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ANALISI

L’agricoltura Ue prova a rialzare la testa, ma le stime di crescita frenano. E il vino soffre

Produzione giù del 6%, consumi dei rossi in calo e difficoltà sui mercati: così lo “Short-term outlook for EU agricultural markets in 2023 & 2024”
AGRICOLTURA, ECONOMIA, OUTLOOK, PROSPETTIVE, UNIONE EUROPEA, vino, Mondo
I trend del vino all’interno del contesto dell’agricoltura Ue

L’andamento meteorologico avverso, che ha caratterizzato l’estate 2023, è destinato ad influenzare anche le prospettive di mercato a breve termine dell’agricoltura europea. Secondo lo “Short-term outlook for EU agricultural markets in 2023 & 2024” curato dalla Commissione Europea, ha avuto impatti contrastanti in tutta l’Unione Europea: seminativi e colture specializzate hanno sofferto il caldo e la siccità, così come le inondazioni, mentre i pascoli ne hanno tratto giovamento. Come abbiamo visto abbondantemente tra i filari del Belpaese, non tutte le precipitazioni si sono rivelate benefiche, perché in alcuni casi hanno causato ritardi nella raccolta e facilitato lo sviluppo di parassiti e malattie, che hanno avuto un impatto negativo sulla qualità di alcuni prodotti.

Allo stesso tempo, si registra qualche segnale positivo sul fronte delle prospettive di mercato, con i costi dei fattori produttivi che hanno continuato a diminuire, dall’energia ai fertilizzanti, fino ai mangimi. Prezzi più bassi per il comparto agricolo Ue portano quindi un’ulteriore riduzione dei prezzi agricoli rispetto al livello record raggiunto nell’ottobre 2022. Sebbene gli indici dei prezzi al consumo abbiano resistito per diverso tempo a questo movimento al ribasso, negli ultimi mesi hanno smesso di aumentare, il che potrebbe portare potenzialmente un certo sollievo alla domanda alimentare interna nei prossimi mesi. Esistono ancora elementi di rischio ed incertezza, che potrebbero comportare un nuovo aumento dei prezzi nel breve periodo, come le avversità meteorologiche e gli sviluppi della guerra in Ucraina.

La ripresa delle esportazioni dell’Unione Europea di molti prodotti agricoli è stata sostenuta in maniera importante dai prezzi più competitivi delle materie prime, ed è probabile che ciò continui nel 2024, perché si prevede che il tasso di cambio euro/dollaro rimarrà relativamente basso. D’altro canto, il mercato Ue rimane attraente anche per le importazioni, nonostante la situazione macroeconomica dei mercati UE sia stata leggermente rivista al ribasso rispetto alle prospettive dell’estate 2023, con l’economia sottotono nella prima metà del 2023 ed una politica monetaria più restrittiva per combattere l’inflazione, che lascia presagire una crescita più debole anche nel 2024.

Come detto, l’inflazione energetica continua a diminuire, ma la riduzione dell’offerta da parte dei paesi Opec+ è destinata a portare ad un rialzo dei prezzi del greggio a partire dal 2024. Anche i prezzi del gas naturale tornano ad aumentare con l’avvicinarsi dell’inverno, nonostante la capacità di stoccaggio del 90% raggiunta a settembre. Ciononostante, l’andamento dei prezzi del gas naturale ha finora migliorato l’accessibilità economica dei fertilizzanti azotati. Segnali incoraggianti, che segnano un rafforzamento dei margini degli agricoltori, mentre i prezzi delle materie prime nell’Ue continuano a diminuire. Iniziano a diminuire anche gli indici dei prezzi al consumo, ma l’inflazione alimentare nell’UE è rimasta al di sopra del livello di inflazione generale, e ad un livello storicamente elevato. L’inflazione alimentare mensile ha iniziato a diminuire da luglio, ma i prezzi che continuano a rappresentare una grande preoccupazione per i consumatori, poiché il costo della vita rimane elevato, ed i prezzi potrebbero crescere ulteriormente alla luce degli ultimi raccolti e degli sviluppi incerti in Ucraina.

I prezzi più bassi nell’Unione Europea di alcune materie prime, osservati nei mesi scorsi, hanno sostenuto una certa ripresa delle esportazioni Ue, ad esempio per il latte in polvere. In altri casi, continuano a soffrire dell’elevata inflazione alimentare globale e della minore disponibilità nell’Ue, che spinge ulteriormente verso l’alto i prezzi di olio d’oliva e frutta, per fare i due esempi più evidenti.

Il contesto macroeconomico della Ue, specie dopo 600 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina, è lievemente peggiorato, con l’economia sottotono nella prima parte dell’anno e una politica monetaria più restrittiva per combattere l’inflazione. Le prospettive di crescita, così, si fanno sempre più deboli, anche nel 2024. Secondo le ultime previsioni della Bce, la crescita reale del Pil è prevista al +0,7% nel 2023 ed al +1% nel 2024. Si prevede che l’inflazione nell’area euro raggiungerà il 5,6% nel 2023, con l’inflazione alimentare che rappresenterà quasi il 40% degli aumenti dei prezzi al consumo. Le aspettative della Bce per i prezzi alimentari indicano una tendenza al ribasso nel 2024 e nel 2025, anche se l’andamento dinamico del costo del lavoro e le pressioni al rialzo derivanti dagli effetti meteorologici avversi potrebbero comunque alimentare l’inflazione alimentare.

In questa cornice, ampia, economica e produttiva, si inserisce ovviamente anche il vino. Che, come sottolinea lo “Short-term outlook for EU agricultural markets in 2023 and 2024”, registra un calo della produzione, nella campagna 2023/2024, del 6%, per un totale di circa 150 milioni di ettolitri (il 4,5% in meno della media quinquennale), essenzialmente a causa del drastico crollo di Italia (-12%) e Spagna (-14%). In Italia, come abbiamo riportato ampiamente nelle ultime settimane, la riduzione è concentrata nelle regioni del Centro e del Sud Italia: Abruzzo, Puglia e Sicilia segnano perdite della produzione del 30-40%. In Spagna il calo del raccolto è invece dovuto ad un andamento disomogeneo nelle diverse regioni, con le precipitazioni eccessive che hanno colpito Galizia e Castilla y Leon, ed il caldo e la siccità la Castilla la Mancha e le regioni orientali, ma secondo alcuni report ci sono regioni che registrano una qualità inferiore a causa di acini più piccoli, maturazione irregolare e malattie.

In Francia, invece, si prevede un raccolto in linea con la media degli ultimi anni (45 milioni di ettolitri, +1%), che fanno del Paese d’Oltralpe il più grande produttore di vino dell’Unione Europea nel 2023/24. Una ripresa della produzione è prevista anche in Germania (+16%), grazie all’approvvigionamento idrico che ha sostenuto la fase vegetativa e produttiva, ed in Portogallo (+15%) che segnala anch’esso un buona qualità delle uve.

Sul fronte dei consumi, i vini rossi continueranno a registrare una tendenza al ribasso (-1,5%), con le preferenze dei consumatori che si spostano verso diversi tipi di bevande - ad esempio la birra - ed il potere d’acquisto sempre più basso. D’altro canto, le eccedenze sono destinate a crescere, e potrebbero sfiorare i 33 milioni di ettolitri: vino destinato ad altri usi, compresa la distillazione di crisi, cui hanno fatto massicciamente ricorso sia la Francia che la Spagna, e che complessivamente riguarderà 3,75 milioni di ettolitri di vino. Anche la domanda internazionale continua a indebolirsi, presumibilmente a causa del peggioramento del potere d’acquisto in alcuni mercati di esportazione dell’Ue. È molto probabile, inoltre, che dopo il record delle esportazioni degli ultimi due anni, ed un calo limitato delle spedizioni nel 2022/23, le scorte siano ancora piuttosto alte in alcuni mercati

Nel 2023/24, il potenziale calo dei prezzi potrebbe aiutare le esportazioni di vino ma, allo stesso tempo, i segmenti di prezzo più bassi potrebbero dover fare i conti con i vini dei Paesi Terzi, specie sul mercato britannico. Pertanto, in questa fase, si prevedono esportazioni stabili per i vini Ue nel 2023/24, sostenute dagli spumanti. Si prevede che le importazioni scenderanno ulteriormente, fino a 6 milioni di ettolitri (-4,3% sul 2022 e -18% sulla media quinquennale). A seguito degli sviluppi sopra menzionati, le scorte finali di vino nelle cantine dei Paesi Ue nel 2023/24 potrebbero scendere a 161 milioni di ettolitri (il 5% in meno della media degli ultimi 5 anni).

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