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CRISI

La ristorazione italiana in mezzo al guado, divisa tra chi costruisce ponti e chi nega l’emergenza

La Fipe verso l’Assemblea apre un tavolo su sicurezza e sviluppo. I “Bar Wars” ricorrono al Tar contro il Dpcm, minimizzando la gravità del momento
BAR WARS, CRISI, FIPE, RISTORAZIONE, Non Solo Vino
Il momento più buio della ristorazione italiana

Per il mondo della ristorazione e dei bar è un momento delicatissimo, vissuto tra l’incertezza di un presente che ormai ha la stragrande maggioranza delle attività ad abbassare la serranda, e la costruzione di un futuro che dovrà fare i conti con un’economia da ricostruire e un modello di business da ripensare. Nel frattempo, Fipe-Confcommercio scalda i motori in vista dell’Assemblea annuale 2020, che cade proprio nel bel mezzo di una crisi economica e sociale senza precedenti che, solo nel primo semestre, ha determinato una perdita di fatturato di 19 miliardi di euro, destinati a diventare oltre 26 entro la fine di dicembre. Un quadro in cui, dice la Fipe, diventano essenziali le politiche di rilancio da mettere in campo sin da subito per scongiurare il collasso di un comparto essenziale per la filiera agroalimentare italiana e per il turismo. Iniziando innanzitutto a mettere in fila le idee utili a delineare il percorso da seguire da ora in avanti, che saranno al centro de “La ristorazione tra sicurezza e sviluppo”, l’iniziativa che sarà possibile seguire in diretta sui canali social della Fipe il 18 novembre, cui prenderanno parte Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe - Confcommercio, Carlo Sangalli, presidente Confcommercio, Dario Franceschini, Ministro per il Turismo, Teresa Bellanova, Ministro per le Politiche Agricole, e lo chef Massimo Bottura, diventato ormai la voce istituzionale del mondo della ristorazione.
Ma se da una parte si prova a costruire, ricucire i rapporti sociali e professionali, e definire i primi passi da seguire, dall’altra c’è anche chi non si arrende ai diktat dell’ultimo Dpcm ed alle chiusure dettate dai lockdown locali, che riguardano, con diverse intensità, tutto il Paese. Sono un migliaio i commercianti, imprenditori di bar e locali, pronti a ricorrere al Tar contro le nuove disposizioni di chiusura che, dicono gli organizzatori della protesta, riuniti sotto il nome di “Bar Wars”, potrebbero risultare fatali per molti esercizi già in difficoltà. Guidati da Ilias Contreas e Luca Malizia, nelle settimane del primo lockdown si sono battuti, con buoni risultati, per difendere il cocktail delivery, e adesso raccolgono le firme per presentare ricorso al Tar contro le chiusure, minimizzando l’emergenza sanitaria e anteponendo a questa le necessità economiche del settore. Ricordando che “in Francia e in Germania ci sono già stati casi analoghi, e hanno vinto i cittadini. In caso di vittoria, in Italia si eviteranno i coprifuoco per i bar e i ristoranti oltre il 24 novembre o che vengano ripetuti incondizionatamente nei prossimi mesi. Non ci sono dati che dimostrano che i locali sono responsabili dell’incremento dei contagi nonostante i distanziamenti e le misure di controllo. In compenso i dati economici parlano chiaro sulla rilevanza dell’attività di bar e indotto nel nostro Paese”.

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