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LO STATO ITALIANO CONTROLLA 338.000 ETTARI DI TERRENI CON 11 SOCIETA’ DIVERSE: IL PD, NELLE COMMISSIONI AGRICOLTURA DI SENATO E CAMERA, CHIEDE DI SCIOGLIERE GLI ENTI ESISTENTI RIASSEMBLANDOLI IN 4 SOGGETTI TAGLIANDO SOVRAPPOSIZIONI E SPRECHI

Secondo Coldiretti i soggetti pubblici (enti locali, Regioni) che fanno capo allo Stato italiano gestiscono 338.000 mila ettari di terreni: una superficie maggiore di quella della Val d’Aosta. Lo Stato, attraverso il Ministero dell’Agricoltura, ne controlla direttamente 17.000, cioè 5 volte la Tenuta di Maccarese, la più grande azienda agricola italiana, venduta alla fine degli anni ‘90 dall’Iri alla famiglia Benetton. Il problema, adesso, come emerge da un’indagine dei gruppi del Partito Democratico nelle Commissioni Agricoltura di Senato e Camera, è sciogliere l’intricata matassa di enti e società controllate, alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura, che gestiscono questo vero e proprio patrimonio. Come? Sciogliendo gli enti esistenti, riassemblando tutto in soli quattro soggetti, attraverso una proposta di legge che preveda il taglio di sovrapposizioni, sprechi e diseconomie.

A partire dalla ricerca, dove il Cra - Consiglio per la ricerca in agricoltura conta 1.800 dipendenti in 47 centri diversi sparsi in tutta Italia e 5.300 ettari a colture sperimentali. Ma dello stesso settore si occupano anche l’Inea - Istituto nazionale di economia agraria, con 300 dipendenti e 20 filiali regionali, e l’Inran - Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, che conta altri 160 dipendenti. C’è poi la parte succosa, quella delle strutture finanziarie del Ministero: l’Ismea, con i suoi 153 dipendenti, si occupa di finanziare l’acquisto dei terreni da parte degli agricoltori: e se gli acquirenti non riescono a rimborsarlo diventa padrone.

In questo modo, avendo investito circa 1,5 miliardi, si ritrova proprietario di 11.309 ettari, oltre a controllare altre cinque società, tra cui Buonitalia, attualmente in liquidazione. C’è poi l’Isa - Istituto di sviluppo agroalimentare, creato nel 2004: poco più di 40 dipendenti e, oltre a finanziare le aziende, detiene 650 milioni di euro di partecipazioni in aziende agricole. Ma la più importante resta l’Agea - Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che distribuisce i 7 miliardi di euro di fondi che, ogni anno, l’Europa eroga all’Italia e, con i suoi 300 dipendenti, fa anche da esattore.

I contributi sono pagati sulla base dei dati gestiti dalla Sin, società informatica posseduta al 51% dalla stessa Agea, ma sulla cui funzionalità esistono serie riserve da parte degli attuali vertici dell’Agea e dello stesso Ministro Catania, mentre delle verifiche si occupa l’Agecontrol, che ha 25 sedi periferiche dalla Sicilia al Veneto e risulta paradossalmente controllata dalla stessa Agea, cioè dal soggetto che eroga i contributi. Un fiume che si perde in mille rivoli, sprecando risorse economiche e competenze, tra società inutili e burocrazia, a danno di imprese e cittadini.

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