Si chiameranno “paesaggi vitinicoli d’eccezione” e sono in assoluto il primo passo dell’Office Internazionale de la Vigne e du Vin (OIV) sulla strada della tutela della vitivinicultura “eroica”. Due grandi regioni vinicole, la Toscana e la Sicilia, si sono riunite per salvare e, se possibile, rivitalizzare la produzione eroica delle piccole isole: un progetto nato alcuni anni fa e che da proposta mediterranea è diventato programma mondiale. Il merito è tutto del professor Mario Fregoni, uno dei massimi scienziati del vino in Italia, che in seno all’Office Internazionale de la Vigne e du Vin ha elaborato la risoluzione che sarà discussa e approvata nella prossima assemblea dell’importante organismo internazionale. Le isole europee sono 400, ma soltanto di pochissime si conosce la storia vitivinicola. Adesso l’OIV condurrà ricerche e censimenti preparandosi ad una sorta di zonazione d’oltremare. Successivamente alle isole meritevoli verrà attributo il “marchio” di “paesaggi vinicoli d’eccezione”.
L’annuncio dell’iniziativa dal presidente dell’Istituto della Vite e del Vino della Regione Sicilia Leonardo Agueci, l’assessore all’agricoltura della provincia di Grosseto Mario Pacciani , il professore Mario Fregoni (Ordinario di Viticoltura all’Università di Piacenza) e Giacomo Tachis, il maestro degli enologi italiani, da sempre sostenitore della vitivinicoltura delle isole.
“Non si tratta di mettere sotto tutela dei territori, si tratta di recuperare - ha spiegato il professor Fregoni - la vitivinicoltura produttiva delle isole, di conservare i vitigni autoctoni e farli tornare ad essere produttivi, di trattenere su quelle isole i giovani dando loro una prospettiva economica attraverso il vino, di costruire un’occasione per radicare sulle isole un turismo compatibile con l’ambiente”. E per far capire meglio che non è una “museificazione” il professore Fregoni ha appunto spigato che l’Office Internazionale de la Vigne e du Vin (OIV) ha preferito non rivolgersi all’Unesco (che peraltro ha certificato soltanto altri due territori vinicoli come patrimonio dell’umanità, oltre le Cinque Terre) ma farsi essa stessa promotrice di una tutela attiva di questi territori. Giacomo Tachis ha poi dato il senso enologico di questa operazione: “non si pensi che è solo un’operazione culturale. Qui si tratta di salvare la produzione enoica di isole come Pantelleria, o della stessa Madeira, dell’Isola d’Elba, di Malta, della Lipari tutti territori vinicoli d’eccellenza, di salvare il vino isole greche dalle quali provenivano i grandi “cru” dell’antichità. Ma l’opera dell’OIV servirà a tutelare anche la vitivinicoltura di grandi territori come la Sardegna e la Sicilia. L’operazione che abbiamo fatto a Mozia con la produzione di Grillo da un’antica vigna (ne è uscito un vino vendemmia tardiva di eccezionale qualità, davvero un unicum ndr) non è solo un manifesto culturale, è una sperimentazione che può tornare utile per tutta l’enologia siciliana”. Per fare il punto su questa iniziativa di tutela, la provincia di Grosseto organizzerà all’Isola del Giglio un convegno internazionale a giugno. E, sempre ai primi di giugno, si terrà la settimana del Vermentino: un grande autoctono che ha connotato per secoli la viticoltura delle isole del Tirreno e che oggi torna ad essere coltivato ed è considerato - dopo le ottime produzioni che si sono avute in Gallura ma anche nel Sulcis e nel Campidano in Sardegna - uno dei bianchi italiani dalle massime potenzialità. Così il Vermentino torna ad essere protagonista anche lungo la costa toscana, in Lunigiana, in Campania fino in Sicilia confermando così la sua natura mediterranea.
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