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LA RISCOSSA DELL’AGRICOLTURA DEL SUD SI ALIMENTA CON LE AGROENERGIE: LA PUGLIA STUDIA UNA BANCA-DATI PER LE BIOMASSE PER PIANIFICARNE SVILUPPO E UTILIZZI, IN SICILIA NEI TERRENI CONFISCATI ALLA MAFIA SI SPERIMENTA LA PRODUZIONE DI BIODIESEL

L’agricoltura del Sud Italia, messo in ginocchio dalla crisi economica e da politiche spesso poco lungimiranti, guarda al futuro anche attraverso le agroenergie. Puglia e Sicilia hanno messo in campo due progetti, rispettivamente per una banca dati per monitorare le biomasse e per la coltivazione di biodisel, che in un futuro non lontano potrebbero rappresentare un’importante fonte di approvvigionamento energetico e di sostegno economico per gli agricoltori.

Partiamo dalla Puglia, tra le regioni più attive al Sud in materia di agroenergie, dove la crescente attenzione a questa attività ha creato la necessità di una banca dati per agevolare la programmazione e incentivarne lo sviluppo. Il progetto, denominato “Probio”, prevede, per ciascun territorio comunale della Regione, un archivio sempre aggiornato della disponibilità di biomassa derivata da scarti dell’agricoltura, ma anche dai reflui zootecnici. Sulla base di questo, la banca dati fornirà anche la potenzialità di produzione energetica di ogni singolo territorio e insieme l’opportunità economica per gli agricoltori. Il progetto presentato ad Agrienegie, nei giorni scorsi ad Arezzo, rientra nelle attività che la Regione Puglia sta promuovendo in questi anni sul fronte dello sviluppo delle energie rinnovabili. “La spina dorsale delle politiche agricole pugliesi è e resta la produzione d’eccellenza - ha commentato l’assessore alle Risorse Agroalimentari, Dario Stefàno - se non si parte da questo presupposto, non si potrà fare delle agro energie il miglior uso possibile, che non è quello di convertire le colture per produrre gas”. Il programma regionale prevede la divulgazione delle informazioni acquisite dagli studi condotti, l’acquisizione di banche dati regionali sul potenziale di biomasse utili alla definizione dei distretti agroenergetici in Puglia e la valutazione di prefattibilità per la pianificazione e lo sviluppo delle colture a scopo energetico nell’ambito della diversificazione produttiva delle aziende agricole. Di recente è stato approvato il progetto regionale “Certificazione della filiera delle biomasse residuali agro-industriali” formulato a seguito della adesione della Regione Puglia al Progetto interregionale “Certificazione delle filiere bioenergetiche” di cui è capofila la Regione Sicilia, che prende in esame la filiera delle biomasse agroindustriali di sansa esausta prodotta dal ciclo di lavorazione delle olive. Queste biomasse residuali sono di notevole interesse per la Regione Puglia, dove la produzione è diversificata, quantitativamente significativa e qualitativamente idonea per la valorizzazione a fini energetici. E a testimonianza dell’impegno della Regione nel campo delle energie da lavoro agricolo, la Regione ha istituito anche misure economiche per finanziare la realizzazione di impianti a biomasse e per la vendita di energia a terzi da parte delle imprese.

Punta sulla produzione di biodisel, invece la Sicilia, con il progetto “Fi.Sic.a” (Filiera Siciliana per l’agroenergia), per il quale sono stati messi a disposizione anche 20 ettari di terreno confiscati alla mafia. Il progetto siciliano mira al recupero della Brassica Carinata, pianta ideale per produrre biodiesel e per ruotare i campi di grano duro, tra i settori più colpiti dalla crisi. Lo studio, che ha interessato varie provincie siciliane, è partito, in via sperimentale, nel 2006, con qualche centinaio di ettari arrivando per il 2008 a oltre 1000 ettari coltivati con la Brassica Carinata, il cavolo d’Abissinia, dai cui semi si ottiene un ottimo biodiesel. La scelta della Brassica Carinata, pianta non food, è stata verificata mediante una pre-produzione in 28 campi sperimentali in Val Dittaino e si è dimostrata agronomicamente ed economicamnete idonea ad entrare in rotazione con il grano duro. Secondo gli studiosi, si adatta benissimo alle caratteristiche climatiche della Sicilia e contribuisce a migliorare i terreni, sia sul piano chimico che su quello strutturale. La sperimentazione si è posta come obiettivo finale la produzione di 1000 litri di biodiesel per ettaro ad un costo di 300-350 euro, utilizzabile da trattrici costruite dopo il 1992 senza modifiche meccaniche. Numerosi gli aspetti positivi tra i quali la biodegradabilità di questo biodiesel che quindi non contribuisce all'effetto serra, riduce le emissioni di monossido di carbonio e di idrocarburi incombusti, non contiene zolfo, riduce la fumosità dei gas di scarico, non presenta pericoli di autocombustione e che infine giova oltre che ai polmoni, anche ai motori grazie al suo potere detergente.

“I sottoprodotti dati dalla lavorazione del granello di Brassica - spiega Luca Lazzeri del Centro di ricerca per le colture industriali di Bologna - risulterebbero idonei per varie altre utilizzazioni: a partire dalla realizzazione di fertilizzanti organici azotati, oppure ammendanti per migliorare le proprietà chimico-fisiche e biologiche dei terreni orticoli; gli scarti possono anche essere utilizzati per alimentare caldaie di piccolo-medie dimensioni”.

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