Sulle colline delle Langhe patrimonio Unesco, sormontante da castelli che trasudano storia e bellezza, e in questi giorni rese ancor più magiche dal manto bianco steso dalla neve, poggia un tesoro dal valore inestimabile. Sono i vigneti del Barolo, i più preziosi d’Italia, dove per un ettaro di vigna, oggi, si parla di quotazioni, da stime di WineNews, intorno agli 1,2 milioni di euro, e si arriva addirittura ai 2,5 nei cru più importanti. E anche per il “fratello minore” Barbaresco, altra grandissima espressione del vitigno Nebbiolo, si parla di cifre notevoli, a partire da 600.000 euro ad ettaro, che arrivano molto più in alto, anche in questo caso, nei cru.
Cifre da capogiro, che, però non nascono dal caso: il Barolo è uno dei vini più prestigiosi del mondo, con una storia ed una qualità universalmente apprezzate e riconosciute, grazie al lavoro di tanti produttori e cantine, con alcune realtà, come Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, o Gaja solo per citare le più celebri, che sono stabilmente, da anni, nel gotha del vino mondiale.
Ma Barolo e Barbaresco, insieme al Roero, sono tra le pochissime denominazioni italiane ad avere messo a punto, da tempo, una vera e propria zonazione, con una vera individuazione dei Cru, le zone migliori e più prestigiose, diventate Menzioni Geografiche Aggiuntive in etichetta, che influiscono, ovviamente, nel valore dei vini e, di conseguenza, dei vigneti. Un patrimonio enorme enorme e diffuso se si pensa che nel 2018 gli ettari rivendicati a Barolo sono stati 2.149 e quelli a Barbaresco 763, entrambi in continua crescita da un decennio. Cifre importantissime, che, però, se da un lato raccontano il valore del territorio e del vino che ne nasce, dall’altro possono rendere oggettivamente complicato, per le cantine, investire in acquisizioni di vigneti che, nonostante tutto, non mancano. Tanti spunti, su cui riflettere con i protagonisti del territori, nella mini-maratona mandata in scena ad Alba in questi giorni prima da Albeisa, con Nebbiolo Prima, e poi dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e da quello del Roero, con Grandi Langhe (oggi e domani ad Alba, con nel calice le ultime annate ad entrare sul mercato di Barolo Docg 2015 e Riserva 2013, Barbaresco Docg 2016 e Riserva 2014 e Roero Docg 2016 e Riserva 2015, e delle Doc delle Langhe).
“Le quotazioni dei vigneti così alte, da un lato, ci fanno piacere perchè vuol dire che c’è un grande interesse - spiega a WineNews il presidente del Consorzio del Barolo, Matteo Ascheri - ma ci impongono anche di porci delle domande, perchè sono quotazioni molto alte, non tanto giustificate da parametri economici, quanto finanziari, probabilmente. Dei rischi ci sono, ma dobbiamo lavorare, prendere atto di questa attenzione che c’è, ed agire di conseguenza. L’economia del vino nel territorio funziona bene, potremmo accontentarci ma dobbiamo prendere delle decisioni per governare il futuro”.
E nel futuro, per le Langhe e per i grandi territori del vino italiano, sembra esserci sempre più export, e meno Italia. “Barolo e Barbaresco effettivamente seguono questa dinamica - conferma Ascheri - si va soprattutto in Usa, Uk, Germania, Canada, ma il nostro Consorzio di Tutela tante denominazioni, le Langhe hanno vino per tutti target di riferimento. L’Italia resta comunque un mercato fondamentale. All’estero dobbiamo migliorare sempre di più il posizionamento dei nostri vini sui mercati, ma l’Italia, di certo, non possiamo tralasciarla”.
Il domani, ovviamente, passa anche per scelte strategiche anche sulla promozione e la comunicazione, come lo è stata quella di mettersi in testa alle Anteprime del vino italiano, e di mettere in sinergia Nebbiolo Prima, evento dedicato ai media e alla critica mondiale, e Grandi Langhe, ad oggi biennale, pensato per i buyers.
“Dopo questo successo, stiamo ragionando se far diventare anche Grandi Langhe un evento annuale. Dobbiamo ricordarci che Nebbiolo Prima la organizza Albeisa e Grandi Langhe i Consorzi del Barolo Barbaresco e Roero. Sono entità diverse, ma composte dalle stesse aziende, alla fine. Io penso che la coesione per il futuro sia fondamentale, ma deve esserlo anche la visione univoca del territorio, Perchè se i risultati di questi anni sono frutto di investimenti e decisioni prese negli anni 60-70 del Novecento, noi dobbiamo evolvere ancora, e prendere oggi altre decisioni importanti in termini di produzione e promozione, dobbiamo assumerci questa responsabilità e dobbiamo farlo insieme, senza dividerci in mille rivoli”.
Focus - I nostri migliori assaggi da Nebbiolo Prima e Grandi Langhe
Difficile scoprire in pochi giorni, e sintetizzare, la grande complessità del vino delle Langhe, con le nuove annate di Barolo Docg 2015 e Riserva 2013, Barbaresco Docg 2016 e Riserva 2014, e Roero Docg 2016 e Riserva 2015.
Come si immaginava la 2016 ha rispettato le alte aspettative, inserendosi nella lista delle annate che faranno storia. Le uve raccolte erano infatti perfette, complici il lunghissimo ciclo vegetativo e il bell’andamento climatico. Nei vini, oltre a cogliere le caratteristiche delle vigne si percepiscono in maniera netta gli stili aziendali. Con tante conferme e qualche bella sorpresa.
La 2015 invece è stata annata più calda, iniziata con un inverno innevato, a cui son seguite stagioni molto soleggiate che hanno portato a un anticipo di maturazione di una decina di giorni. In linea generale il denominatore comune dei vini è un livello di acidità più contenuto. La capacità di trattenere l’acqua dei suoli più antichi, più ricchi di gesso e di argilla si riflette in maniera diversa nei vini prodotti nelle varie zone del Barolo. Più aperti ed impattanti quelli di Novello, più penetranti e strutturati a Castiglione Falletto, elegantissimi, di bella energia quelli di Serralunga, fini ed equilibrati a Cannubi. Ma il grande protagonista stavolta è stato il Monvigliero, mentre Verduno si conferma zona sempre più favorevole
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Nelle Riserve 2014 spiccano freschezza e definizione mentre le 2013 fanno presagire serbevolezza e sciorinano grande carica materica.
Barbaresco Docg 2016 Rabajà Cascina Luisin: il Rabajà conferma la sua armonia e la sua eleganza. Frutto carnoso, potente e di grande charme con un potenziale evolutivo tutto ancora da scoprire; brillante ed elegantissimo anche l’Asili.
Barbaresco Docg 2016 Basarin Moccagatta: l’abilità in cantina e le virtù di questa vigna sempre ventilata si incontrano in un gioco di equilibrio tra struttura e potenza condensati in una stratificazione di succo e tannini decisi e molto persistenti preludio di lunga vita.
Barbaresco Docg 2016 Marcarini Pertinace: una glorioso ritorno per questa storica cantina. Note di spezie (quasi orientali) e fruttate per un momento gustativo di estrema vitalità e stupore. Il tutto sostenuto da una struttura perfetta.
Barbaresco Docg 2016 Sanadavie Adriano Marco e Vittorio: c’è tutta la finezza della marna bianca tufacea di Seno d’Elvio. Il distillato di agrumi del naso anticipa una freschezza disarmante e ben adesa a una materia succosa ed aperta.
Barbaresco Riserva Docg 2014 Camp Gros Martinenga - Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy: ennesima conferma per questo vino-modello. Cesellato, fresco , con note definite di frutti rossi, apprezza per la grande nitidezza ed armonia.
Barolo Docg 2015 Bricco Boschis Cavallotto: tipico 2015 in cui la trama si fa più densa e più ampia; slanciato e reattivo, regala frutto sensazionale e tannini mordenti e sempre eleganti. Ottima anche la riserva 2013.
Barolo Docg 2015 Lazzarito Ettore Germano: ancora una conferma per le virtù di questa vigna. Impattante e sbalorditiva la progressione del frutto, finemente inserito in una trama solida e salina che si fa più via via più sciolta. Un sorso amplissimo e di estrema persistenza.
Barolo Docg 2015 Acclivi Comm. G.B. Burlotto:densità di frutto emozionante, rifinita dal timbro sapido del vino e da tannini penetranti. Scioccante per accelerazione e potenza, e finale dal garbo e gusto difficile da dimenticare.
Barolo Docg 2015 Monvigliero Alessandria Fratelli:impeccabile lo stile, segnato da un naso arioso e delicato, confermato nella densa ma elegantissima materia,splendidamente scandita da una progressione tannica precisa e mai invasiva.
Barolo Riserva Docg 2013 Rocche Dell’Annunziata Paolo Scavino: c’è la densità e l’energia di un frutto compatto, poi più disteso nel finale e sorretto da tannino filante e sapidità. Un vino fresco, mordente e di bella fibra.
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