Dalla rinascita del Sagrantino al suo successo, nella cantina che ne è stata l’artefice la sperimentazione è continua, oggi nel segno dell’alta tecnologia e la sostenibilità per il futuro: per la prima volta in Italia, nei vigneti del celebre rosso dell’Umbria della Arnaldo Caprai una grande ventola anti brina contro le gelate è la risposta hightech all’accensione di fuochi nei vigneti, la cui gestione smart ha permesso alla cantina negli anni di risparmiare metà delle ore lavorative e di ridurre di 1/3 l’uso dei fitofarmaci in vigna.
L’esperimento pionieristico - nel progetto Agroclim Technology della Regione Umbria - è solo l’ultimo di una serie che Caprai ha messo in campo in un sistema integrato di sostenibilità nella gestione dei vigneti e della cantina. “È l’ultimo passo che abbiamo fatto nell’ottica della prevenzione - spiega Marco Caprai - il problema delle gelate primaverili è ormai molto frequente, in Umbria, molto più importante della grandine. Le rivoluzioni non si fanno in un giorno: per fare vera sostenibilità bisogna creare una sorta di ventaglio di soluzioni per portare a perfetta maturazione l’uva, e la ventola è solo l’ultima arrivata di quello che facciamo in vigneto. Da quando abbiamo iniziato a fare sostenibilità a oggi, l’esperienza ci ha portati a modificare il nostro percorso. Oggi in agricoltura c’è la possibilità di attingere a piene mani alla rivoluzione digitale e a strumenti che solo pochi anni fa erano inimmaginabili”.
Come funziona? Il Ventolone è una grande elica retrattile, che quando non è in funzione si ripiega su se stessa scomparendo nel paesaggio vitato. Una volta programmata, parte automaticamente quando i livelli di temperatura scendono sotto la soglia impostata: testato nelle notti in cui a Montefalco si è registrato un forte abbassamento della temperatura, che ha raggiunto circa - 2 °C, nell’area in cui il dispositivo è stato posizionato (copre circa 5-6 ettari) la temperatura è risalita di 5-6 °C. E c’è anche un cannone spara-nebbia, che svolge la stessa azione delle candele antigelo, ma in modo molto più pratico e veloce.
Un modello di viticoltura 4.0 che si traduce non solo in una sostenibilità ambientale a 360 gradi, ma ha anche in effettivi risparmi economici: “abbiamo i dati di una ventina di vendemmie - spiega Caprai - e i risultati sono evidenti: siamo passati da 600 ore di lavoro all’ettaro a 250-300 ore, e la qualità dell’uva è probabilmente migliorata. Abbiamo inoltre i dati di quella che è la parte di Grape Assistence e Smart Meteo che ci consentono una riduzione di 1/3 di utilizzo di fitofarmaci in campagna (con punte di -60% in stagioni favorevoli) sugli standard medi di buone pratiche”.
Una sperimentazione che affonda le radici nel progetto New green revolution, lanciato da Marco Caprai nel 2008 assieme ad altre 8 aziende del Consorzio di Tutela dei Vini di Montefalco (Adanti, Antonelli, Antano, Colleallodole, Perticaia, Scacciadiavoli e Tabarrini), al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie dell’Università degli Studi di Milano e al Parco Tecnologico ed Agroalimentare dell’Umbria. Se i risultati di nuovi test confermeranno i primi, l’azienda è pronta a installare, nel giro di qualche anno, almeno altri cinque dispositivi.
In questo tempo sospeso, dove la campagna non si ferma, “bisogna continuare a innovare, a investire e portare avanti le produzioni nel miglior modo possibile”. Quanto ai problemi delle giacenze di vino e alla riduzione delle rese per la vendemmia 2020, per Caprai “ognuno si deve regolare in base alle sue esigenze. Dobbiamo avere più di un’arma a disposizione, che sia il taglio migliorativo come la vendemmia verde. Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore. Parlare di riduzione delle rese oggi è assolutamente prematuro. Bisogna fare i conti in primis con il meteo. Mi spaventa invece pensare di usare i fondi Ocm per la distillazione obbligatoria: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo, io vorrei avere possibilità di utilizzarli per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, che è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata. Però ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione. Darei la priorità a un Decreto che si occupi della liquidità delle imprese agricole che fosse di facile e pronto utilizzo”.
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