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LE "CITTA’ DEL VINO" DICONO NO ALL’OGM ED ALLA DENOMINAZIONE "VINO DI PROVENIENZA DELL’UNIONE EUROPEA"

Oltre a dire no al “vino transgenico” ed esprimere “preoccupazione per la decisione del Parlamento Europeo e dare il pieno appoggio ai vitivinicoltori italiani nella battaglia contro l’Ogm”, l’Associazione delle Città del Vino spara a zero contro le decisioni, in campo alimentare, del Parlamento Europeo: “come nel caso degli insaccati e dei formaggi, per i quali (con l’intento di tutelare la salute dei consumatori e di favorire l’aggregazione dei mercati dei paesi europei), si sono presi provvedimenti che possono compromettere o far scomparire piccole produzioni di qualità che hanno nella specifica identificazione con il territorio il loro valore aggiunto, a danno degli stessi consumatori che rischiano di non conoscere certe produzioni tipiche”. Ma il presidente dell’Associazione delle Città del Vino Lombardo introduce anche un altro aspetto preoccupante: “circolano, all’interno della Unione Europea, vini che recano sull’etichetta, in sostituzione di un’eventuale denominazione di origine, la dicitura VDPCE, cioè vino di provenienza della comunità europea. Una definizione vaga che non consente ai consumatori di conoscere quale sia la provenienza e la qualità del vino; un fatto che contrasta in modo evidente proprio con la sentenza sull’imbottigliamento obbligatorio nella zona di origine”. Ma nella protesta contro questo aspetto e sul vino transgenico, le Città del Vino d’Italia intendono portare anche la rete europea delle Città del Vino, che riunisce comuni vitivinicoli di Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Austria, Slovenia e Grecia, istituita nel novembre ‘99 a Strasburgo, “con l’intento di favorire lo sviluppo delle comunità associate attraverso una sempre più forte caratterizzazione del rapporto tra vino e territorio

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