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Mediobanca: il vino italiano continua a crescere all’estero, solido aumento degli investimenti delle imprese del vino tricolore e spinta degli spumanti sull’export determinante, ma attese prudenti per il 2015. Cantine Riunite-Giv n. 1 per fatturato

Italia
Studio Mediobanca sul vino: crescita estero, più investimenti, attese prudenti per 2015, Giv n. 1 nel fatturato

Forte contributo delle vendite estere sul fatturato italiano nel 2014; solido aumento degli investimenti (+10%) nonostante la flessione dello 0,4% per l’intera economia; sviluppo del mercato asiatico (+16,9% le vendite sul 2013); performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo in crescita del 336,5% da gennaio 2001; attese prudenti per il 2015 (il 50% degli intervistati si attende una crescita delle vendite ma sotto il 5%). Ecco, in sintesi, il quadro che emerge dall’aggiornamento annuale dell’Area Studi di Mediobanca sul settore vinicolo italiano (www.mbres.it), a ridosso di Vinitaly 2015 (22-25 marzo, Verona, www.vinitaly.com), la fiera del vino italiano più importante del mondo.
L’82% degli intervistati (lo studio si focalizza su 122 società produttrici con fatturato superiore ai 25 milioni di euro nel quadriennio 2009-2013) non prevede un calo delle vendite per l’anno a venire, ma sono solo il 9% gli ottimisti che prevedono una buona annata nel 2015 con crescita delle vendite superiore al 10%. Nell’insieme prevale quindi la prudenza e senza gli exploit del 2011 e 2012: il 50% degli intervistati ritiene di non poter accrescere le vendite del 2015 oltre il 5%, ma l’euro debole forse darà una mano.
Altro motivo di soddisfazione è il comportamento delle bollicine del Belpaese. Nonostante le vendite domestiche in Italia siano rimaste invariate sul 2013, il fatturato estero dei maggiori produttori con passaporto italiano cresce del 2,8%, trainando il fatturato complessivo a un +1,4%. Gli spumanti confermano il trend positivo dello scorso anno e guidano la crescita con un +4,1% sul 2013 sospinti dall’estero (+6,2%). Gli spumanti si riconfermano primi anche nella classifica degli investimenti tecnici segnando un +58% rispetto al 2013. In generale tutto il settore rimane vivace con investimenti tecnici in crescita del 10%: un risultato ancora più significativo se paragonato alla contestuale contrazione dello 0,4% dell’intera economia.
Solo il 5% del fatturato estero del vino italiano è realizzato in Asia ma c’è da scommettere che presto questo dato dovrà essere aggiornato visto che nel 2014 l’Asia si è rivelata la destinazione che ha incrementato maggiormente le vendite con un +16,9%. Energica anche la crescita del Nord America (+6,1%), dove si realizza il 32% dell’export, mentre rallentano le esportazioni italiane di vino nei paesi Ue (+1,7% sul 2013), che tuttavia si confermano la prima piazza estera per il vino italiano assorbendo il 50% dell’export totale. In flessione invece le esportazioni in Africa, Medio Oriente e gli altri Paesi Europei (non nell’Ue) che calano del 3,3%, per una quota pari all’11% del totale; il residuo 1% delle esportazioni va in Sud America.
Al vertice della graduatoria 2014 per fatturato si riconferma primo il Gruppo Cantine Riunite-Giv, con 536 milioni di fatturato. Nonostante le flessioni sul 2013, al secondo gradino del podio, rimane Caviro, con 314 milioni, segue Campari (209 milioni). Cresce, invece, il fatturato del Gruppo Antinori, a 180 milioni (+4,8% sul 2013), che si colloca in quarta posizione, davanti alla Cooperativa Mezzacorona, quinta a 171 milioni (+5%). Record di crescita, nel 2014, spetta alla forlivese Mgm, che passa da 66 a 73 milioni (+10,1%), seguita da Ruffino, che sale da 75 a 81 milioni (+8,4%). Se, invece, si considera la proiezione estera la medaglia d’oro va a Ruffino, che realizza all’estero il 92,9% del fatturato, seguita da Masi Agricola (90,5%) e da Fratelli Martini (89,5%).
La più grande azienda nostrana, Cantine Riunite-Giv, supera la cinese Yantai Changyu, che continua ad arretrare, e si attesta sesta a livello mondiale (preceduta dalla cilena Viña Concha y Toro). La classifica dei produttori in base alla forza dei loro bilanci vede in testa la veneta Botter. Seguono l’emiliano-romagnola Cantine Turrini, Masi Agricola, anch’essa veneta, e la toscana Ruffino. Veneto e Toscana registrano i Roe (return on common equity indice di redditività del capitale proprio, che esprime i risultati economici dell’azienda) maggiori, rispettivamente del 9,8% e del 5,3% nel 2013.
Secondo l’analisi della performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo, elaborato da Mediobanca, poi, investire nel vino sembra essere stato un ottimo affare. Il dato che emerge è che, da gennaio 2001, l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 336,5%, un risultato ben al di sopra delle Borse mondiali che hanno segnato un più modesto progresso dell’87%. Infine, le migliori performance dei titoli vinicoli in termini relativi (ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) sono segnate dal Nord America (+447%) e dalla Francia (+74%). Tuttavia non tutte le piazze hanno registrato un dato positivo: Australia -17,1%, Cile -30% e Cina -65%.

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