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La Xylella diventa una questione spinosa per tutta l’Europa. Da una parte la Francia blocca l’import dei vegetali pugliesi, con la “benedizione” della Commissione Ue per la salute e la sicurezza, mentre l’Italia chiede tutele proprio all’Europa...

Il dramma della Xylella, il batterio che ha messo in ginocchio l’olivicoltura pugliese, è sempre più una questione di dimensioni europee e, dopo le contromisure prese dalla Francia, che hanno fatto irritare l’Italia agricola e politica, adesso è la volta dell’Unione Europea. “Una volta che le misure Ue saranno adottate, anche le misure d’emergenza della Francia dovranno conformarsi a queste se ci sono differenze”. Parola del portavoce della Commissione Ue per la salute e la sicurezza, sulle misure anti-Xylella prese dalla Francia, che bloccano l’importazione dalla Puglia di oltre un centinaio di piante vive. Le misure francesi sono in linea con la legislazione Ue, ha ribadito il portavoce, e seguono il principio di precauzione.
Parigi aveva più volte ribadito la volontà di avere misure Ue in vigore entro fine marzo e, senza un accordo al Comitato permanente, e in assenza dei test di patogenicità dell’Italia, ha così deciso di muoversi per non far correre rischi ai suoi ulivi e, soprattutto, ai suoi vigneti. Non è infatti ancora chiaro se il ceppo di Xylella, che ha colpito gli ulivi salentini, possa attaccarsi anche alle viti. La prossima riunione del Comitato Permanente Ue per la salute delle piante è in agenda per il 27 e 28 aprile, con l’obiettivo di presentare le nuove misure europee e auspicabilmente adottarle, superando le divisioni esistenti tra gli stati membri.
Intanto, arriva la replica del governo italiano; “difenderemo i nostri interessi nazionali”, avverte il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, riferendo di aver già contattato l’omologo francese, Stéphane Le Foll per ottenere chiarimenti immediati sul provvedimento adottato, sull’area interessata e sulle specie coinvolte, ribadendo con forza che l’Italia sta mettendo in campo le azioni per contenere la diffusione del batterio. La notizia del bando sui vegetali a rischio Xylella provenienti dalla Puglia a partire da lunedì prossimo è stata anticipata questa mattina dal quotidiano “Le Parisien”, presentandolo come “una prima in Europa”. L’indiscrezione di stampa ha poi trovato conferma in una nota diffusa dal gabinetto dello stesso Le Foll.
“Consapevole degli importanti rischi derivanti dall’introduzione di questo pericolo sanitario dalle conseguenze economiche molto pesanti per le filiere vegetali francesi e vista la prossimità di alcune regioni come la Corsica ai ceppi italiani” - spiega la nota - il Ministro ha chiesto già dal 16 gennaio l’adozione di “misure europee. Un decreto è stato firmato oggi e verrà pubblicato domani per vietare l’importazione in Francia di vegetali sensibili a Xylella e provenienti dalle zone colpite dalla batteria. Questo divieto - precisa Parigi - riguarda gli scambi intra-europei dalla Regione Puglia e le importazioni provenienti da zone infette di Paesi terzi coinvolti”. A questo, prosegue il Governo francese, si “aggiungerà un rafforzamento del piano di controllo e di sorveglianza sull’insieme del territorio nazionale” nonché un’ operazione di comunicazione destinata agli operatori del settore.
“Una scelta unilaterale di questo tipo - ribatte il Ministro Martina - rischia di aggravare ancora la situazione, sulla quale invece si deve procedere con tempestività, mantenendo tutta la concentrazione sulle soluzioni tecniche individuate. Noi dobbiamo andare avanti rapidamente con l’attuazione delle misure di contrasto alla diffusione della Xylella. Anche per questo sarò in Puglia la prossima settimana per un incontro operativo con Regione, Commissario straordinario di Protezione civile e il comitato scientifico che lavora sull’emergenza oltre che con il territorio. Nel fare questo deve anche essere chiaro che noi difenderemo in ogni sede i nostri interessi nazionali”.
Contro il bando di Parigi, si è anche espresso in giornata Nichi Vendola che, in una lettera inviata al premier Renzi e allo stesso Ministro Martina, il presidente della Regione chiedeva l’”immediato intervento del governo contro il provvedimento adottato da un altro Stato membro dell’Unione, che, attivando una misura di salvaguardia, viola la decisione comunitaria e si pone in procedura di infrazione creando un grave danno all’economia della Puglia”.

Focus - Le reazioni del produttore pugliese Francesco Montagna
Un manifesto funebre per annunciare la morte dell’olivicoltura in Puglia “provocata dalla Xylella e dalla inerzia delle istituzioni e della politica”. Lo ha affisso qualche giorno fa nella sua azienda agricola di Melissano (Lecce) un imprenditore olivicolo per passione, Francesco Montagna. La sua azienda, all’interno della quale c’è un frantoio che produce olio bio, si chiama “Quinta generazione” e nel nome contiene una speranza, quella che suo figlio, per l’appunto il rappresentante della quinta generazione, possa continuare a occuparsi del tesoro di Puglia contenuto in venti ettari, frutto di un modello produttivo avanzato, avviato nel 1983. L’uliveto di famiglia è di più vecchia data, è lì dal 1881, apparteneva al bisnonno Giuseppe ed è stato poi curato con un riammodernamento che non ha però resistito alla Xylella. “Abbiamo 6.000 piante, di queste 1.200 sono infettate”, racconta Montagna. Almeno una cinquantina sono “spettri”, disseccate dal batterio killer che ha già fatto strage e che rischia di farne ancora, portato a spasso da un insetto la cosiddetta “sputacchina”, una piccola cicala, i cui movimenti sono imprevedibili.
“Il problema era noto nel luglio del 2013 fu organizzato un convegno. Da allora sono passati due anni e nulla è stato fatto. A seguito della Xylella Fastidiosa - si legge nel manifesto funebre - e più ancora dell’inerzia e incapacità decisionale dei nostri politici regionali e nazionali di tutte le appartenenze, piangono l’olivicoltura attoniti e orfani di speranza i produttori olivicoli, i frantoiani, i vivaisti gli operatori turistici che, privati del loro sostentamento diretto e indiretto si troveranno a breve senza identità e senza dignità”. Nell’ultimo anno, spiega ancora Montagna, la produzione che avrebbe dovuto attestarsi attorno ai 10-12.000 quintali di olive, nello stabilimento, inclusi quelli lavorati per conto terzi e si è abbassata a circa 3.000. “Questo è quello che accade nella mia azienda - conclude - ma purtroppo anche in molte altre”.

Focus - La reazione della Coldiretti
È necessario un risoluto quanto convinto impegno di tutto il Parlamento italiano affinché sia resa possibile la dichiarazione di stato di calamità naturale nel Salento dove sono a rischio 11 milioni di piante di ulivo e si aggrava il bilancio dei danni dopo la decisione unilaterale della Francia di bloccare le importazioni di ben 102 specie vegetali, dell’ulivo alla vite, ma anche fico, albicocco, mandorlo, pesco, agrumi, ciliegio, gelso e numerose piante ornamentali. Così la Coldiretti, nel denunciare anche l’immobilismo dell’Unione Europea che, nonostante le sollecitazioni, non è intervenuta per fermare le importazioni dai paesi extracomunitari da cui proviene la malattia e non interviene sulla decisione della Francia adottata senza tenere conto dell’approfondimento politico e scientifico in corso a livello comunitario.
Un comportamento che rischia di scatenare un effetto a catena su altri Paesi ma anche una guerra commerciale senza precedenti con un Paese come la Francia, che è un partner storico dell’Italia, con la quale ha partecipato alla nascita dell’Unione Europea. Sul piano nazionale con la declaratoria di stato di calamità naturale sarebbero immediatamente innescate urgenti misure di sostegno in favore degli imprenditori olivicoli, quali sgravi della contribuzione previdenziale agricola ai sensi del Decreto Legislativo 102/2004 e del settore della trasformazione, sospensione o dilazione delle scadenze fiscali agricole previste per i soggetti agricoli professionali e postergazione di ogni scadenza di mutui e investimenti per 5 anni, interventi indispensabili a garantire un futuro ad imprese olivicole, cooperative, frantoi e vivai.
Le pesanti ripercussioni a carico del comparto delle piante ornamentali, che in Puglia ha raggiunto i 185 milioni di euro di valore, si aggiungono a quelle sul settore olivicolo con la Puglia che è la prima regione a livello nazionale, con 172.000 tonnellate di olio di oliva prodotte annualmente che generano un fatturato che si aggira mediamente attorno ai 600 milioni di euro e rappresenta uno dei principali comparti produttivi dell’agricoltura regionale.

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