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TURISMO ENOGASTRONOMICO

L’identikit dei turisti enogastronomici, alla ricerca di gusto e benessere, curiosi di fiere e sagre

Il report sul turismo esperienziale by Certa in collaborazione con Publitalia ‘80: Emilia-Romagna, Campania e Toscana le regioni più desiderate
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Il turismo enogastronomico è un fenomeno in crescita in Italia

Che il turismo enogastronomico sia ormai un “asset” rilevante per l’economia nazionale è qualcosa di noto, ma, probabilmente, ha superato le aspettative generate qualche anno fa. Un settore che vale 2,5 miliardi di euro, e un fenomeno internazionale che muove 14 milioni di turisti, ma che piace particolarmente agli italiani, e che appare sempre più in crescita, ad iniziare dai numeri che testimoniano un certo interesse. Mentre la stagione turistica si appresta ad entrare nel vivo, un approfondimento interessante, anche per quanto riguarda il percorso enogastronomico, arriva dal report “Strade itineranti. Mappe, pratiche, percorsi, e percorsi di comunicazione del turismo esperienziale”, edizione n. 4 del progetto di ricerca “Comunicazione, Media e Turismo”, frutto della collaborazione del Certa (Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi) dell’Università Cattolica di Milano e Publitalia ‘80. Un’indagine che si è concentrata su uomini e donne tra i 18 ed i 74 anni che hanno fatto viaggi (almeno una notte, due giorni) legati ad una delle cinque tipologie di turismo esperienziale, e quindi anche quello enogastronomico, nell’ultimo anno. A livello generale, il 75% degli italiani, 25 milioni, ha fatto nell’ultimo anno un viaggio “non convenzionale”, a dimostrazione di un trend, quello delle vacanze esperienziali, sempre più in voga e che, ovviamente, riguarda anche il wine & food.
Il viaggio per motivi enogastronomici è qualcosa che si fa, sovente, in “famiglia”, e quindi in due/tre persone, il numero più diffuso. La maggior parte delle persone sceglie un’organizzazione autonoma per il viaggio, anche se spesso preferisce aggregarsi a gruppi di amici già organizzati, trasformando così l’esperienza in un momento collettivo. Il turista enogastronomico non fa viaggi così lunghi, sia nella distanza (316 km contro i 342 km di media del turista esperienziale) che nella durata (il 62% punta sulla formula del weekend) ed appare autonomo nell’individuare le destinazioni ma anche nella prenotazione del viaggio. Tra le tipologie di alloggio preferite, al primo posto c’è il B&B (32,4%, dato più alto tra i cinque profili designati di turista), davanti ad hotel/resort ed all’agriturismo, quasi allineati in ordine di gradimento, mentre il budget medio del turista enogastronomico è di 748 euro (contro gli 845 di media del turista esperienziale).
Quando ci si riferisce alle esperienze enogastronomiche, il primo territorio che viene in mente ai viaggiatori è l’Emilia-Romagna (49%), la “Food Valley” del Belpaese, ricca di tradizioni culinarie, ma anche la Campania (46,4%) e la Toscana (44,6%), regioni storicamente associate alla cultura del buon cibo e del buon vino, vanno forte, mentre, sempre nella top 5, rientrano altre due regioni dell’Italia meridionale, la Puglia (41,8%) e la Sicilia (39,6%).
La partecipazione a fiere e sagre legate al cibo (71%) e le degustazioni nelle cantine o aziende agricole (71%) sono le attività che caratterizzano in maniera prevalente le scelte e le preferenze del viaggiatore enogastronomico; rilevante anche il dato di chi viaggia per conoscere e consumare in locali attenti alla cucina sana, responsabile e sostenibile (55%), a dimostrazione di una trasformazione delle esigenze e della filosofia di questa tipologia di viaggiatore. Importanza viene data anche alla scoperta delle tradizioni attraverso la frequentazione di strade e itinerari legati al gusto, al vino o ai sapori (lo sostiene il 45% dei viaggiatori), mentre il 37% associa il viaggio enogastronomico alla possibilità di sperimentare ristoranti e locali di alto prestigio (gourmet tourism, con predilezione anche per la stagione invernale, la meno “gettonata” dagli enoturisti) ed il 17% all’opportunità di effettuare lezioni e corsi pratici di cucina.
Quello del “Gusto” è il concetto maggiormente associato al viaggio di natura enogastronomica, ed il connubio tra cibo e vino, è identificativo di questa tipologia di viaggio. Se la possibilità di rigenerarsi per il turista enogastronomico è la motivazione principale che lo porta a viaggiare (56%), spicca, rispetto agli altri profili, l’opportunità di sperimentare attività e conoscere luoghi mai visitati. La “scoperta” si rivela quindi un aspetto caratterizzante dell’idea di una vacanza orientata al gusto ed alle tradizioni culinarie di un territorio. Tutti elementi, spiega la ricerca, che si coniugano anche all’idea del prendersi cura di sé e di socializzare con gli altri; il viaggio enogastronomico è infatti un continuo bilanciamento tra benessere individuale e piacere della convivialità.

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