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ATTUALITÀ

L’agricoltura italiana vale 621 miliardi di euro di fatturato, il 15% del totale nazionale

Un dato che emerge dall’Annuario Crea n. 76: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto producono oltre il 42% del valore complessivo
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L’agricoltura è un pilastro dell’economia italiana

Sei regioni italiane producono il 64% di valore del sistema agroalimentare italiano che, complessivamente, si aggira a 621 miliardi di euro di fatturato (il 15% del totale nazionale), confermandosi un pilastro economico dell’Italia. Sono alcuni dati che emergono dall’Annuario Crea con la presentazione dell’edizione n.76 del volume che rappresenta il prodotto istituzionale di più lunga tradizione e uno strumento fondamentale per comprendere lo stato del settore in Italia. Un risultato, quello del sistema agroalimentare nazionale, grazie alle buone performance di agricoltura, dell’industria alimentare e delle bevande (40% del totale). Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto producono oltre il 42% del valore totale mentre Campania, Lazio e Piemonte, insieme, ne sommano un ulteriore 22%. Rilevanti le differenze a livello regionale anche rispetto alla sua composizione: l’industria alimentare e delle bevande gioca un ruolo maggiore al Nord, agricoltura e sistema distributivo rivestono un peso più significativo al Sud. Sul fronte degli scambi con l’estero il 2022 segna un nuovo primato, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%). Tali dinamiche sono fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali; tuttavia, agli aumenti in valore si accompagnano spesso incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità. Da segnalare, anche in questo caso, le forti differenziazioni territoriali con le regioni settentrionali che coprono più del 70% del totale nazionale dei flussi in entrambe le direzioni (import ed export), mentre l’area meridionale e insulare importa appena il 16,0% ed esporta il 18,6% dei prodotti agro-alimentari scambiati sui mercati esteri.
I dati dei primi 9 mesi 2023 evidenziano un ulteriore aumento degli scambi in valore (+7%), sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. Nel terzo trimestre 2023 la bilancia agroalimentare torna positiva in settembre. Indiscusso anche il contributo (il 60%) dell’agricoltura e dell’industria alimentare alla bioeconomia, che rappresenta l’11% dell’intero sistema della produzione nazionale (+1% sul 2021). Dal punto di vista strutturale, si segnala una ristrutturazione del tessuto imprenditoriale verso forme organizzative più complesse: prosegue la fuoriuscita di aziende dal settore, fanno eccezione le società di persone e di capitale, in controtendenza sulle imprese individuali e alle altre forme giuridiche, registrando un incremento del +2,4%. Analogamente, l’industria alimentare e delle bevande vede anch’essa una riduzione del numero di imprese (-2%) trainata da quelle individuali; al contempo, aumentano le unità di lavoro occupate (+3%), con un conseguente aumento della dimensione media delle imprese. Un effetto positivo sull’intero settore, spiega ancora il Crea, è esercitato anche dalla crescita dei fenomeni aggregativi, come testimonia il trend positivo dei dati sulle forme di organizzazione e cooperazione tra imprese. Buona la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura, che interessano poco meno del 6% delle aziende agricole italiane, valore che si raddoppia se condotte da giovani agricoltori, e che realizzano un quinto dell’intero valore della produzione agricola italiana. Anche in questo caso si conferma la spinta della concentrazione territoriale, con il Nord e il Centro, in cui si collocano i tre quarti delle aziende agricole, che generano i due terzi del valore della diversificazione. Dal punto di vista ambientale, da evidenziare il contributo del settore agricolo alla produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer), in particolare solare, biomassa e biogas, il cui valore della produzione, dal 2010 ad oggi, si è decuplicato. Ampio è il margine di sviluppo dei diversi segmenti delle rinnovabili, sia di quelle legate all’uso di prodotti e sottoprodotti del sistema agro-alimentare, sia di quelle legate a sistemi più innovativi, come l’agrivoltaico, con ricadute positive in termine di minore dipendenza energetica del Paese, riduzione dei costi di produzione per le stesse aziende produttrici, diversificazione dei redditi provenienti dalla vendita di energia. Da segnalare anche il fatto che il settore agricolo abbia realizzato una riduzione delle proprie emissioni climalteranti (-2,7% sul 2021).
Menzione particolare viene fatta per le foreste, protagoniste nella manutenzione del territorio, nel presidio delle aree interne, nella conservazione della biodiversità, oltre che nella regolazione delle emissioni climalteranti e nei servizi ecosistemici: negli ultimi 36 anni, la superficie forestale nazionale è cresciuta del 37% e triplicata rispetto a 100 anni. Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: 12 miliardi di euro, corrispondenti ad un peso del 34% del valore aggiunto settoriale nel triennio 2020-2022. Dall’Unione Europea provengono oltre i due terzi di questo sostegno, seguiti dai fondi nazionali (meno di un quinto) e da quelli regionali. Focus dell’edizione 2023 è l’analisi di medio-lungo periodo delle condizioni agro-meteo-climatiche in Italia, che hanno ricadute evidenti su rese e qualità delle produzioni agricole. Tra i segnali più rilevanti: l’aumento delle temperature (dal 2011 le ondate di calore sono in aumento rispetto al passato, investendo ampie aree del territorio), gli accumuli di calore, necessari allo sviluppo delle colture, sempre più precoci e che espongono le piante al rischio di gelate tardive, lo stress da caldo degli animali da allevamento. Dai dati emerge che l’agricoltura italiana, al di là della tradizionale funzione di produzione di cibo, è sempre più fortemente orientata a dare risposte e contributi insostituibili per il soddisfacimento di alcuni bisogni fondamentali espressi dalla società civile.
“Il sistema agroalimentare nazionale continua a mostrare segnali positivi, testimoniati da una forte propensione all’export e dalla sostanziale revisione dei modelli strutturali produttivi in corso. E questo accade nonostante sia fortemente esposto a fattori esogeni che ne condizionano le performance: basti pensare agli eventi metereologici estremi o all’aumento dei prezzi degli input sui mercati per l’effetto del conflitto Russo Ucraino o ancora all’attuale clima di grande incertezza che si respira per l’instabilità politica internazionale - spiega Alessandra Pesce, direttrice Crea Politiche e Bioeconomia - Il quadro che l’Annuario ci restituisce pone l’accento sui temi della sostenibilità, ma anche della capacità del settore di trovare nuove strade di eccellenza per primeggiare sullo scenario internazionale. Non tutto il nostro Paese, tuttavia, viaggia alla stessa velocità e le differenze regionali mostrano le debolezze di alcuni sistemi produttivi su cui le politiche di sostegno dovrebbero focalizzare l’attenzione”. “Conoscere, comprendere ed interpretare, attraverso la ricerca, i processi evolutivi in agricoltura - commenta Mario Pezzotti, Commissario Straordinario Crea - è indispensabile per supportare la sostenibilità e la competitività non solo del nostro agroalimentare, ma dell’intero Sistema Paese. E, in questo senso, l’Annuario del Crea, ne è senz’altro la sua migliore rappresentazione”.

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