La lepre di Patagonia è affumicata all’aroma di tabacco del Sigaro Toscano, la ribollita con lana di pecora nera, invece, è tinta con i mirtilli Rigoni di Asiago, senza considerare la “follata” di flanella guanaco audino intrisa di Amarone della Valpolicella firmato Masi - dove il gioco di parole sulla follatura, “strizza l’occhio” all’operazione con cui la lana diventa più morbida e resistente e a quella del rimescolamento del mosto in fermentazione per sospingere le vinacce sul fondo - o il cammello albino colorato con il cacao Domori e, tra gli ingredienti, c’è anche il caffè Illy. Tessuti da un lato e wine & food dall’altro, con in comune il fatto di essere in entrambi i loro settori tra quelli di più alto pregio, e, soprattutto, di creare insieme un’originale menu che potrebbe esser stato consigliato da un grande chef, e che, invece, è un inusuale scambio di ruoli che fa incontrare il mondo della moda e quello del cibo. I protagonisti, sono i nuovi tessuti di pregio che Fabbrica Lenta, un progetto della Bonotto spa, azienda veneta di Molvena (Vicenza) propone tra le collezioni di Pitti Uomo, la passerella più importante a livello internazionale dedicata alla moda per lui, di scena a Firenze fino al 13 gennaio.
Tra una passerella e l’altra, i pregiati drappi realizzati a mano con antichi telai e trattati con ingredienti naturali dall’azienda fondata da Luigi Bonotto nel 1912, e giunta alla quarta generazione con Giovanni Bonotto, è destinata senza dubbio ad attirare la curiosità. A Pitti Uomo 81, del resto, è protagonista il tessuto con la sua storia e creatività, la cultura del saper fare che è alla base del made in Italy, la stessa che è fonte di ispirazione e strumento del successo dei prodotti e dei grandi vini italiani nel mondo. Fabbrica Lenta è un progetto che racconta in modo contemporaneo la grande tradizione italiana artigianale che vive “dentro” l’industria, di cui è anzi l’intelligenza e uno dei motori innovativi, e che ha Firenze è presente con una scenografica bottega-atelier in cui Bonotto espone e racconta una selezione di tessuti scelti per la loro bellezza e le loro particolarità tecnico-costruttive.
Una riscoperta dell’artigianalità, con i suoi “mestieri uccisi ieri dalla standardizzazione ma oggi rinati con il reimpiego della tecnologia meccanica del dopoguerra: l’oliatore, il follatore, la rammendina, il cardatore. La fabbrica è diventata la Cucina dell’ Alchimista - spiega Giovanni Bonotto - dalla cantina si prelevano materie primordiali e rare come il vello della pecora nera, il cardato berbero della Legion d’Etranger, il cammello albino, il cachemire Afghano di Schneider, il guanaco patagonico, la lana blu dei tuareg ... E tutto si ribolle, si cucina a fuoco lento, si folla con l’acqua dura del ruscello, si affumica e poi si essica al sole. Gli ingredienti: confetture Rigoni di Asiago, caffè Illy, Amarone Masi, tabacco kentuchy del Sigaro Toscano. Fashion+Food: reinventare il contemporaneo. Buon vestito !”.
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