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ATTUALITÀ

L’industria alimentare continua a crescere ma trasporti e inflazione preoccupano

Coldiretti: balzo del 7,1% rispetto ad un anno fa. Per ortofrutta i prezzi triplicano dal campo alla tavola e i produttori chiedono un prezzo minimo
AGRICOLTURA, Coldiretti, INFLAZIONE, Non Solo Vino
L’inflazione ha colpito fortemente la verdura italiana (ph: Immo Wegmann su Unsplash)

L’industria alimentare continua ad essere determinante per l’economia del Paese ma non mancano le zone d’ombra per il settore ad iniziare dai trasporti fino all’inflazione di alcuni prodotti, frutta in primis. Le buone notizie arrivano dal fatto che a spingere la crescita del fatturato dell’industria è, soprattutto, l’alimentare che fa registrare un balzo del 7,1% sullo stesso periodo 2022. A dirlo è Coldiretti sulla base dei dati Istat sul fatturato dell’industria che, in media, cresce appena dell’1,3% a giugno 2023.
Un risultato ottenuto grazie ai consumi interni ma anche alle esportazioni (+8% nei primi 5 mesi) dopo il massimo storico di 60,7 miliardi di euro registrato nel 2022 grazie ai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio delle specialità italiane più venduti all’estero. Si tratta di un risultato che conferma il primato dell’agroalimentare made in Italy che ha sviluppato nel 2022 un valore di 580 miliardi di euro nella filiera allargata ed è diventato la prima ricchezza dell’Italia, nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi e alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina: si tratta di un patrimonio che, ha sottolineato Coldiretti, vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione, 230.000 punti vendita al dettaglio e 10.000 agricoltori in vendita diretta, con “Campagna Amica”.
Ma ci sono anche le problematiche da affrontare, ad iniziare dal “caos” trasporti in un Paese dove gli spostamenti su gomma sono fondamentali. Quasi i due terzi (63%) delle esportazioni agroalimentari italiane interessano i Paesi dell’Unione Europea che vengono raggiunti principalmente attraverso i valichi alpini con l’88% delle merci che in Italia viaggia su gomma. Emerge dall’analisi Coldiretti sugli effetti dei limiti alla circolazione lungo le frontiere. E la stessa Coldiretti lancia l’allarme parlando di “una situazione che mette a rischio il record dell’export agroalimentare made in Italy. L’allungamento dei tempi di trasporto preoccupa soprattutto per il transito delle merci deperibili in una situazione di forte concorrenza estera a partire dalla Spagna”. Per il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, “occorre intervenire nell’immediato con accordi che consentano di ridurre al minimo i disagi ma occorre anche investire sulla logistica in termini infrastrutturali”.
E poi c’è l’inflazione che pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento del 9,4% che per la verdura sale al 20,2%, con i prezzi, si legge nella nota Coldiretti, “che triplicano dal campo alla tavola e i produttori agricoli che chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”. L’analisi Coldiretti (dati Istat) sull’andamento dell’inflazione ad agosto (sullo stesso periodo del 2022) registra un aumento per l’alimentare del 9,8%. A ciò va aggiunto il rialzo dei costi di produzione in campagna e l’andamento climatico anomalo che ha decimato i raccolti, con tagli della produzione per caldo, siccità e maltempo che, quest’anno, vanno dal 30% per pesche e nettarine al 63% per le pere. “Occorre garantire agli agricoltori un compenso adeguato - sottolinea la Coldiretti - per evitare l’abbattimento dei frutteti in una situazione in cui l’Italia ha dovuto dire addio ad oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi 15 anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine con drammatici effetti sui consumi nazionali e sul clima, l’ambiente, il paesaggio e la salute degli italiani”.
Per buona parte dell’ortofrutta italiana solo dopo mesi avviene la liquidazione ai produttori ai quali, ha spiegato Coldiretti, vengono peraltro addebitate sia le contestazioni sul livello qualitativo che tutte le inefficienze e gli errori di chi sta a valle della filiera. “A partire dall’aumento dei costi di benzina e gasolio con l’88% delle merci che viaggia su gomma e la logistica che arriva ad incidere attorno ad un terzo dei costi di produzione della frutta e verdura in Italia per il gap infrastrutturale del Paese”. Il risultato si traduce in un forte calo dei consumi di frutta e verdura che sono diminuiti dell’8% nel pirmo trimestre 2023, secondo elaborazioni Coldiretti su dati CsoItaly. Il consumo individuale è sceso sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana.
“In questo contesto l’aumento di fondi del Pnrr pari a 2,5 miliardi per gli accordi di filiera, la logistica e le misure agricole risponde alle richieste di Coldiretti ed è importante per salvare la spesa delle famiglie italiane ma anche per sostenere l’intero settore agroalimentare nella sfida ai cambiamenti climatici” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini aggiungendo come “l’agroalimentare made in Italy ha dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del Pnrr con richieste di investimenti superiori alla dotazione e l’incremento dei fondi va nella direzione auspicata di aumentare la produzione in settori cardine, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura e “raffreddare” il carovita che pesa sulle tasche degli italiani. Un’occasione unica, che non va sprecata per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore nel rispetto delle norme sulle pratiche sleali”.

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