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SI SPERA NELLA QUALITÀ

La Sicilia apre la vendemmia 2023. La più lunga d’Italia, e difficile, con cali del -35%

Le stime Assovini e dei produttori siciliani, tra peronospora e caldo. Il via domani, con Settesoli ed il Pinot Grigio, poi, tra 100 giorni, l’Etna

Come accade ormai da anni, sarà la Sicilia a dare il via alla vendemmia, che è anche la più lunga d’Italia, e quest’anno particolarmente complessa e difficile, tra clima e malattie della vite, peronospora in testa, con un calo stimato delle quantità, ad oggi, intorno al -35% su 2022, in generale, ma con una qualità delle uve non compromessa, come detto a WineNews dal presidente della Doc Sicilia, Antonio Rallo (in un pezzo di panoramica nazionale), e come ribadito oggi da Assovini Sicilia, guidata da Mariangela Cambria, che riunisce le 100 cantine più virtuose del continente enoico siciliano.
I primi grappoli di Pinot Grigio, da quanto apprende WineNews, sono già caduti nelle ceste ieri, tra i filari di Cantine Ermès, che copre più areali con più tenute - come le Tenute Orestiadi a Gibellina, dove tra le vigne dimora anche la più grande opera di land art al mondo, “Il Cretto” di Burri, a cui è anche dedicato un vino, come abbiamo raccontato qui) - e domani taglierà i primi grappoli di Pinot Grigio anche Settesoli (tra suoi filari affacciati sul mare, che vi abbiamo raccontato qui). Dando così il via, dunque, alla vendemmia più lunga d’Italia, oltre 100 giorni, quella della Sicilia, e dei suoi tanti territori, tra i più autentici del Belpaese, capaci di incantare gli enoturisti di tutto il mondo, dove le vigne si affacciano sulle coste del Mediterraneo e risalgono fino alle pendici dell’Etna. Con la 2023 che, dunque, si prospetta una delle vendemmie più difficili tra peronospora, situazioni climatiche estreme, hanno messo a dura prova i vigneti.
“La vendemmia più lunga d’Italia, mediamente oltre cento giorni, quest’anno inizierà con un ritardo di dieci giorni sull’annata 2022. Nonostante il susseguirsi di condizioni climatiche estreme - dalle piogge torrenziali di maggio e giugno al caldo estremo di luglio - gli incendi e la presenza di attacchi fungini, tra cui la peronospora della vite, la condizione e la qualità delle uve in Sicilia non sembra essere compromessa. Grazie al ritorno delle temperature più fresche, il calo iniziale, stimato fino al 40% in alcune zone, potrebbe essere inferiore”, spiega la nota Assovini.

Si comincia nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, per poi proseguire con le varietà internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dai vitigni autoctoni. A chiudere questa lunga vendemmia siciliana saranno i produttori dell’Etna, a fine ottobre. “A rendere unica la vendemmia siciliana - commenta Mariangela Cambria, presidente Assovini Sicilia, ed anche guida della cantina Cottanera, sull’Etna - è la varietà degli areali siciliani. Ogni territorio presenta delle condizioni climatiche e dei suoli unici che si traducono nella straordinaria diversità e varietà della produzione vitivinicola siciliana. A circa una settimana dall’inizio della vendemmia è ancora difficile e prematuro fare stime accurate sulla produzione. Sicuramente la Sicilia dimostra di saper governare, grazie ad una agricoltura e tecniche agronomiche sempre più sostenibili, l’effetto dei cambiamenti climatici puntando sulla qualità e non sulla quantità”, conclude Mariangela Cambria. Guardando alla zona della Sicilia Occidentale, “ad oggi la qualità delle uve è ottima, non avendo avuto problemi di oidio né di botrite; a causa del grande caldo abbiamo perso il 40% delle uve, anche se essendo tornate temperature più fresche le uve non bruciate stanno iniziando a riprendere vigoria per cui il calo potrebbe complessivamente essere inferiore. Siamo soddisfatti di come abbiamo gestito il problema peronospora, avendolo fatto preventivamente grazie all’ausilio di capannine meteo che hanno la capacità di indicare elettronicamente la probabilità della malattia, evitando danni irreparabili”, commenta Filippo Buttafuoco, agronomo e tecnico viticolo di Cantine Settesoli.
“Nell’areale viticolo di Regaleali (Palermo), marzo e aprile, tendenzialmente asciutti e freddi, hanno determinato un ritardo nel germogliamento generale di 10 giorni. Questo ritardo ha contribuito a rendere più gestibile il successivo periodo molto piovoso ma tendenzialmente freddo, e reso la pressione delle patologie della vite, quali la peronospora, meno invasiva”, spiegano Lorenza Scianna e Laura Orsi, enologhe della griffe Tasca d’Almerita. Che aggiungono: “attualmente le vigne presentano una chioma adeguata, sono sane e si registra una diminuzione delle temperature medie che lascia presagire una buona maturazione delle uve a partire dall’invaiatura di Pinot Nero e Chardonnay che sta avvenendo in questi giorni. Riguardo alle quantità, anche la Tenuta di Sallier, a Camporeale, dovrebbe rispettare le medie storiche aziendali ma è ancora presto per cantare vittoria. La buona copertura vegetativa protegge l’uva da eventuali bruciature e aiuta a conservare aromi e freschezza. Infine a Mozia, l’isola è poco influenzata dalle condizioni climatiche delle terra ferma, l’alberello dovrebbe maturare subito dopo Ferragosto con quantità che rientrano nelle medie storiche di Mozia e con uve sane e croccanti”, concludono Lorenza Scianna e Laura Orsi.
Guardando al versante a Nord Est, invece, manca ancora qualche mese all’arrivo della vendemmia sull’Etna, dove fino a fine giugno si sono registrate basse temperature e piogge continue, tali da rendere difficili gli interventi in vigna, seguite dal caldo estremo di fine luglio con ridotte escursioni termiche tra giorno e notte e vento caldo. “Grazie alle sabbie vulcaniche molto drenanti, alle altitudini importanti e ventilazione costante, non c’è stata presenza di peronospora e, nonostante i picchi di temperature alte, le piante si mantengono bene”, commenta Maria Carella, enologa di Cantine Nicosia, sul versante Sud est di Trecastagni, Zafferana e Santa Venerina. Sul versante Nord dell’Etna, Patricia Toth, enologa della maison Planeta, conferma che la peronospora è sotto controllo grazie all’arrivo del caldo e delle alte temperature. “Nelle zone alte, intorno a 900 metri, abbiamo delle uve stupende grazie alla diversa ventilazione di queste zone e anche alla struttura dei suoli. A Capo Milazzo, siamo nel Nord- Est dell’Isola, i venti che tante volte possono diventare una sfida quest’anno hanno trovato pace, l’allegagione e anche il controllo degli insetti alla data odierna sta procedendo bene”, conclude Patricia Toth. Spostandoci nel Sud-Est della Sicilia, “la vendemmia 2023 sarà una delle più difficili degli ultimi tempi. Quest’anno, caldo torrido di questi giorni a parte, abbiamo avuto piogge torrenziali e forti raffiche ventose nei mesi di maggio e giugno, importanti per la fioritura delle nostre uve, condizioni climatiche che hanno messo in ginocchio il duro lavoro che ogni giorno con la mia squadra portiamo avanti”, commenta Arianna Occhipinti. Secondo la produttrice, “l’arrivo consistente della peronospora ha causato danni considerevoli per il 30-35 % della nostra futura produzione; i trattamenti di zolfo e rame (unici trattamenti che facciamo in vigna) in concentrazione maggiore, non sono bastati a contenere il problema. Avremo sicuramente una raccolta inferiore rispetto la vendemmia 2022. Questo non vuol dire però che la qualità delle uve sarà messa in discussione, anzi, possibilmente avremo meno quantità ma una maggiore qualità”, conclude Occhipinti. “A Vittoria - commenta ancora Patricia Toth (Planeta) - è importante sottolineare la posizione e il suolo dei vigneti. Ci troviamo sul pendio con un puro strato superiore sabbioso, che affaccia il mare, sopra Marina di Acate, dove appunto la sabbia e il movimento d’aria non hanno dato spazio ad un’umidità costante. Prevediamo buone produzioni come sul Nero d’Avola anche sul Frappato, tenendo sotto osservazione stretta i vigneti per controllare la presenza delle cocciniglie e cicaline. A Noto, come generalmente in tutta l’isola, ad oggi consideriamo circa una settimana o anche 10 giorni di ritardo nelle fasi fenologiche, con uve sane e davvero promettenti”.
A dare uno sguardo complessivo, come detto, a WineNews, è anche, Antonio Rallo, presidente del Consorzio della Doc Sicilia, e alla guida della cantina Donnafugata: “questa è stata un’annata particolarmente complessa, perché, già a partire dallo scorso autunno e inverno, si è lavorato in condizioni climatiche molto particolari, che possiamo definire “poco siciliane”, commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio della Doc Sicilia. “Piogge più frequenti e molto intense hanno coinvolto un contesto ambientale caratterizzato da un clima normalmente molto più secco. Le piogge primaverili ed estive sono state sicuramente utili per costituire riserve idriche nei terreni e nei bacini, una tutela aggiuntiva nella difesa delle piante dal grande caldo delle ultime settimane. La maturazione delle uve è in ritardo di circa una settimana. Il calo della produzione previsto è intorno al 35%, ma rimaniamo positivi per il livello qualitativo di quest’annata”.
Intanto, come detto, c’è chi ha già raccolto i primi grappoli, come Cantine Ermés, colosso cooperativo dell’Isola, con oltre 7.000 ettari vitati. “Ieri abbiamo iniziato la vendemmia, con l’uva più precoce che è il Pinot Grigio - spiega a WineNews il dg Salvatore Li Petri - e siamo più o meno una settimana in ritardo rispetto al solito. La vendemmia 2023 è complicata e complessa, per diversi fattori, che non hanno facilitato il lavoro in vigna. Prima l’acqua abbondante a maggio e poi la peronospora a giugno, poi a luglio, con il caldo torrido, hanno sofferto soprattutto i vigneti non irrigui. Noi siamo un mosaico di identità, abbiamo vigneti e cantine in diverse zone, di cui la maggior parte nel trapanese, e le cose cambiano, anche tanto, da areale ad areale. Dalle nostre analisi sui volumi, alla fine della vendemmia ,saremo intorno ad un -25% di resa per ettaro sul 2022, poi ci sono vigneti che si difendono meglio, soprattutto in altitudine e con più escursioni termiche, altri meno. Stiamo facendo di tutto per gestire al meglio la raccolta. Per esempio, siamo sempre a supporto dei soci per aiutarli a vendemmiare nel giusto momento, aiutandoli a superare la paura che a volte c’è, nel vedere grappoli poco idratati, e spingerebbe a raccogliere il prima possibile, mentre noi con i nostri agronomi gli suggeriamo di lasciare l’uva ancora in pianta per consentirgli un recupero, una migliore maturazione e una maggiore qualità. E poi abbiamo un sistema di monitoraggio, al momento del conferimento, per selezionare le uve di maggior qualità per fare vini importanti”.
La qualità è anche il focus della riflessione di Diego Cusumano, alla guida della cantina di famiglia, che conta di cinque tenute diverse, tra Monreale, Piana degli Albanesi e Partinico, nel Palermitano, e Butera (Caltanissetta). “La vendemmia è alle porte e noi siamo felici, tutti i vigneti come i nostri che hanno una buona altitudine si sono salvati da questa ondata di calore enorme che c’è stata, ci sarà un calo in quantità ma ancora da quantificare, mentre sulla qualità aspettiamo le uve in cantina. Quello che importa, ora - spiega Diego Cusumano, a WineNews - non è contare quanto produrremo in meno, ma portare a casa uva di grande qualità. Tutte le vigne, in questo momento, hanno uno stato fitosanitario perfetto nelle nostre cinque tenute, il rapporto tra pianta e frutto è perfetto, iniziamo in settimana il pinot nero per base spumante, e poi andando avanti cominceremo a capire bene le cose, fino ad arrivare all’Etna tra un paio di mesi. Ma, quasi ovunque, i grappoli sono spargoli e sani, e, quindi, speriamo in una grande qualità”.
Questo, dunque, il quadro che si prospetta per la vendemmia siciliana, che un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo. Un viaggio che viene raccontato nelle sue fasi ma che è reso possibile da un lungo, costante ed impegnativo lavoro, quasi mai sotto i riflettori. E che Tasca d’Almerita ha deciso di mettere in luce, con un racconto, anche video, on line, “raccontando che cosa accade, in vigna, tra fine luglio ed inizio agosto, nelle nostre tenute. Partendo da Mozia e attraversando le dolci colline di Camporeale, passando per le vigne a picco sul mare di Salina e Vulcano e a quelle nell’entroterra di Regaleali, fino ad arrivare alle pendici dell’Etna. Un viaggio la cui meta finale sarà un momento di festa: la tanto attesa vendemmia”. “Sono le 5 del mattino, si scorgono i primi segni dell’alba, la campagna è assopita, l’aria è ancora fresca e carica di umidità. La squadra è pronta, si comincia a lavorare prima che la calura estiva renda impossibile rimanere sotto al sole. Ci troviamo nel pieno del periodo che precede la vendemmia, momenti cruciali e ricchi di aspettative, sia in vigna che in cantina. Si corre veloci da una tenuta all’altra - spiegano dall’azienda, guidata da Alberto Tasca d’Almerita - per osservare, controllare e analizzare le uve, assicurarsi che i grappoli maturino al meglio. È un periodo entusiasmante durante il quale tutte le attenzioni sono rivolte alla pianta e alle condizioni meteorologiche delle prossime settimane; è un’attesa intensa, fatta di speranze e forti emozioni. In vigna si lavora per mantenere le piante in salute, assicurandosi che i grappoli ricevano abbastanza luce del sole e ventilazione, cercando di tenere sotto controllo l’umidità. La palizzatura delle viti a spalliera e la cimatura sono due operazioni fondamentali in questa fase: la prima aiuta ad accompagnare la crescita della vite man mano che la pianta si sviluppa; la seconda è indirizzata a concentrare le energie della vite verso il basso, tagliando i tralci superiori. Insomma, prepararsi alla vendemmia significa anche pettinare i filari, racconta Corrado Maurigi, responsabile della tenuta Regaleali. Ed è proprio tra i filari situati nel cuore della Sicilia che in questo momento le lavorazioni aiutano a preservare l’umidità a livello radicale, fino anche a 15 cm di profondità, e ad evitare possibili fessurazioni causate dal suolo argilloso. Nel frattempo, sull’isola Mozia - raccontano ancora da Tasca d’Almerita - ci si prepara ad una vendemmia in tutto e per tutto unica, una vendemmia degli uomini come dice Costanza Chirivino, responsabile delle tenuta Whitaker a Mozia e di Sallier de La Tour a Camporeale; una raccolta faticosa sia dal punto di vista fisico che logistico, ma al tempo stesso affascinante e suggestiva. Tra vigneti storici ad alberello a potatura marsalese e i reperti archeologici d’epoca fenicia: sarà proprio da questo isolotto così speciale che inizierà il nostro ciclo di vendemmie. Costanza ci racconta inoltre che il fermento non si vive solo in vigna ma anche in cantina, sia a La Monaca, la cantina in stile liberty di Sallier de La Tour, che in quella storica di Regaleali, dove tutto dev’essere pronto in tempo per l’arrivo dei grappoli. L’inverno mite e poco piovoso di quest’anno è stato seguito da una primavera fredda e ricca di piogge: questo ha certamente aiutato ad accumulare un’abbondante riserva idrica e a preparare le viti al forte caldo estivo. Ed è proprio durante questi giorni di temperature così elevate che le piante stanno mostrando un’incredibile capacità di adattamento: la vigna ci dimostra ancora una volta di sapersi autoregolare, anche in condizioni estreme. La crescita di una vegetazione rigogliosa spronata dalle forti piogge di giugno, è ora contenuta dal caldo, mentre gli acini si sviluppano e maturano sotto i raggi del sole. Nonostante ciò, la pioggia incessante e le basse temperature di maggio e giugno stanno avendo delle conseguenze diverse in altre tenute; hanno infatti reso questo periodo molto delicato, soprattutto per i vigneti di Capofaro e Tascante dove sarà necessario dedicare ancor più attenzione e cura nelle prossime settimane. Alle pendici dell’Etna però la vendemmia è ancora lontana, sottolinea Giulio Bruni, responsabile Tascante; si dovrà aspettare la fine di ottobre e, nel frattempo, lavorare duramente per difendere il raccolto durante gli ultimi mesi di maturazione dei grappoli”.

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