Le gelate di aprile ed il caldo torrido di questa estate “si sono bevuti” 15 milioni di ettolitri di vino italiano: a uve in cantina dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, la stima definitiva di Assoenologi sulla vendemmia 2017 parla di una produzione di 38,9 milioni di ettolitri nel Belpaese, con un calo del -28% sul 2016 a livello nazionale, con un clamoroso -45% in Toscana (1,6 milioni di ettolitri prodotti), Lazio-Umbria (1,2) e Sardegna (440.000 ettolitri), del -35% in Lombardia (960.000 ettolitri), del -30% nelle Marche (670.000), in Abruzzo (2,7 milioni di ettolitri), in Puglia (6,7) ed in Sicilia (4,2), del -25% in Piemonte (1,9) ed Emilia Romagna (5,8), del -20% in Veneto (8,1), Friuli Venezia Giulia (1,4) e Campania (1), e del -15% in Trentino Alto Adige (1 milione di ettolitri), mentre le altre regioni più piccole per produzione (Valle d’Aosta, Liguria, Molise, Basilicata e Calabria) segnano complessivamente il -30%, a quota 740.000 ettolitri. La raccolta 2017, così, passerà alla storia come la seconda più scarsa dal dopoguerra ad oggi, superata solo da quella del 1947 (36,4 milioni di ettolitri).
Se in volume è un disastro evidente, sul fronte della qualità, sebbene la situazione sia quanto mai eterogenea nel vigneto Italia, le cose (come già testimoniato dall’indagine WineNews tra alcuni dei produttori top del Belpaese, https://goo.gl/kJy2vL) sono andate meno peggio di quanto si temesse. “Le uve, da un punto di vista sanitario, sono state conferite alle cantine perfettamente sane - spiega Assoenologi, guidata dal presidente Riccardo Cotarella - ma con differenti maturazioni anche all’interno di uno stesso vigneto e, spesso, con grappoli molto disidratati. La qualità, pertanto, risulta quest’anno alquanto eterogenea, complessivamente abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano punte di ottimi livelli qualitativi e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Quest’anno più di altri, ha giocato un ruolo determinante l’approccio scientifico degli enologi, in particolare nella conduzione dei vigneti”.
Un’annata la 2017, che è frutto di un andamento stagionale come a memoria d’uomo non si ricorda, “dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata. Ad aprile un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare. Un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord - sottolinea ancora Assoenologi - ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia, che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto (il termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40°C). I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto, di provvidenziali piogge, anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali. Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all’oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all’eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar specialmente indigene. Soprattutto, ciò che ha consentito di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è stata la nostra trasversalità territoriale e la nostra grande biodiversità unica al mondo. Purtroppo, il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, aggravato anche dalla grande carenza di riserve di acqua nei terreni, si è protratto anche per lunga parte del mese di settembre causando un’ulteriore perdita di peso dei grappoli, che ha fatto scendere la produzione di questa campagna sotto i 40 milioni di ettolitri. Solo in alcune aree c’è stato un lieve miglioramento grazie alle precipitazioni del mese di settembre, che hanno contribuito a migliorare più i livelli qualitativi che quelli quantitativi”.
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