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LE AGROMAFIE NON CONOSCONO LIMITI: A CASERTA, IL GRUPPO CASEARIO MANDARA, TRA I PIU’ CONOSCIUTI AL MONDO, FINISCE SOTTO SEQUESTRO. I VERTICI DELL’AZIENDA RITENUTI VICINI AL CLAN DEI CASALESI, MENTRE MOZZARELLA E PROVOLONI ERANO TUTT’ALTRO CHE DOP

Dopo la mafia della coppola e della lupara e quella dei “colletti bianchi”, sembra che l’ultima frontiera sia quella della mafia agroalimentare: il settore, tra i più in salute del Belpaese, fa i conti ogni anno con un business sommerso, in mano alle cosiddette “agromafie”, pari a 12,5 miliardi di euro, come ricorda la Coldiretti. Ma il lavoro della Dia - Direzione investigativa antimafia e del Noe - Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri non conosce sosta, e a finire nella rete degli investigatori, questa volta, è un insospettabile: come richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, per il gruppo Caseario Mandara, leader nella produzione della mozzarelle di bufala con un patrimonio di 100 milioni di euro ed un marchio conosciuto in tutto il mondo, sono scattati i sigilli, e per i vertici dell’azienda, ritenuti vicini al clan dei Casalesi, sono arrivati i mandati d’arresto. Due le tipologie di reato contestate: da una parte l’accusa più grave, che riguarda direttamente il titolare, Giuseppe Mandara, di collusione con ambienti della criminalità organizzata casertana, dall’altra i reati che riguardano la tutela della salute pubblica, come i comuni provoloni venduti come “provoloni del Monaco”, un formaggio Dop particolarmente pregiato.
Ma come funzionano le agromafie, come fanno ad infiltrarsi così a fondo nel fiore all’occhiello del made in Italy tricolore, e cosa può fare il settore per mettersi al riparo da simili speculazioni? A dare una risposta, ci prova la Coldiretti: “le agromafie investono i loro ricchi proventi in larga parte in attività agricole, nel settore della trasformazione alimentare, commerciale e nella grande distribuzione con il reinvestimento dei proventi illeciti che ha come corollario il condizionamento della libera iniziativa economica e la concorrenza sleale. Una attività che spesso avviene anche attraverso frodi con la vendita di prodotti importati e di bassa qualità come Made in Italy o come prodotti a denominazione di origine. È quindi importante, insieme all’aumento dei controlli, stringere le maglie della legislazione. Un segnale importante in questo senso viene dalle novità introdotte nella produzione della mozzarella di bufala campana Dop, con l’arrivo dalla fine di giugno di un codice etico che prevede tra l’altro che, per produrla, occorre il certificato antimafia obbligatorio ogni anno per tutti i soci”.

Il commento - Cosa ne pensa il Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana …
L’operazione Bufalo portata a termine oggi dalla Dia di Napoli e dal Noe rappresenta un’importante azione di tutela del comparto e del marchio Dop e va nella stessa direzione dell’impegno per la legalità portato avanti dal Consorzio di Tutela, che proprio il 27 giugno scorso ha approvato all’unanimità il Codice Etico, documento vincolante che prevede la presentazione obbligatoria del certificato antimafia ogni anno per chiunque voglia produrre mozzarella di bufala campana Dop. Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop esprime piena fiducia nell’operato della magistratura e auspica un rapido accertamento delle responsabilità a tutela di tutti i produttori onesti e per evitare tentativi di strumentalizzazione della vicenda, come già accaduto troppe volte in passato con grave danno per il settore.
Con il varo del Codice Etico, il Consorzio di Tutela ha testimoniato un impegno forte e deciso contro ogni tentativo di ingerenza della criminalità. Questo è il Consorzio che tra i suoi soci annovera Le Terre di Don Diana, che con l’associazione Libera produce mozzarella di bufala Dop su un terreno confiscato alla camorra a Castelvolturno. Questa è la strada che abbiamo scelto e su cui vogliamo continuare a camminare, uniti oggi più che mai.

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