02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

LA TENUTA SAN LEONARDO ISPIRATA DA UN ASSOLUTO RIGORE NEL GIUDICARE I PROPRI VINI: ''NON METTEREMO IN COMMERCIO LA VENDEMMIA '98''. UNA SCELTA CHE POCHE AZIENDE SANNO FARE...

Quest’anno il San Leonardo, pluripremiato vino del Trentino (l'ultimo riconoscimento è del 1 dicembre: il 12 posto nella "Top 100" del Wine Spectactor, con il '97), non si presenterà al consueto appuntamento con i suoi estimatori: la straordinaria tenuta dei Guerrieri Gonzaga ha deciso di non mettere in commercio la vendemmia '98 del suo vino di punta, come era già accaduto, ispirata da un assoluto rigore nel giudicare i propri vini, con le annate: 1984, 1989, 1992. E’ per certo un nome tra i più familiari a tutti gli amanti del vino di qualità, un vino che non ama i fasti e le feste, un vino che rispecchia perfettamente la personalità di chi l’ha voluto, e con la consulenza di Giacomo Tachis, l’ha fatto nascere: il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga che, con il San Leonardo, ha voluto ricreare lo spirito dei grandi chateaux, fonte di notorietà e prestigio universale per i vini di Bordeaux. La decisione di non uscire è dovuta al non favorevolissimo andamento stagionale del 1998 che proprio nella zona dei Campi Sarnis ha culminato con 10 giorni consecutivi di pioggia, proprio nel periodo cruciale di maturazione e raccolta delle uve Cabernet (Sauvignon e Franc) che non presentavano difatti, le caratteristiche ideali per consentire di ottenere un vino dotato delle caratteristiche organolettiche e qualitative che gli sono valse riconoscimenti da tutto il mondo. “Per la verità - spiega a WineNews il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga - avevamo provato a metterne una piccola parte in barrique, ma poi, rendendoci conto che il risultato non corrispondeva agli standard qualitativi a cui il nostro pubblico è abituato, abbiamo deciso di non uscire, a testimonianza del grande amore che abbiamo per questo vino“. La scelta, che ha comportato la rinuncia ad immettere sul mercato 50.000 bottiglie, merita una doverosa riflessione: 50.000 bottiglie significano un grande sacrificio finanziario per un’azienda non eccessivamente grande e proprio per questo testimonia la grande serietà della Tenuta San Leonardo che, una volta saltato il 1998, ha concentrato tutti i propri sforzi sull’annata 1999, che, grazie a condizioni molto favorevoli verificatosi dall’inverno sino al periodo della vendemmia, ha potuto contare su uve sanissime, raccolte in perfette condizioni di maturazione e su una vinificazione svoltasi regolarmente.


Il ritratto aziendale della Tenuta di San Leonardo:
storia, attualità, vigneti e museo etnografico

- La storia di questi luoghi data di almeno 1500 anni, dall'epoca in cui un gruppo di prigionieri trentini del ducato longobardo, tornati in patria grazie all'intercessione della regina Teodolinda e del vescovo Agnello, dopo un periodo di prigionia trascorso in Francia in seguito alle razzie dell'esercito franco, decisero di rendere omaggio al santo protettore dei prigionieri, San Leonardo, innalzandogli un tempio. Le prime testimonianze della Tenuta risalgono, invece, al 900 dopo Cristo, quando il vescovo di Verona Nokterio concesse in usufrutto al Vescovo di Trento alcune terre da lui possedute in Val Lagarina, boschi, prati e vigneti ubicati nel sito di Sarnis. Furono però, tre secoli dopo, i Frati Crociferi (un ordine assai diffuso in Europa, che rimase a San Leonardo sino al 1656) ad incrementare e a dare uno sviluppo moderno alla coltura della vite nel loro monastero (di cui é ancor oggi ben visibile l'abside romanica con archetti pensili all'esterno e resti d'affreschi all'interno), mentre l'antico ospizio, dove trovavano ricovero gli indigenti, è oggi tranquillo "rifugio" delle botti dei nostri vini. Nei secoli la Tenuta è stata teatro di numerosi episodi storici. La leggenda tramanda che proprio qui la regina Teodolinda divenisse sposa del re dei Longobardi Autari, mentre il 21 gennaio 1549 il principe Filippo, figlio dell'imperatore Carlo V, diretto a Ratisbona per la Dieta venne ricevuto dal principe vescovo di Trento e Signore dei Quattro Vicariati Cristoforo Madruzzo. In tempi più recenti, il vino del maso finì per allietare gli ospiti della mensa cardinalizia viennese di Cristoforo Migazzi, divenuto arcivescovo di Vienna nel 1757 e discendente di quella dinastia dei conti Migazzi divenuti responsabili della Tenuta. Nel corso delle due guerre mondiali San Leonardo ospitò dapprima il Comando del XXIX Corpo d'Armata italiano. Fu proprio qui che l'Austria formulò la richiesta d'armistizio. Durante la seconda guerra mondiale San Leonardo fu sede della sezione del Controspionaggio del Comando superiore tedesco sul fronte italiano. La famiglia Guerrieri Gonzaga, divenuta proprietaria per discendenza di linea femminile della Tenuta verso la metà del Settecento e quindi per linea diretta agli inizi di questo secolo, è orgogliosa d'essere oggi responsabile di un possedimento di così antiche tradizioni. Un antico feudo che, tra la leggenda e la storia, per più di un millennio seppe rispettare, tutelare e valorizzare la vocazione agricola di questo piccolo angolo della fertile Val Lagarina e la sua sana consuetudine di produrre del buon vino, con cui allietare nel passato le mense di cardinali, imperatori, principi e soldati, e oggi i buoni intenditori di tutto il mondo, rendendo così più gradevoli gli incontri e i ricordi.
- La Tenuta San Leonardo, un borgo circondato da mura, con i suoi quasi 300 ettari, occupa perfettamente il perimetro del feudo di un tempo.I circa 20 ettari a vigneto sono posti in posizione collinare, su terreni piuttosto sciolti, collocati ad altezze varianti dai 150 ai 200 metri con orientamento nord - sud. Più in alto, su terreni sabbiosi, sono collocati i Cabernet, Sauvignon e Franc, mentre leggermente più in basso, su terreni ciottolosi, il Merlot ha trovato il suo giusto ambientamento. La forma d'allevamento varia dalla tradizionale pergola trentina al moderno e razionale guyot, meno produttivo, ma più adatto per fornire vini di maggiore concentrazione, sistema che proprio la nostra azienda agricola fu la prima ad introdurre in provincia di Trento. Le viti hanno da 10 ad oltre 25 anni d'età e la densità d'impianto varia da 4000 a 5500 ceppi per ettaro. Anche se nella zona i vitigni della tradizione sono piuttosto il Lambrusco a foglia tonda, il Marzemino e il Teroldego, per il progetto di vino di qualità, la Tenuta ha decisamente puntato sui classici vitigni dell'Haut Médoc e sulla formula del taglio bordolese classico. In vigna sono quindi presenti Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, varietà che rispettivamente con percentuali del 60, 30 e 10% vanno a comporre il San Leonardo. "Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati delle uve Cabernet Franc - spiegano in azienda - che nel nostro "terroir" raggiungono una maturazione ottimale e un carattere decisamente meno "verde" e ruvido del consueto e contribuiscono a dare al nostro vino un'impronta particolare di longevità ed eleganza. Carlo Guerrieri Gonzaga, avvalendosi degli studi di enologia e delle esperienze maturate in Francia e in Toscana, e con i preziosi consigli di un grande esperto come Giacomo Tachis, ha cercato di valorizzare al meglio, attraverso la scelta dei vitigni più adatti, la cura dei vigneti, l'attenta selezione in vendemmia, il rigore delle pratiche di cantina, la pazienza nell'affinamento, le straordinarie potenzialità di questo territorio e di creare, anno dopo anno, vini che ne rispecchino e ne esaltino il carattere peculiare.La Tenuta San Leonardo (fatturato 2000: 3,5 miliardi) sta procedendo ad importanti investimenti in cantina: la bottaia è stata completamente e perfettamente ristrutturata.
- Il museo etnonografico della Tenuta San Leonardo: l'amore per le antiche tradizioni agricole e vinicole del "maso di San Leonardo", come venne chiamato a partire dal XIV secolo il fondo, comprendente una cappella in onore di San Leonardo e un monastero che il vescovo di Trento Federico Vanga nel 1215 fece erigere e assegnare in feudo ai Crociferi, e la volontà di ricostruire oltre 5 secoli di storia della Tenuta, hanno indotto l'azienda a dare vita ad un'ampia e organica raccolta di oggetti e di testimonianze che ha ricevuto dalla Provincia di Trento il riconoscimento di "museo etnografico della civiltà contadina". Nel museo, in un antico granaio, sono esposti oggetti di ogni tipo utilizzati dall'azienda in epoche diverse e perfettamente restaurati, suddivisi in più aree, per tipologie d'uso: attrezzi relativi alla produzione vitivinicola, alle varie coltivazioni agricole, alla coltura del baco da seta, ai trasporti, all'allevamento e alla cura del bestiame. A completare il museo, che presenta svariati oggetti rari e che consente un excursus in alcuni secoli di civiltà contadina nell'area della bassa Vallagarina e dei Campi Sarni, un ricco archivio (anche microfilmato) agricolo "dal 1500 al 1960" relativo all'azienda e alla storia della famiglia dei marchesi Guerrieri Gonzaga, proprietari e viticoltori a San Leonardo sin dal XVIII secolo, con un particolare interesse per la figura della marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga nata de Gresti di San Leonardo, che nel 1916 svolse un'opera meritoria per favorire il rimpatrio dalla Russia e dalla Siberia di dodicimila prigionieri trentini, triestini e istriani, soldati dell'esercito austro-ungarico, detenuti in oltre cento campi di concentramento in Siberia. Il museo è aperto ai visitatori su appuntamento (tel. 0464/689004 - www.sanleonardo.it).

Massimiliano Calandrini

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli