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ANALISI

L’annata 2021 di Bordeaux tra andamento stagionale e mercato dei fine wines

Aspettando i punteggi ed i prezzi, il punto su una vendemmia che ricorda la 2013 e la 2017. E sul Liv-ex si fa sentire la concorrenza di Bolgheri
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Torna “Bordeaux en primeurs” (ph: Château Figeac)

In attesa delle prime impressioni, quelle delle grandi firme del vino, che con i loro punteggi indirizzeranno inevitabilmente i prezzi a cui gli Chateaux venderanno, en primerur, la loro ultima annata, la 2021, è importante intanto delineare un quadro esaustivo di quella che è stata, a livello climatico e produttivo, l’ultima vendemmia a Bordeaux. Affidandosi, prima di tutto, ai dati meteorologici di Saturnalia, analizzati dal report del Liv-ex. Che rivelano come la prima impressione sia quella di un’annata fresca e relativamente umida dopo il caldo 2018-2020, il che suggerisce vini più simili all’annata 2014 o 2017. Il report, poi, guarda al mercato secondario dei fine wines, che si allarga ogni anno, sfidando il dominio di Bordeaux. Ad oggi, la quota di mercato della regione è appena sopra il 30%, un livello storicamente basso. La Borgogna e lo Champagne sono in crescita, ma offrono qualcosa di stilisticamente diverso dal Bordeaux. La vera sfida viene dai vini toscani e californiani, che garantiscono ritorni degli investimenti sempre più interessanti. E la concorrenza ha effetti anche sulla supply chain dei vini di Bordeaux, con le vendite che procedono a rilento, i margini per i négociants che si assottigliano, mentre i costi di produzioni, come dappertutto, crescono. Ovvio, allora, che il sentiment che accompagna la presentazione dell’annata 2021 (di scena a Bordeaux dal 25 al 28 aprile, ndr) sia piuttosto tiepido, e che le aspettative, per quanto riguarda i prezzi, non siano così ambiziose.

Tornando al meteo, negli ultimi dieci anni Bordeaux è stata relativamente fortunata. Pur pagando lo scotto della sua parte di gelate, grandinate, siccità e inondazioni, solo le annate 2013 e 2017 si distinguono, in negativo, come annate sotto la media. Nel complesso, il modello generale è stato quello di una serie di tre annate da buone a estremamente buone, con in mezzo un’annata non all’altezza. La 2013, ad esempio, è stata seguita dalla 2014, dalla 2015 e dalla 2016, che hanno lasciato il posto alla 2017, e poi di nuovo il triennio 2018-2020, seguito adesso dalla 2021, anche se prima di scoprire le carte delle degustazioni guidate dall’Union des Grands Crus de Bordeaux è impossibile dare una valutazione definitiva dell’annata. L’esame dell’andamento in vigna del 2021, comunque, non dà l’impressione di una 2021 capace di eguagliare i suoi immediati predecessori in qualità.

I dati meteorologici mostrano che il 2021, nel complesso, è stata un’annata fresca e umida. In totale, sono caduti 1.182 mm di pioggia su Bordeaux tra novembre 2020 a ottobre 2021, una media di 83,9 mm al mese. Un dato leggermente inferiore al totale delle precipitazioni del 2020 (1.244 mm in totale, anche se il problema non è il volume di pioggia di per sé, ma la sua concentrazione. Durante la stagione vegetativa 2020, c’è stato solo un mese durante il periodo di fioritura e maturazione in cui le precipitazioni hanno superato i 100 mm, il mese di maggio. Al contrario, nel 2021, seppure Bordeaux si è salvata dalle gelate che hanno colpito altri grandi terroir del vino di Francia, come la Borgogna, le piogge, sia a maggio che a giugno, hanno superato sempre i 100 mm. Inoltre, queste forti precipitazioni (133 mm) hanno anche coinciso con il periodo più caldo dell’anno, giugno, con una media di 21,8˚C. E, proprio come nel 2017, la maggior parte della pioggia è caduta nelle ultime due settimane del mese. Condizioni ideali, come effettivamente accaduto, per gravi casi di peronospora e botrite. A luglio e agosto, temperature e precipitazioni sono quindi crollate vertiginosamente, proprio come nel 2014 e nel 2017, e nel complesso, in termini di “Growing Degree Days” (la quantità di calore che le viti ricevono durante il periodo vegetativo, un valore calcolato da Saturnalia. ndr), è stata l’annata più fredda dal 2013.

Il risultato, in termini produttivi, è che l’annata 2021 è l’ultima di una serie decrescente di annate iniziata nel 2018, ed è leggermente inferiore alla 2013, con 3,7 milioni di ettolitri (contro i 3,8 milioni di ettolitri della 2013), comunque più grande della 2017. La resa totale è stata così inferiore del 14% alla 2020, che produsse 4,4 milioni di ettolitri di vino. Questo, però, non significa che le rese siano state ovunque inferiori al 2020. È importante ricordare che i problemi di peronospora e di siccità, nel 2020, hanno portato a rese basse in diverse denominazioni: Saint-Julien e Margaux, per esempio, hanno avuto rese inferiori, mentre nel 2021 hanno goduto di rese di nuovo in aumento, con Margaux in crescita dell’8%. Ciononostante, la maggior parte delle denominazioni nel 2021 ha subito perdite, e le rese sono diminuite in tutte le principali Aoc, della Rive Droite come della Rive Gauche, con i vini dolci di Sauternes e Barsac che hanno sofferto particolarmente. Il risultato, almeno nelle attese, ed aspettando la prova del calice, è quello di un’annata difficile ed eterogenea, anche se a Bordeaux competenze e tecnologia permettono di declinare al meglio praticamente qualsiasi annata. Nella visione più ottimistica, sulla base dei dati disponibili, ci si possono aspettare vini ai livelli del 2014 e del 2017, ma da bere presto. In una visione meno generosa suggerisce che il rischio è quello di vini che riflettono i tratti peggiori di annate come la 2011, la 2013 o la 2017, caratterizzate da mancanza di corpo e maturità e tannini duri.

Focus - Il mercato secondario dei vini di Bordeaux secondo il Liv-ex

Bordeaux rimane il territorio più importante sul mercato dei fine wine e, proprio a causa della sua esposizione, è spesso il primo a subire l’impatto dei venti contrari economici e politici, che ultimamente non sono certo mancati. Bordeaux ha infatti attraversato molti cicli, dal declino dopo la crisi finanziaria del 2008, al picco e alla successiva caduta durante la corsa al rialzo, guidata dalla Cina, nel biennio 2010-2011, e ancora lenti segni di ripresa dopo il referendum sulla Brexit del 2016, quando gli acquirenti statunitensi e asiatici hanno approfittato della debolezza della sterlina. All’inizio della pandemia di Covid-19, il Bordeaux 500 è sceso dell’1,6%, ma ha rapidamente recuperato le perdite. Nel primo trimestre 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i vini di Bordeaux sono continuati a crescere, ma meno della media del mercato e degli altri indici.

Bordeaux, inoltre, sta affrontando la crescente concorrenza di altre regioni. Il concorrente più serio è la Borgogna, che ha superato Bordeaux sia in termini di performance di prezzo che di numero di etichette scambiate, e nelle ultime settimane ha praticamente raggiunto, in termini di quote di mercato, proprio Bordeaux. Che, nell’ultimo anno, è cresciuta meno degli altri sottoindici del Liv-ex: solo il +11,5%, contro un impressionante +51,2% dello Champagne e il +43,8% della Borgogna. Borgogna e Champagne, che sono in cima alle classifiche delle performance dei prezzi, producono però vini stilisticamente assai diversi da quelli di Bordeaux, quindi il confronto diretto è in qualche modo ingiusto. E infatti, secondo la maggior parte dei wine merchant, i primi concorrenti di Bordeaux ad oggi sono Super Tuscans e Napa Valley, ossia produzioni stilisticamente simili. Sul mercato secondario, i Super Tuscans attraggono livelli importanti di domanda, mentre la California ha goduto di una rapida ascesa negli ultimi anni, sia in termini di prezzi che di quote di mercato. Il California 50 è cresciuto del +34% nell’ultimo anno, contro il +13,5% del Fine Wine 50 e il +11,5% del Bordeaux 500. Il prezzo medio di mercato per una cassa di Super Tuscans e dei migliori vini californiani, inoltre, è aumentato più dei migliori vini di Bordeaux. I Super Tuscans continuano ad offrire un punto di ingresso più accessibile al mercato dei fine wine rispetto ai Premiers Crus di Bordeaux, garantendo il ritorno sugli investimenti più alto degli ultimi anni.

Guardando ai mercati, c’è stato un cambiamento importante, perché se una volta la domanda dei fine wine di Bordeaux era guidata dal Regno Unito, oggi è equamente divisa tra altri attori. L’Europa (35%) è in testa come quote di mercato, seguita dagli Stati Uniti (31%), un player tornato ad essere fondamentale dopo la rimozione delle tariffe del 25% sui vini francesi imposte da Trump e sospese definitivamente da Biden lo scorso anno, Regno Unito (27%) e Asia (7%).

Bordeaux rimane, almeno per il momento, protagonista sul mercato secondario dei fine wine, i suoi Chateaux di punta continuano a vedere volumi di scambi importanti, ma questo dominio si sta erodendo. L’interesse per Bordeaux ha cominciato a ridursi perché un mercato del vino più ampio e diversificato ha introdotto una maggiore concorrenza, specialmente dalle Regioni che a Bordeaux si sono ispirate, come Napa Valley e Super Tuscan, ma anche (e in questo momento soprattutto) Bolgheri.

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