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PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE

L’Italia rischia di restituire oltre 50 milioni di euro di fondi Ue per le calamità in agricoltura

A lanciare l’allarme, Fedagripesca Confcooperative: “il loro mancato utilizzo rappresenta un paradosso drammatico. La scadenza è il 31 dicembre”
AGRICOLTURA, CALAMITA NATURALE, FEDAGRIPESCA CONFCOOPERATIVE, FONDI UE, PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE, Non Solo Vino
Fedagripesca Confcooperative sull’inutilizzo dei fondi Ue per le calamità naturali

In un momento in cui l’agricoltura italiana è sempre più esposta agli effetti del cambiamento climatico e alla crescente instabilità del mercato assicurativo, il rischio di dover restituire oltre 50 milioni di euro (precisamente 52,876 milioni di euro, ndr) all’Unione Europea per mancato utilizzo dei fondi destinati alla gestione delle calamità naturali, rappresenta un paradosso drammatico. Queste risorse, previste dal Programma di Sviluppo Rurale (Psrn) per la costituzione dei fondi mutualistici e degli strumenti di stabilizzazione del reddito, sono state introdotte nel 2019 proprio per offrire agli agricoltori una rete di protezione concreta contro eventi imprevedibili e devastanti. Ma a meno di tre mesi dalla scadenza del 31 dicembre 2025, un blocco burocratico rischia di vanificare uno degli strumenti più innovativi della Politica Agricola Comune (Pac), lasciando il settore privo di un supporto fondamentale.
A sollevare il problema, è Raffaele Drei, presidente Fedagripesca Confcooperative, che evidenzia come queste risorse, previste dal Psrn, siano oggi in pericolo a causa di un blocco burocratico che ne ha impedito l’effettiva erogazione. Il modello, introdotto nel 2019, prevede la partecipazione diretta degli agricoltori, che versano il 30% della quota, mentre il restante 70% dovrebbe essere garantito da fondi pubblici. Drei sottolinea come la restituzione delle risorse segnerebbe il fallimento di un modello virtuoso che ha anticipato gli indennizzi ai produttori, colmando le lacune del mercato assicurativo, oggi in forte crisi. Le compagnie assicurative hanno progressivamente ridotto la copertura, mentre il fondo pubblico Agricat interviene solo su una parte limitata dei danni. In questo scenario, i fondi mutualistici rappresentano una risposta concreta e complementare, ma rischiano di naufragare se non vengono sbloccate le risorse. Drei lancia un appello alle istituzioni affinché si attivino con urgenza per salvaguardare uno strumento che ha dimostrato di poter colmare le lacune del sistema assicurativo e offrire agli agricoltori una rete di protezione credibile e sostenibile. “Restituire le risorse inutilizzate a Bruxelles - aggiunge Drei - segnerebbe di fatto il fallimento di un’esperienza virtuosa, quella dei fondi, che a partire dal 2019 hanno anticipato in molti casi gli indennizzi ai produttori, senza ricevere i contributi previsti”. Questo perché “un cortocircuito burocratico rischia di compromettere uno degli strumenti più innovativi e virtuosi della Pac, presentato più volte come futuribile e che intendeva introdurre un ulteriore strumento di gestione del rischio, andando a colmare le lacune del mercato assicurativo”, dice ancora Drei.
“È indispensabile che tutti gli attori istituzionali - questo l’appello del presidente Fedagripesca Confcooperative - si attivino tempestivamente per scongiurare questo scenario. La situazione è assai critica, specie se si considera lo stato del sistema assicurativo agricolo tradizionale, che non copre più numerosi rischi climatici e fitosanitari”.

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