![Più ombre che luci nel 2024 del vino a livello mondiale. Il Prosecco trascina l’export dell’Italia Più ombre che luci nel 2024 del vino a livello mondiale. Il Prosecco trascina l’export dell’Italia](https://static.winenews.it/2025/02/GraficaVinoDepositphotos-300x200-1739557770.jpg)
Malgrado le difficoltà e le incertezze di mercato, il vino toscano, mantiene la sua solidità, grazie soprattutto alla qualità riconosciuta e al prestigio delle sue storiche denominazioni. Nel 2024 cresce la superficie vitata regionale, superando per la prima volta i 61.000 ettari, resta stabile quella coltivata a biologico (più di 25.000 ettari) e migliorano produzione (2,6 milioni di ettolitri, 900.000 in più sull’anno precedente) ed export, soprattutto delle Dop ferme, cresciute del 5% in volume (601.161 ettolitri) e del 10% in valore (a 610,4 milioni di euro) nei primi 10 mesi 2024. Dati di Ismea, che sottolineano come, se questo risultato fosse confermato anche dai numeri degli ultimi due mesi 2024, si supererebbero i 730.000 ettolitri per un valore di 740 milioni di euro. È questa, in sintesi, la fotografia scattata da PrimAnteprima, oggi a Firenze, l’appuntamento che apre la “Settimana delle Anteprime” del vino toscano in cui si presentano al mondo le nuove annate, evento promosso da Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze, con la regia di PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana.
Analizzando nel dettaglio le aree geografiche, si nota come la progressione più consistente dei volumi esportati è stata verso i Paesi Extra-Ue, cresciuti del +7% a fronte del +1% maturato all’interno dei confini comunitari, con un divario che in valore diventa molto più evidente: +16% dei Paesi Extra-Ue contro la flessione del -4% all’interno dalla Ue. Il 54% delle consegne è stato verso Stati Uniti, Germania e Canada, con gli Usa che da soli rappresentano il 33% in volume ed il 40% in valore. Alla luce di questi dati appare evidente come in futuro rischiano di pesare le incertezze legate all’evoluzione del mercato globale nel medio-lungo periodo, in riferimento ai dazi che potrebbero essere introdotti dall’amministrazione americana. Un altro elemento di criticità è rappresentato dai possibili effetti dei cambiamenti climatici, che preoccupano i produttori tanto da indurli ad intraprendere un profondo ripensamento delle tecniche di coltivazione e della gestione in vigna e in cantina, pensando a nuovi cloni resistenti, sensoristica, e gestione dell’acqua, e non ultimo, a proporre vini sui mercati più vicini ai desiderata di consumatori più giovani.
Ampliando lo sguardo sull’export italiano, ha sottolineato il dirigente Ismea Fabio del Bravo, si nota che nei primi dieci mesi 2024 sono sempre gli spumanti a trainare le esportazioni, con spedizioni in volume cresciute del 13% ed un +10% dei corrispettivi. Un mercato quello delle bollicine sui cui si stanno affacciando con apprezzamento anche i vini a denominazione prodotti in Toscana, dal Maremma al Pomino, dal Valdichiana al Bianco di Pitigliano o all’Elba e, ultimo in ordine di tempo, il Toscana. Ma il segnale positivo arriva anche dai vini fermi in bottiglia che hanno registrato progressioni del 4% e 5% rispettivamente in volume e in valore. Tornano con il segno positivo anche le variazioni dei vini Dop sia nel segmento dei bianchi (+4% in volume e valore) sia in quello dei rossi (+3% in volume e +6% in valore). Dati, questi, che devono essere considerati per analizzare il cambiamento di paradigma nei consumi mondiali con sempre più persone che vogliono gli spumanti e meno vini rossi, privilegiando quelli a basso tenore alcolico soprattutto per una maggiore attenzione agli aspetti salutistici. Se l’export, in qualche modo, cresce ancora, la domanda interna evidenzia una situazione diversa, con i consumi domestici (Horeca escluso) che si sono ridotti del 3% per le Dop toscane, che rappresentano il 14% del valore dei vini Dop venduti nella grande distribuzione, mentre il valore complessivo della relativa spesa è sceso dell’1%.
Anche per i vini Igt toscani, che nel 2024 hanno rappresentato l’8,5% del valore complessivo degli Igt venduti nella distribuzione moderna, si è rilevato un indebolimento della domanda con flessione degli acquisti in volume del 3%. Il profilo del consumatore tipo di vino Dop toscano, che acquista nella Gdo, è prevalentemente over 60 (il 68% degli acquirenti) con reddito medio-alto, residente nel Centro Nord, mentre l’identikit del consumatore casalingo, che si rifornisce nel canale retail è over 55 e, sei volte su dieci, con un reddito sopra la media. Sul fronte delle vendite, tuttavia, c’è da considerare - sebbene nella debita scala di volumi - il buon andamento delle vendite nei negozi specializzati che stanno mostrando un crescente interesse da parte dei consumatori per prodotti di qualità e per vini con caratteristiche di provenienza particolari.
Restano tuttavia le incertezze del futuro, legate soprattutto all’evoluzione del mercato globale nel medio-lungo periodo e al peso del climate change ma non solo. Spunti emersi nel convegno a Palazzo Medici Riccardi, oggi a Firenze, “Il vino toscano di fronte alle sfide globali: identità, mercati e sostenibilità” a cui hanno preso parte, tra gli altri, la vicepresidente e assessora all’Agroalimentare della Regione Toscana, Stefania Saccardi, il presidente Avito, che riunisce i Consorzi del vino di Toscana, Francesco Mazzei (qui le sue riflessioni), Fabio del Bravo, della direzione servizi per lo sviluppo rurale di Ismea (qui l’intervista), e Marcello Masi, giornalista Rai. Guardando ancora più in profondità ai dati della “wine economy” toscana, la regione si conferma ancora una volta la terra del biologico, con 23.534 ettari di superficie coltivata a bio, su un totale di 61.431 ettari ovvero il 38% dell’intera superficie regionale e il 17% di quella nazionale. “Un dato che evidenzia il raggiungimento e superamento con largo anticipo dell’obiettivo del 25% di superficie bio posto dal New Green Deal dell’Unione Europea e dall’Agenda Onu 2030. Nei giorni scorsi la Regione ha, inoltre, stanziato un fondo di 11 milioni di euro di risorse comunitarie per l’intervento di “Ristrutturazione e riconversione dei vigneti” - ha ricordato anche l’assessora all’Agricoltura, Stefania Saccardi - in modo da aumentare la competitività dei produttori aiutandoli a far conoscere ed apprezzare la qualità dei loro prodotti nel mondo. Anche in questo ambito la Toscana supera la media nazionale, con il 55% dei vigneti che ha meno di venti anni. Degli oltre 61.000 ettari coltivati a vite, quasi il 95% è destinato a vini a denominazione, rispetto ad una media nazionale che arriva al 65%. Oltre 12.000, invece, le aziende viticole della regione che coltivano una media di quasi 4 ettari ciascuna”.
Guardando alla produzione, in netta crescita nel 2024 sull’anno precedente, a 2,6 milioni di ettolitri, la Toscana occupa la settima posizione, a livello nazionale, per quantità di vino prodotto. La sua unicità emerge nel poter vantare sul suo territorio ben 58 Indicazioni geografiche riconosciute, delle quali 52 Dop (11 Docg e 41 Doc) e 6 Igt che presidiano la quasi totalità della superficie vitata. Due le denominazioni che dominano per estensione: Chianti e Chianti Classico, che occupano rispettivamente il 41% e il 21% della superficie rivendicata. Per quanto riguarda la tipologia dei vitigni coltivati, forte la predominanza del Sangiovese, al 59%, seguito a distanza da Merlot e Cabernet Sauvignon rispettivamente con l’8% e 6%. Poco spazio è lasciato ai vitigni a bacca bianca: il Trebbiano toscano copre meno del 4% della superficie a vite e il Vermentino il 3%. Riguardo l’imbottigliamento i dati sono ancora provvisori, ma, dalle prime stime, si nota che nel 2024 sono stati imbottigliati 1,2 milioni di ettolitri di vini Dop, con il Chianti che da solo rappresenta il 47% del totale del volume imbottigliato, seguito dal Chianti Classico al 20%. Con un reddito medio ad ettaro del vigneto toscano a 7.470 euro, con 8.417 euro per i vigenti Dop e 6.184 euro per i vini Igp. Ancora, guardando allo scaffale, l’incremento dei prezzi medi alla distribuzione delle Dop toscane (9,18 euro al litro) risulta essere superiore a quello medio della categoria Dop nazionale, a 5,3 euro al litro (+2% vs +1%). Tale dinamica è attribuibile soprattutto al Chianti Classico Docg che aumenta il valore unitario del 4,4% (a 9,91 euro). Una situazione analoga si ritrova per i vini Igt toscani, per i quali l’incremento del prezzo medio è del 4% contro il+1% della media nazionale. L’indice di penetrazione dei vini toscani Dop, spiega ancora il report di Ismea, è del 20%, ossia 1 famiglia su 5 acquista almeno una volta l’anno vino toscano a denominazione, mentre il valore di tale indicatore per il vino nel complesso è pari all’83%. Tra i canali distributivi segnali positivi per le vendite di vini toscani Dop si evidenziano nei supermercati, dove il +9% compensa in parte le perdite registrate dagli ipermercati e dai discount. Più pesanti le perdite nei negozi di piccole superfici a libero servizio, in parte recuperate dai negozi specializzati. Un quadro complessivo positivo dunque, nel quale irrompono le anteprime territoriali firmate dai Consorzi: Anteprima del Nobile di Montepulciano (dal 14 al 16 febbraio, Montepulciano), Chianti Classico Collection (17 e 18 febbraio, Stazione Leopolda, Firenze), Chianti Lovers & Rosso Morellino (19 febbraio, Fortezza da Basso, Firenze), Anteprima “L’Altra Toscana” (20 febbraio, Palazzo degli Affari, Firenze), Valdarno di Sopra Day (21 febbraio, Il Borro-Famiglia Ferragamo, San Giustino Valdarno - Arezzo). “I Consorzi sono i grandi protagonisti di questi giorni - ha detto Stefania Saccardi - ma anche del nostro vino di qualità, della capacità di portare il nome della Toscana nel mondo con i loro vini. “Buy Wine”, andata in scena nei giorni a Lucca, è una formula che funziona, e ha confermato un grande interesse dai buyer del mondo, ma le sfide che abbiamo davanti non lasciano tranquilli. Il vino di Toscana regge, ha lavorato negli anni sulla qualità, ma si deve fare un passo in avanti, ancora in qualità, ma anche in innovazione, nella capacità di tenere insieme tradizione e passato, ma anche di guardare la futuro, pensando a a temi come la scarsità d’acqua, il cambiamento climatico e così via. Dobbiamo lavorare, anche dialogando con il sistema dell’Horeca. E non parliamo del tema dei dazi Usa, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta, ma speriamo che Governo e Europa si facciano sentire bene. Poi - ha detto ancora Saccardi - c’è il grande tema delle risorse europee: il nostro Paese rimanda ogni anno 98 milioni di euro di fondi Ocm in Europa, perché non si riesce a spenderli a livello nazionale. Noi come Toscana già l’anno scorso abbiamo avuto un po’ più risorse, prese da quelle non spese dalle altre regioni. Non sempre le risorse non vengono spese per incapacità: c’è il clima che magari non consente di realizzare certe cose nei tempi stabiliti, c’è sempre il bisogno di un co-investimento, e magari da qualche parte le imprese non sono in grado di farlo, e allora perché non pensare a criteri di premialità per le regioni virtuose, per metterle in condizioni di spendere le risorse che altri non possono spendere in tempi adeguati. Anche per investire, per esempio, in ricerca su varietà resistenti, come le Tea. Poi è ovvio che le imprese devono fare la loro parte: noi siamo disposti a supportare le imprese con le risorse che abbiamo. Ma una cosa va detta in modo chiaro: il nostro vino è al 95% Dop, segue regole e processi di certificazione rigidi, siamo la regione più controllata, anche se qualcuno vuol far passare il settore per un insieme di farabutti. Evidentemente, non è così”. “A volte c’è un po’ di autolesionismo, ci piangiamo un po’ addosso. Il vino di Toscana non sta andando male - ha detto il presidente Avito, Francesco Mazzei - ma di certo c’è un trend di riduzione dei consumi strutturale con cui dovremo fare i conti. Le fasce di età più mature, che sono quelle del consumo quotidiano, stanno scomparendo, i giovani sono tutti da conquistare. Le sfide sono tante, l’importante è continuare a fare qualità, il sistema delle denominazioni è posizionato bene sui mercati d’Italia e del mondo, ma dobbiamo lavorare meglio su promozione e comunicazione. Dobbiamo guardare a nuovi target, a nuove generazioni che non sembrano così interessate al vino, ma dobbiamo rimuovere certi cliché, pensare a vini più leggeri, contemporanei, e lo stesso dobbiamo fare con la comunicazione. Abbiamo la Toscana, che è un contenitore straordinario, è il territorio più bello del mondo, nessuno ha la nostra ricchezza di paesaggi, arte, storia e bellezza. Dobbiamo mettere tutto questo a sistema, e guardare al futuro”.
Un passaggio d’obbligo, anche dopo i recenti allarmi sulle restrizioni a consumo, comunicazione e promozione del vino, riproposte dal Beca, il “Beating Cancer Plan” dell’Unione Europea. “Trattare il vino, che ha una storia millenaria, che fa parte della nostra cultura e del nostro tessuto economico, alla stregua delle sigarette, fa un po’ effetto, ed è un po’ sorprendente questa Europa che su alcuni settori è autodistruttiva, come successo con l’automotive. E ora si rischia di fare lo stesso con il vino. Poi c’è questa confusione tra vino e superalcolici che non si chiarisce mai. Insomma siamo preoccupati, speriamo che le nostre istituzioni facciano di tutto per scongiurare questo”, ha detto Mazzei. “Tutto ciò che si consuma in mondo smodato fa male, anche i farmaci che curano le malattie, se usati in modo improprio, fanno male. Andare a demonizzare un alimento come il vino, non ha senso. Io mi sono occupata anche di Salute - ha aggiunto Stefania Saccardi - e l’Oms dice che la sanità in senso stretto occupa poco più del 20% del concetto più ampio di salute, che è legato a cosa si mangia, ma anche agli stili di vita, ed alle condizioni socio-economiche di un Paese. Qualunque report ci dice che le classi più povere sono più esposte a disagi e malattie, e su questo si deve ragionare. Ma non si può dire che “si muore perché si beve vino”: ci sono una quantità industriale di elementi che incidono nella vita di una persona, a partire dal consumo intelligente, di qualsiasi cosa si parli. La sedentarietà fa male, ma anche lo sport a livelli estremi logora, e allora si dice che lo sport non fa bene? Ovviamente no. A volte sembra ci sia la volontà di colpire alcuni Paesi sui loro prodotti di punta, invece che ragionare seriamente di sanità”. Un’altra grande sfida, questa del rapporto “alcol e salute” e delle diverse visioni su come normarlo, che riguarda tutto il vino mondiale, e anche quello italiano, con la Toscana, che è una delle sue regioni leader, in prima fila.
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