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La tragedia del vino al metanolo 30 anni dopo: da lì la svolta qualitativa del settore, ma la ferita è ancora aperta, con le famiglie delle vittime che aspettano di essere risarcite dal 1986. Realacci: “vino metafora dell’Italia anche nel dramma”

Italia
Ermete Realacci: la tragedia del metanolo, via a rivoluzione qualitativa del vino italiano, ma ferita aperta

Dopo 30 anni, si torna a parlare della tragedia del vino al metanolo, non solo come momento di svolta e di rinascita per il comparto enoico, “che da allora ha imparato a crescere, puntando sulla qualità, ed arrivando ad esportare 5,4 miliardi di euro (all’epoca, nel 1986, erano appena 800 milioni di euro, ndr)”, come racconta a WineNews il presidente di Fondazione Symbola, l’onorevole Ermete Realacci, ma come fatto di cronaca che non ha ancora conosciuto una conclusione definitiva.
Era il marzo 1986 quando 19 persone (7 in Lombardia, 7 in Piemonte e 5 in Liguria) morirono intossicate per avere bevuto Barbera trattata con alcol metilico, mentre altre 15 riportarono lesioni permanenti, alcune perdettero completamente la vista. Cifre impressionanti, ma limitate dall’intuizione dei sanitari dell’ospedale milanese di Niguarda di Milano, che avevano confrontato i dati di alcune persone ricoverate e decedute: il 16 marzo era morto un ferroviere, Benito Cassetto, i cui sintomi corrispondevano a quelli di altri due pazienti deceduti giorni prima.
Scattato l’allarme, la Magistratura scoprì che alcuni commercianti avevano fatto ricorso all’alcol metilico per aumentare la gradazione di vini di scarso nerbo. Da allora, il lungo iter processuale, che ha portato, nel 1992, a dodici condanne ed alla richiesta di 4 miliardi di lire di risarcimento alle famiglie delle vittime. Soldi che, a trent’anni dalla tragedia che ha cambiato per sempre il volto del vino italiano, nessuno ha ancora visto. All’epoca della sentenza del Tribunale di Milano, le associazioni dei consumatori sollecitarono immediatamente un’iniziativa del Parlamento, per lo stanziamento di un fondo che garantisse un risultato rapido e concreto in favore delle vittime.
Ma passano gli anni, e non succede niente. Nel 2006, a vent’anni dalla tragedia, fu la rete dei Comuni Doc, contattata dall’Associazione Vittime del Metanolo, a farsi carico di rappresentare nelle sedi più opportune quello che era ormai diventato, palesemente, un vero e proprio scandalo nazionale. Allora furono il Tg2 ed il Corriere della Sera a riaprire la ferita, denunciando come la questione dei risarcimenti non fosse ancora stata risolta. Sul piano politico, fu Ermete Realacci, allora come oggi alla presidenza di Fondazione Symbola, a chiedere “al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali di conoscere quali iniziative politico istituzionali intenda immediatamente intraprendere per porre fine a questa grave situazione che da vent’anni nega alle vittime dello scandalo del metanolo di vedere riconosciuto il proprio diritto a un risarcimento che finora nei fatti gli è stato negato”.
Nel frattempo, “quella tragedia ha favorito il passaggio da un approccio quantitativo ad un approccio qualitativo - racconta ancora a WineNews Realacci - come, del resto, ha fatto buona parte dell’economia italiana, che si parli di piastrelle o di scarpe. Il vino, in questo senso, è stata una metafora di ciò che l’Italia ha fatto, e di ciò che ha ancora da fare, in questi anni, scommettendo sulla qualità che si nutre di un rapporto unico con il territorio e con la storia”.
Passano altri 10 anni, nel mondo cambiano tante cose, anche in quello del vino, lo scandalo del metanolo è ormai una triste pietra miliare, ma ci sono i social network a ricordare che, dopo 30 anni, non è ancora arrivata una lira alle vittime dell’etanolo. A raccontarlo, da un gruppo su Facebook che conta appena un centinaio di “like”, è la voce di Roberto Ferlecca, presidente del Comitato Vittime del Metanolo: una denuncia che corre sui social, ma che meriterebbe di trovare una cassa di risonanza maggiore, per una mancanza imperdonabile da parte dello Stato, perché lo scandalo del vino al metanolo, che noi per primi raccontiamo come momento di svolta per il settore vino del Belpaese, è innanzitutto un tragico fatto di cronaca, in cui le vittime aspettano, da trent’anni, un risarcimento dovuto.

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