“La protezione delle indicazioni geografiche nei Paesi terzi continua a rappresentare una sfida per le nostre imprese, che devono far fronte a difficoltà dovute a carenze normative. La tutela efficace delle indicazioni geografiche è elemento cruciale per le nostre esportazioni, soprattutto nel settore agro-alimentare”. È quanto ha sottolineato il segretario generale della Farnesina Michele Valensise nel convegno “Proprietà intellettuale: fattore strategico per lo sviluppo economico nel mercato globale”, organizzato al Ministero degli Esteri.
Per l’Italia, le “indicazioni geografiche e denominazioni d’origine controllata sono importanti”, ha aggiunto Valensise spiegando come, in un “periodo economico difficile, le opere dell’ingegno e della creatività possano contribuire alla competitività del nostro Paese e alla penetrazione delle imprese in mercati complessi”.
Un danno, quello dell’italian sounding, della contraffazione e della mancata tutela dei prodotti che, secondo le stime, ammonta a 60 miliardi di euro all’anno per l’agroalimentare tricolore.
A tracciare una panoramica del settore è stato invece Francis Gurry, direttore dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (Ompi): “l’economia immateriale tende a crescere, ci si è allontanati dal capitale fisico per andare incontro a quello della conoscenza”, il “26% dell’occupazione in Europa è localizzata presso industrie ad alta intensità di proprietà intellettuale”. Che, allo stesso tempo, registra “uno spostamento da Ovest a Est. Nel 1994 Cina, Giappone e Corea del Sud formavano il 7% delle richieste dei brevetti, nel 2012 siamo passati al 38%”.
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