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Limiti strutturali e mercato “strozzano” il grano italiano, con i prezzi in picchiata da Nord (24 euro al quintale a Bologna) al Sud (19 euro al quintale a Foggia). Domani il cerealicolo sul tavolo del Ministero, e Coldiretti scende in piazza

Non Solo Vino
Tra limiti strutturali e mercato, il prezzo del grano italiano a livelli di 30 anni fa

Dopo la denuncia della Cia - Agricoltori Italiani, che ha svelato come il prezzo del grano sia crollato del 50%, anche e soprattutto a causa di una carenza infrastrutturale che riguarda soprattutto lo stoccaggio, domani scenderà in piazza la Coldiretti, che ha “convocato” gli agricoltori del cerealicolo per domani, a Roma, davanti al Ministero delle Politiche Agricole in Via XX Settembre, proprio in contemporanea con il tavolo nazionale della filiera cerealicola presieduto dal Ministro Maurizio Martina, con i rappresentanti delle Regioni, delle organizzazioni agricole, delle imprese di trasformazione, di commercializzazione e dell’industria mangimistica. Nel mirino, però, più che i limiti di quella che è, comunque, la più estesa tra le coltivazioni del Belpaese, che deve fare i conti, come detto, con quotazioni mai così basse da 30 anni a questa parte (1 quintale di grano è valutato 24 euro sul mercato di Bologna, punto di riferimento per il Nord Italia, ed appena 19 euro su quello di Foggia, il più importante del Sud, ndr), ci finisce l’aumento delle importazioni, soprattutto da Paesi extracomunitari, mentre i raccolti nazionali, secondo Coldiretti, vengono lasciati nei magazzini per effetto di manovre speculative che provocano la desertificazione di milioni di ettari di terreno, e mettono a rischio il futuro della filiera dei prodotti più rappresentativi del made in Italy nel mondo come la pasta e il pane.

Una situazione di grande tensione, dalla quale si leva la voce, raccolta dal quotidiano “La Repubblica” (www.repubblica.it), di Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d’Italia che, in un’audizione in Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati, ha sottolineato come, per valorizzare il comparto, occorra un ampliamento e ammodernamento delle strutture di stoccaggio, attualmente inadeguate a far fronte alle esigenze della produzione agricola e dell’industria della trasformazione, ma anche creare filiere corte con vantaggi per i principali attori della filiera, anche nel comparto cereali.
“Il raccolto 2016 di frumento duro - ha precisato Ivano Vacondio, presidente Italmopa - è caratterizzato da livelli produttivi particolarmente elevati, ma anche da carenze qualitative riconducibili alle condizioni meteo sfavorevoli verificatesi nel raccolto, in particolare in Puglia, principale zona di produzione nazionale di frumento duro”.
Il calo delle quotazioni della materia prima hanno, pertanto, penalizzato certamente i produttori agricoli, ma anche l’industria molitoria, per una svalutazione delle scorte di frumento duro, una riduzione delle quotazioni delle semole e per il rischio di abbandono della coltura del frumento duro, con conseguente minaccia per il corretto approvvigionamento dell’industria della trasformazione.

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