Tra le passioni di Leonardo, nato tra i vigneti toscani, c’era anche quella per il vino, tanto che il genio del Rinascimento dedicò parte dei suoi minuziosi studi anche alla sua produzione, lasciandoci futuristiche indicazioni in ambito vitivinicolo. “Il vino, il divino licore dell’uva” scriveva Leonardo cinque secoli fa, conferendo all’uva un ruolo quasi spirituale e rivelando l’importanza che attribuiva al vino. A svelare questo volto meno noto del più grande scienziato italiano è la Leonardo da Vinci Spa, custode del lascito del genio e della sua applicazione grazie alle moderne tecnologie per produrre grandi vini, nelle celebrazioni per i 500 anni dalla mortepromosse in tutta Italia, e in particolare nelle città dove l’eredità di Leonardo è più forte, da Milano a Firenze, e in tutto il mondo. E a Vinci, ovviamente, nella cui campagna Leonardo ebbe i natali nel podere di famiglia ad Anchiano circondato di vigneti. Il risultato, come raccontano a WineNews, sono ora cinque linee di etichette prodotte secondo le sue intuizioni, che saranno presentate a Vinci l’11 aprile con una Leonardo Experience, un percorso sensoriale a 360° nella passione di Leonardo per il vino, preceduto da un viaggio interattivo alla scoperta del genio del vino, con esperti e relatori di livello (tra cui Luca Maroni, autore del volume “Leonardo e il vino” da cui sono tratti i disegni di Leonardo, ndr) che interverranno per raccontare fasi e aspetti del Progetto Leonardo.
Dall’arte alla scienza, l’anno di Leonardo è soprattutto un’occasione per rivelare nuove scoperte e ritrovamenti e dare il via a nuovi progetti, come quello della Leonardo Da Vinci Spa (Gruppo Caviro) che punta a diffondere il forte legame del genio con il vino, una predisposizione spontanea che si traccia dalle sue origini e si delinea in maniera naturale durante la sua vita. Il genio era nato in una famiglia originaria di un piccolo borgo della meravigliosa campagna toscana, Vinci, dove il padre Piero aveva possedimenti e vigne e Leonardo coltivava un rapporto quotidiano con il mondo agricolo e vitivinicolo. Leonardo amava il vino perché frutto della natura, prodotto della terra, simbolo di perfetto connubio tra funzionalità e bellezza, che celebra in molti dei suoi scritti e disegni. Questo profondo legame con la natura lo accompagna nei suoi tanti viaggi, a partire da quello che lo porta a Milano dove realizza il sogno di coltivare una Vigna, grazie alla donazione di Ludovico il Moro. Il rapporto autentico con il vino emerge anche dal suo soggiorno in Romagna, alla corte di Cesare Borgia: lo testimoniano i tanti schizzi prodotti, primo fra tutti il celebre disegno di un grappolo d’uva appeso, seguito a ruota dalla raffigurazione della prima barrique, sua intuizione per la vinificazione.
Le invenzioni del più grande genio di sempre non rimasero semplici annotazioni su un taccuino: Leonardo era soprattutto un genio umano le cui scoperte avevano un risvolto pratico ed effettivo.
Non è quindi così difficile immaginare il fatto che oltre ad amare il vino, lo producesse: non solo wine lover, ma anche un autentico wine maker, diremmo oggi. Ne è la prova una lettera inviata nel 1515 al fattore del suo Podere di Fiesole, dove Leonardo dà precise indicazioni tecniche per ottenere un vino privo di difetti, semplicemente e genialmente buono. Questo scritto altro non è che un vero e proprio trattato di viticoltura, tanto che, per dirlo con le sue parole: “Conciosiacosache si voi et altri faciesti senno di tali ragioni, berremmo vino excellente”.
Nella scoperta di questa inedita sfaccettatura di Leonardo, spiega la Leonardo Da Vinci, “vi è una delle sue qualità principali, l’essere senza tempo, universale e contemporaneo. Le sue pioneristiche intuizioni di ieri, possono oggi vivere grazie alla moderna tecnologia: anche nel vino, Leonardo è stato geniale”.
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