“Le sottozone sono una grande opportunità per l’enologia italiana. E’ il nome che non va assolutamente bene e va cambiato, e al più presto”. Così Luigi Veronelli, il decano dei giornalisti del vino in Italia. “Si deve fare una battaglia contro questa parola (ma non sul concetto, che è giusto) - spiega Veronelli - che penalizza oltremodo la nostra vitivinicoltura”. La parola “sottozona” (contemplata, in diversi disciplinari di docg e doc, come quelli del Chianti e dei Colli Orientali del Friuli, dove ci sono, come sottozone, il Ramandolo, in predicato di docg, il Cialla ed il Rosazzo), in effetti, anziché valorizzare un piccolo territorio doc o docg per le sue caratteristiche superiori (condizioni pedoclimatiche, storia, natura, quantità limitata …), è riduttiva e penalizzante. Ma, in Italia, anche per cambiare una sola parola dalla legislazione vitivinicola, si deve cambiare una legge dello Stato, la 164 !
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