino
Riccardo Illy tra le botti della cantina Mastrojanni, a Montalcino

“L’immagine e la reputazione del “gusto italiano” - declinato nei settori moda, mobili, design, gioielli e agroalimentare - è probabilmente oggi ai livelli più alti mai raggiunti dal nostro Paese. Se in qualunque capitale mondiale si chiede quali siano i dieci migliori ristoranti, per fare un esempio, nella lista la maggioranza saranno probabilmente italiani. In Cina, per fare un altro esempio in un settore inconsueto, la marca di orologi considerata migliore è italiana, non svizzera. A causa di una inadeguata percezione di questo vantaggio competitivo e della spesso inadeguata dimensione e organizzazione delle piccole micro imprese italiane i benefici di questo momento magico sono ancora sfruttati solo in parte”. Parole, a WineNews, di Riccardo Illy, alla guida del Polo del Gusto la sub-holding del Gruppo Illy che raggruppa tutti i marchi extra-caffè, tra cui la cantina Mastrojanni, chicca enologica del territorio del Brunello di Montalcino, ma anche la griffe del tè, Dammann Frères, e ancora Agrimontana, tra i marchi più celebri sul fronte della frutta lavorata e delle marmellate, il cioccolato Domori (che include anche le realtà inglesi Prestat e Rococo, con quest’ultima acquisita nei giorni scorsi), ed il biscottificio triestino Pintaudi, per un bilancio 2021 che, per la prima volta, ha superato i 100 milioni di fatturato, segnando un +36% sul 2020, e un +13% sul 2019.
E che guarda al futuro con tanti progetti, spiega Riccardo Illy. “Ciò che lega tutte le società che fanno parte del Polo del Gusto non è solo una qualità riconoscibile come tale dal consumatore, ma un concetto più ampio di alta gamma come filosofia di tutti i processi produttivi, dalla selezione delle migliori materie prime all’artigianalità di ogni dettaglio, elementi che fanno parte di uno storytelling autentico di tutti i nostri brand. Vogliamo avvicinarci sempre di più ai nostri consumatori raccontando i nostri valori e per questo abbiamo messo a punto il brand e il modello di business per l’apertura di negozi plurimarca del Gruppo. Il primo flagship store aprirà a settembre e poi ne seguiranno altri, in città di medie dimensioni del nord-est e nei luoghi di transito, come gli aeroporti, insieme ad un digital store online”. Un progetto di sviluppo che va avanti, seppur in uno scenario economico e geopolitico evidentemente complesso.
“Quello attuale è un quadro economico di grande incertezza. Da un lato, il mercato dell’horeca, dopo l’allentamento delle misure anti-Covid, è in fase di forte ripresa grazie soprattutto al ritorno dei turisti. Dall’altro, le conseguenze della guerra in Ucraina (aumento del costo dell’energia e carenza di diverse materie prime e semi-lavorati) e la recrudescenza della pandemia fanno temere una recessione nella seconda metà dell’anno. La ripresa in corso - sottolinea Illy - è, peraltro, frenata dalla carenza di personale sia nel settore alberghiero/ristorazione sia in quello del trasporto aereo. Solo la fine della guerra e la definizione della direzione che prenderà la pandemia (recrudescenza, scomparsa o endemizzazione) consentiranno di superare l’incertezza e di tornare lentamente alla normalità, anche nel settore della logistica globale”. Sul fronte del vino, non è un mistero che, dopo Montalcino, il Polo del Gusto punta su Barolo. Uno sbarco sfumato, per ora, ma sono attese novità. “La nostra esplorazione nell’area di Barolo non si è fermata. Nella fase di approfondimento per l’acquisizione di un’azienda, purtroppo, la fuga di notizie ha messo in crisi le trattative, così ora i candidati nelle Langhe sono due”, spiega Riccardo Illy.
Ma guardando ad un gruppo così articolato, con un portafoglio prodotti di alto livello ma diversi tra loro, viene da chiedersi quanto aiuti, dal punto di vista distributivo, poter fare sinergia tra eccellenze diverse del vino, della pasticceria e non solo. “Le società del Polo del Gusto - spiega l’imprenditore triestino - beneficiano di due grandi vantaggi distributivi, sia in Italia sia all’estero: da un lato, la nave “incrociatore” del Gruppo illy (di cui il Polo fa parte), la illycaffè, ha già rotto il ghiaccio in quasi 150 mercati e apre le porte dei grandi clienti internazionali, come le catene alberghiere luxury; dall’altro, Domori, con la sua rete distributiva in Italia e con la sua struttura export, distribuisce presso la migliore clientela nazionale e internazionale i prodotti delle società consorelle. Migliorando così efficacia e efficienza della distribuzione e consentendo alle società minori, come Prestat, Rococò, e Pintaudi, di concentrarsi sugli aspetti produttivi”.
Un altro obiettivo dichiarato, è la quotazione in Borsa: “siamo alla ricerca di un partner finanziario per il Polo del Gusto, un’operazione complessa perché cerchiamo investitori di lungo termine con un ingresso in holding tra i 50 e i 100 milioni. Questa “taglia” finanziaria non è semplice, e così ci stiamo orientando su due operazioni distinte più gestibili, una sul capitale di Domori e una su Dammann Frères con due soggetti interessati a rilevare le quote. Questa cessione di quote permetterebbe al Polo del Gusto di aumentare la cassa disponibile per fare ulteriori acquisizioni”.
Ma, intanto, altre novità, a breve, sono in arrivo per il Polo del Gusto. “È imminente, a fine luglio2022, l’ingresso nel gruppo - racconta Illy - di una società di produzione di succhi di frutta e confetture bio. E questo della naturalità della frutta è un tema che mi sta molto a cuore, con un serio orientamento alla sostenibilità, che, per le nostre Società Benefit, è garantita dalle certificazioni B-Corp. Mi piacerebbe reinventare la caramella come Gianluca Franzoni (fondatore di Domori, ndr) ha fatto con il cioccolato, riportandolo alle proprie origini e realizzando due piantagioni di Criollo. Oggi la caramella è un prodotto totalmente artificiale e svilito, basta osservare gli ingredienti sulle confezioni. La mia idea è realizzare una caramella naturale, al 100% di frutta, prodotta dalla sola concentrazione dei suoi aromi e dei suoi zuccheri”.

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