02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

Lo sviluppo dell’enoturismo passa da internet e dai servizi che ruotano intorno al vino. L’analisi del Great Wine Capitals Global Network a Vinexpo, con i casi top di Spagna e Portogallo, e la grande attesa per la “Citè du vin” a Bordeux (nel 2016)

Italia
Cibo arte e tante attività intorno al vino per sviluppare enoturismo nel mondo

Il vino è solo una parte, ma fondamentale, di un turismo esperienziale più grande, che può crescere ancora se le cantine cooperano tra loro nei territori, puntano sul marketing di relazione, sui social media (Facebook è usato dall’85% delle realtà che fanno enoturismo, Twitter del 40%), e offrono sempre di più esperienze da vivere e di acquisto personalizzate e diversificate, affiancando alle visite in cantina e alle degustazioni la ristorazione, la vendita di prodotti del territorio, ma anche attività sportive, mostre d’arte e così via, aspetti sempre più richiesti dagli appassionati, e su cui le cantine stanno investendo: ecco gli elementi chiave su cui riflettere per il futuro dell’enoturismo, sotto i riflettori a Vinexpo, nel convegno del Great Wine Capitals Global Network (www.greatwinecapitals.com), che mette in rete città del vecchio e del nuovo mondo che sono capitali di regioni importanti del vino, come Bilbao nella Rioja (Spagna), Bordeaux (Francia), Città del Capo (Sudafrica), Mainz (Germania), Mendoza (Argentina), Porto (Portogallo), San Francisco nella Napa Valley (Usa) e Valparaìso nella Casablanca Valley (Cile), (per l’Italia, oggi assente dopo l’uscita di Firenze, si sta trattando con Verona, ndr).
“I fattori che impattano di più sul successo enoturistico - ha spiegato Christophe Faugère della Kedge Business School - sono in primis la notorietà della Regione per la sua produzione vinicola, ma anche ricchezze artistiche e le bellezze naturali, ma cresce tra le realtà che investono in enoturismo la consapevolezza dell’importanza dell’utilizzo di internet”.
E poi ci sono dei veri propri casi di eccellenza, iniziative talvolta totalmente private, talaltra partecipate dal pubblico, che hanno dato stimoli e risultati incredibili ai territori in cui insistono. Rientra sotto la prima casistica il “Museo de la Cultura del Vino” della Fundación Vivanco a Briones, ne La Rioja in Spagna, creato dalla omonima cantina iberica che, in 10 anni, è stato visitato da 1 milione di persone incassando oltre 10 milioni di euro. “Abbiamo aperto nel 2004 - ha detto il general manager Santiago Vivanco – e da allora il numero di visitatori stranieri nella regione è cresciuto dell’88%. Non è solo un museo del vino, ci sono mostre permanenti, con opere di nomi come Picasso e Dalì dedicate a Bacco, ma anche gallerie per mostre temporanee, spazi dove si fanno degustazioni e corsi, ma anche concerti e così via. Di certo ha fatto bene al business della nostra cantina, anche grazie alla vendita diretta, ma ha dato impulso a tutta la Regione, visto che dall’apertura sono cresciuti i numeri dei pernottamenti negli alberghi e negli agriturismi, nei ristoranti e così via”.
Ma c’è anche il caso del Museo del Douro a Regua, in Portogallo, visitato da oltre 100.000 persone l’anno, e punto cardine delle attività della Fundación Museo del Douro, creata con legge del marzo del 2006 dal Governo del Portogallo, e che può essere definito “un museo del territorio, che conserva e valorizza la storia di una Regione profondamente legata al vino, ma che è anche molto altro”, ha spiegato uno dei fondatori, Jorge Dias. Un esperienza museale che racconta la storia del Porto, ovviamente, ma dove si coordinano e realizzano anche progetti di educazioni per i più piccoli, mostre, spettacoli, progetti musicali a tema come quello incentrato sulla musica suonata solo con le botti del vino, e che tira la fila di una rete di oltre 40 musei disseminati sul territorio. E chissà quali saranno i numeri, quando aprirà nel maggio-giugno 2016, la “Citè du Vin” a Bordeaux, progetto pubblico-privato che sta per giungere a compimento, e in cui sono stati investiti 80 milioni di euro arrivati da istituzioni (il primo finanziatore e azionista di maggioranza è proprio il Comune di Bordeaux) e da privati, anche americani. E che sarà una struttura enorme, dove ad essere protagonisti non saranno solo i grandi vini di Bordeaux ma di tutto il mondo, con tanta multimedialità, iniziative educative legato al vino per le famiglie, ristoranti, mostre e così via, e che, a regime, ha detto Olivier Kollec, direttore marketing della “Fondation pour la culture et les civilisations du vin” che gestirà il centro, dovrebbe creare reddito per 50 milioni di euro ogni anno, garantendo 1100 posti di lavoro, tra quelli diretti e l’indotto ...

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli