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BIBLIOTECA ENOGASTRONOMICA

“Lambrusco in fabula”, la storia letteraria di un vino colto e contadino, e per questo amatissimo

La racconta in un volume Enrico Zucchi, dal Cinquecento ad oggi, con citazioni di Premi Nobel come Giosuè Carducci, Grazia Deledda ed Eugenio Montale

Non sono molti i vini come il Lambrusco che possono vantare l’attenzione di Premi Nobel della Letteratura, come Giosuè Carducci - che, alla Contessa Ersilia Caetani Lovatelli, proprietaria nell’Ottocento della storica cantina di Argiano a Montalcino, scrive “non sa Ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il Lambrusco per inaffiare dell’animale caro ad Antonio abate? E io, per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo a meditare la sapienza” - e Grazia Deledda - che, nella novella “Nel Mulino”, racconta come “il vecchio rispose a modo suo, col risolino beffardo della bocca sdentata: scuoteva cioè una bottiglia di lambrusco che scintillava al riverbero dell’acqua: la sturò, e il turbolento zampillo che ne saltò fuori parve un fiore violaceo” - ma anche come Eugenio Montale, del quale si ricorda l’espressione proverbiale: “l’uomo è come il vino: non tutti i vini invecchiando migliorano; alcuni inacidiscono”. E tanto da essere non soltanto il contrassegno di una gioviale identità regionale (l’“umile Champagne” dell’Emilia Romagna, così magistralmente e poeticamente ribattezzato da Mario Soldati, maestro del giornalismo enogastronomico italiano, nel 1957 nel “Viaggio nella valle del Po”, il primo documentario enogastronomico della Rai), ma, piuttosto, un vero e proprio emblema della cultura nazionale, in Italia quanto all’estero. Come abbiamo raccontato tante volte anche su WineNews, infatti, ben lontano dall’essere un vino paesano, agreste e un po’ selvaggio, negli ultimi 50 anni, il Lambrusco si è affermato come un vino più che mai contemporaneo, soprattutto per chi ama le bollicine e la leggerezza.
Ma lo testimonia anche il volume “Lambrusco in fabula. Storia letteraria di un vino colto e contadino” firmato da Enrico Zucchi, a riprova della continua e vivace attrazione che il vino rosso più frizzante d’Italia ha esercitato sulla letteratura italiana, configurandosi come un oggetto culturale più che come una semplice bevanda, rappresentato come un crocevia curioso e paradossale, in cui il mondo contadino e l’universo letterario trovano una felice sintesi di rusticità paesana ed eleganza artistica. Con piglio divulgativo, per i tanti appassionati di enologia e di gastronomia che considerano il vino non soltanto una bevanda, ma un prodotto culturale a tutti gli effetti, questo libro (Wingsbert House by Aliberti, settembre 2025, pp. 208, prezzo di copertina 18,90 euro) narra la storia letteraria del Lambrusco, costruendo un percorso di versi, di prosa e di teatro, dal Cinquecento a oggi, a partire dalle allusioni alla “labrusca vitis” nei testi poetici e nei trattati latini, e dalla letteratura enologica tra Medioevo e Rinascimento, dai quali si evince il progressivo addomesticamento della vite lambrusca, capace di dare un vino aspro, apprezzato per la proprietà colorante e per le qualità terapeutiche.
Il suo autore, Enrico Zucchi, è ricercatore all’Università di Padova, dove insegna Letteratura Italiana nel corso di Turismo Culturale e tiene il Laboratorio di Tecniche Narrative per la Gastronomia nel corso di Scienze e Culture della Gastronomia. È autore anche di un saggio sulla storia letteraria del Prosecco, pubblicato nella rivista “Dna” e vincitore del “Premio Soldera Case Basse” 2024 https://winenews.it/it/incentivare-la-ricerca-sul-vino-dei-giovani-studiosi-torna-il-premio-soldera-case-basse_530959/ per il marketing vitivinicolo.

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