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IL LUTTO

L’Italia piange Bruno Pizzul, una voce “mondiale” e innamorata anche del vino

Le sue telecronache hanno radunato l’Italia davanti alla tv per la Nazionale di calcio. Ma è stato anche un grande narratore dei vini del Belpaese
Bruno Pizzul, CALCIO, Nazionale di calcio, telecronaca, Italia
Bruno Pizzul, una voce “mondiale” dell’Italia del calcio, innamorata anche del vino

Se esistesse un’asta per le telecronache del passato, come succede per i grandi vini, le sue balzerebbero tra i “top lot”, come esempio di uno stile unico, di una perfezione formale e di una classe capace di resistere al tempo e alle mode. Una voce eletta subito a classico, privilegio dei più grandi, come un “grand cru” della Borgogna. Anche se lui, Bruno Pizzul, amava soprattutto i bianchi, come quelli iconici della sua terra, il Friuli, con cui il legame è sempre stato fortissimo. L’Italia piange Bruno Pizzul, 86 anni, telecronista che ha fatto epoca, la voce del calcio italiano vincente in Europa, delle “Notti magiche” di Italia 90, del sogno americano di Usa 94, con Roberto Baggio a trascinare un Paese con le sue giocate straordinarie, fino a quei “maledetti calci” di rigore che si trasformarono in un carnevale carioca. Ma la sua voce, anche quella volta, fu sopra a tutto, agli umori e al respiro nazionalpopolare, e consolò, a suo modo, l’Italia, perché Pizzul era un uomo di sport e di grande competenza. Una persona colta e da ascoltare anche quando parlava di vino, una delle sue passioni più forti. In tanti si ricorderanno quando portò, a “Quelli che il calcio...”, che all’epoca faceva ascolti milionari, un suo spazio personale, in “Quelli che… aspettano”, la seguitissima “finestra” che ogni domenica precedeva di pochi minuti la trasmissione. Uno spazio dedicato ad un vitigno autoctono in cui raccontò l’origine, la diffusione, la storia, le caratteristiche del vino e gli abbinamenti con i prodotti tipici del territorio. Bruno Pizzul si dimostrò profondo conoscitore delle grandi etichette come dei più piccoli terroir del nostro Paese, oltre, ovviamente, ai più iconici, dal Sagrantino di Montefalco al Nero d’Avola, dal Timorasso al Primitivo di Manduria, alla Toscana dominata dai grandi rossi a base di Sangiovese. Ma fu anche testimonial del Club Turista del Vino, un’associazione di riferimento per gli enoturisti, promossa dal Movimento Turismo del Vino, e vincitore del premio, nella sezione giornalistica, Sigismondo Douglas Attems di Petzenstein, promosso dal Consorzio del Collio, che gli riconobbe “in molteplici e qualificate situazioni”, di aver “promosso il vino friulano, il Vigneto Friuli, il Collio e il Tocai in particolare”. 
Bruno Pizzul lo ha incontrato più volte anche WineNews, nel 2016, all’epoca della finale europea tra Italia e Spagna, e di una vendemmia appena partita, si concesse, con piacere e gentilezza, come nel suo stile, ai nostri microfoni per una originale e divertente telecronaca disputata ... tra i vigneti! E, più recentemente, nel 2024, in un servizio-documento sul territorio del Collio, con ironia e umiltà, ci ha raccontato il suo rapporto con il vino, la gastronomia, e la sua infanzia, passata, in parte, anche tra i vigneti. Dove è nata quella che lui stesso ha definito la “fedeltà al brindisi !”.

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