La notizia che "le Città del Vino avrebbero proposto di far pagare ai produttori 100 lire per ogni bottiglia doc venduta" ha suscitato molte reazioni tra i vitivicoltori, che hanno portato anche i vertici dell’importante Organizzazione ha spiegare che “nessuna guerra è in atto tra le Città del Vino e i produttori vitivinicoli”.
“Dalla convention in Piemonte - commenta Paolo Benvenuti, direttore delle “Città del Vino” - è emersa soltanto un’esigenza di fondo, peraltro condivisa da tutti, e non tanto una proposta contro i produttori. Vanno ricercare assieme le soluzioni migliori affinché i territori del vino continuino ad essere quello che sono: un vanto ambientale da tutelare e promuovere per favorire uno sviluppo compatibile. Per questo dobbiamo dare ai sindaci più risorse finalizzate”.
Non c’è dunque nessuna guerra tra Città del Vino (che unisce 418 comuni) e vignaioli: i sindaci a Serralunga d’Alba hanno voluto sottolineare, anche giustamente, “come si debbano ricercare forme nuove e concordate di intervento per dotare i comuni delle risorse necessarie a mantenere la qualità del loro territori a forte vocazione vitivinicola”. Il dibattito sviluppato è ruotato intorno “all’esigenza di dotare le casse comunali di maggiori risorse, soprattutto per quei comuni che per il basso numero di abitanti e l’ampia estensione di territorio fanno molta più fatica a garantire ai cittadini, ancor prima che ai turisti, servizi e qualità della vita. Una qualità che rappresenta un alto valore aggiunto che fa muovere milioni di appassionati e turisti attraverso i territori del vino”.
Come si governa, dunque, il territorio nel suo complesso e con quali risorse ? Alla convention, anche in modo provocatorio ed in forma di semplici battute, è stato detto, ma senza nessuna volontà di guerra, “di far pagare 100 lire per ogni bottiglia di vino doc venduto, di far applicare ai turisti la tassa di soggiorno, trasformandola in una sorta di “contributo alla qualità del territorio”, di far pagare l’ICI anche ai fabbricati rurali”.
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